Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Attenzione a quella mucca avvelena il pianeta come un suv

Attenzione a quella mucca avvelena il pianeta come un suv

di Alessandro Arrigoni - 16/10/2009

  
 
"Meat, the truth", in un film l'impatto inquinante degli allevamenti bovini occidentali


Lo stile di vita della popolazione umana, esponenzialmente in crescita - sta per avere un impatto devastante sul clima globale. I cambiamenti climatici cui assistiamo - con un tendenziale aumento delle temperature medie - sono causati principalmente dalle attività umane, le quali introducono giornalmente nell'atmosfera milioni di tonnellate di Co2, metano (con effetto serra 21 volte maggiore della Co2) e altri gas inquinanti.

Pochi mesi fa, entrando direttamente nelle case di molti telespettatori, il film di Al Gore An Inconvenient Truth e quello di Nadia e Leila Conners The 11th Hour , scritto e narrato da Leonardo Di Caprio, hanno reso partecipe un sempre più vasto numero di persone del dramma ecologico attuale, introducendo negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in alcuni Paesi europei, l'era della consapevolezza ambientale. In questi film l'accento cade sui danni già noti causati dai sistemi industriali e di trasporto, che sono, a ben vedere, solo concause dei complessi fenomeni di cambiamento. Una mancanza fondamentale, infatti, è quella di sorvolare sui devastanti danni generati dall'impatto globale dell'agricoltura e della zootecnia intensiva

Da almeno due decenni la letteratura scientifica pubblica dati sugli insostenibili consumi in termini di risorse (acqua, petrolio, cereali e soia che potrebbero essere consumati dagli esseri umani), generati dagli allevamenti zootecnici. Purtroppo sono sempre molti coloro che ignorano il problema derivante dal funzionamento del complesso apparato digerente dei ruminanti. Esso, operando in assenza di ossigeno, sviluppa grandi quantità di metano: ogni bovino presente sulla terra ogni giorno produce tanto gas serra quanto quello di un fuoristrada.
Il "complesso bovino occidentale" - come lo chiama Jeremy Rifkin - causa il 18% del riscaldamento terrestre globale. Una percentuale simile a quella delle industrie e addirittura maggiore rispetto a quella del settore trasporti (13,5%). Anche gli animali che non emettono grandi quantità di metano concorrono all'incremento di queste percentuali, se si calcolano le tonnellate di Co2 emesse dalla filiera per la produzione delle loro carni. La problematica oggi riguarda non solo i Paesi ricchi, bensì tutti quei Paesi economicamente emergenti quali, ad esempio, la Cina.

A denunciarlo è proprio un film che, partendo dalle stesse premesse formulate da Al Gore nella sua "scomoda verità", approfondisce le problematiche legate alla zootecnia. Si tratta di Meat, the Truth di Gertjan Zwanikken, nel quale Marianne Thieme, parlamentare olandese del Party for Animals, conduce interviste a diversi scienziati svelando, in un crescendo non privo di drammaticità, il peso della relazione tra i consumi di carne e i danni climatici che da essi derivano. Il film, impostato sulla scia di The Meatrix (2003) e Our Daily Bread (2005), è stato presentato in anteprima per l'Italia alla dodicesima edizione di Cinemambiente a Torino. Se il film di Zwanikken è certamente militante, non lo sono Nous resterons sur terre di Olivier Bourgeois e Pierre Barougier (2009) e The Age of Stupid di Franny Armstrong (Uk, 2008) nei quali il rapporto tra clima e allevamenti intensivi è rappresentato in maniera piuttosto esplicita nel primo e più velatamente nel secondo. Siamo di fronte a un cambiamento di orizzonte nella nostra rappresentazione collettiva rispetto ai problemi dell'ambiente? Lo si potrà dire solo col tempo, anche se ce ne rimane poco. Secondo le proiezioni del World Watch Institute e dell'Onu, se non invertiremo la "curva" delle emissioni serra entro il 2015, supereremo la soglia dei 2 gradi centigradi di aumento della temperatura media globale, con conseguenze catastrofiche per tutta la biosfera terrestre e marina, che potranno palesarsi drammaticamente entro la metà del secolo. Potrà verificarsi un'interruzione irreversibile della catena alimentare industriale, con conseguente impennata dei prezzi e razionamento delle derrate alimentari. Carestie e guerre diventerebbero ancor più frequenti per l'accaparramento delle poche risorse rimaste. Stiamo letteralmente divorando la terra sotto i nostri piedi, non soltanto con le nostre industrie, le nostre costruzioni e le nostre automobili ma, soprattutto, con i nostri denti. Ridurre i consumi di carne, partendo anche da un solo giorno a settimana, potrà dunque avere conseguenze molto positive sul clima. I nostri posteri sapranno rendercene merito solo se agiremo velocemente e su scala internazionale.