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Artico senza ghiacci ? Mancano 20 anni

di Francesca Marretta - 17/10/2009

  
 
Il Catlin Arctic Survey: «Effetti imprevedibili»

Addio cani da slitta, addio orsi, costretti a percorrere chilometri per salvarsi. L'Artico sarà navigabile entro vent'anni grazie al fatto che abbiamo "scoperchiato" l'emisfero nord.
In parole povere, ha spiegato questo, ieri a Londra presentando il Catlin Arctic Survey, un rapporto sulla situazione dell'Artico, il Professor Peter Wadhams dell'Università di Cambridge.

Lo scienziato studia i ghiacci dell'emisfero nord dagli anni '60.  Il rapporto che ha illustrato, confermandone la validità scientifica, è basato sui rilevamenti di una spedizione effettuata a nord del Canada dal primo marzo al primo maggio scorso da un gruppo di tre esploratori, Pen Hadow, Ann Daniels e Martin Hartley, che hanno percorso 435 chilometri di ghiacci artici.
I risultati della spedizione, i cui rilevamenti non sarebbero stati visibili con i satelliti, ha detto ieri il professor Peter Wadhams, dimostrano che in questo momento la maggior parte del ghiaccio artico ha uno spessore più sottile rispetto agli ultimi anni. Nei ghiacci più esterni è stata osservata una consistenza tecnicamente detta "del primo anno", ovvero particolarmente suscettibile allo scioglimento e pari a 1,8 metri, mentre lo spessore verso l'interno è di circa 4,8 metri.

Questo significa che entro i prossimi vent'anni l'Artico dovrebbe essere sgombero dai ghiacci nel periodo estivo, dunque navigabile. L'assottigliamento progressivo dei ghiacci artici prenderà il via tra appena dieci anni.
Si tratta di una buona notiza per le compagnie di navigazione e gli scambi internazionali in generale, che troveranno aperto un passaggio finora ostruito.
Ma le conseguenze di questo nuovo assetto morfologico del pianeta non saranno positive per l'ambiente, gli esseri umani e gli animali.
Secondo Wadhams lo scioglimento dell'Artico favorirà l'accelerazione del riscaldamento globale ed avrà effetti non prevedibili sugli ecositemi. Una delle cause sarà l'acidificazione delle acque.
Una diminuzione del ghiaccio in estate inoltre, ha per necessaria conseguenza un accumulo di calore che sarà rilasciato successivamente nell'atmosfera con effetti a catena sulle condizioni metereologiche dell'emisfero nord. Una delle conseguenze più gravi sarà l'alterazione degli schemi dei venti.
Le conseguenze di tutti questi fenomeni impatteranno sull'economia planetaria, dati gli effetti dei cambiamenti climatici su agricoltura, foreste e risorse idriche.

La conferma che le peggiori previsioni sullo scioglimento, diveteranno realtà, arriva a un mese e mezzo dalla quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a i Copenhagen e sottolinea una volta di piu' l'urgenza di trovare un nuovo accordo sul clima.
Finora, paradossalmente alla riduzione delle emissioni, invece che la saggezza dei politici ha contribuito solo la recessione economica globale.
Secondo un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'Energia (Iea) che sarà diffuso a novembre, le emissioni di Co2 hanno raggiunto il livello più basso da quarant'anni. Un calo dovuto per tre quarti al rallentamento di attività economica e scambi a causa della crisi e per un quarto alle politiche di limitazione delle emissioni inquinanti.
Al ritmo in cui l'anidride carbonica continua ad essere rialsciata nell'atmosfera, la temperatura del pianeta aumenterà di almeno 2 gradi nei prossimi decenni.

In conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai si verificherà un innalzamento dei livelli dei mari, che provocherà inondazioni come siccità. Il tutto impatterà sulle risorse del pianeta. E oggi piu' un milardi e venti milioni di persone non riesce, secondo la Fao, a nutrirsi. Questo dimostra che le promesse politiche di eliminare la fame nel mondo sono state tradite. Un monito per Copenaghen.