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La disoccupazione salirà per tutto il 2010

di Riccardo Sorrentino - 31/10/2009

 

È il più doloroso dei colpi di coda. La crisi, che sta lentamente allentando la presa sui Pil, pesa ora direttamente sul mondo del lavoro:

il tasso di disoccupazione di Eurolandia è salito a settembre 21 9,7%, il massimo da gennaio`99. E il Fondo monetario internazionale - attraverso il direttore generale Dominique Strauss-Kahn, avverte:

la disoccupazione aumenterà ancora per un anno.

Il numero annunciato ieri è davvero brutto: corrisponde a 15,3 milioni di disoccupati, ben 3,2 milioni in più rispetto a un anno fa, quando i senza lavoro erano Il 7,7% del totale dei lavoratori attivi. Nasconde poi, come tutte le medie, situazioni molto diverse: il disastro della Spagna, oggi al 19,3%, e la relativa tenuta dell`Olanda (3,690) e dell`Austria (4,80o); così come la forte "resistenza" del mercato del lavoro tedesco (che in un anno è passato "solo" dal 7,1% al 7,6%) e di quello italiano (dal 6,8% al 7,4%).

Segnali di inigìioramento, in ogni caso, sono pochi. «La crescita del numero dei disoccupati è stata più brusca che nei mesi precedenti - ha spiegato alla Reuters Jennifer McKeown di Capital Economics - anche se il riti-no dei tagli di posti è ben più lento rispetto all`inizio dell`anno».

Anche meno ottimista è Nick Kounis di Fortis: «11 tasso di disoccupazione continuerà a salire, nei prossimi mesi: in Europa si tende a vedere che le reazioni del mercato del lavoro prendono un po` più di tempo, soprattutto rispetto agli Stati Uniti dove i posti vengono tagliati più velocemente».

Per i lavoratori, dunque, la crisi durerà più a lungo: fino al aoio, quando il tasso di disoccupazione potrà raggiungere l`u%, secondo Christoph Weil di Commerzbank, o il io,8w0, secondo Fabio Fois di Barclays che ricorda come il mercato del lavoro si muova con ritardo rispetto al ci- clo economico.

Saràun problema perla ripresa:

la domandanon potrà che restare sotto tono e solo le esportazioni potranno rivitalizzare le imprese. E infatti suonato come un triste monito l`inattesa flessione (-o,5% in un mese) delle vendite al dettaglio tedesche:

«La crisi deve ancora far pagare pedaggio alla crescita dei salari, che rallenterà bruscamente l`anno prossimo», aggiunge McKeown.

Non sorprenda, a questo proposito, la minore deflazione registrata questo mese. I prezzi al consumo sono scesi dello o,1%, contro lo 0,3°io di settembre, ma stanno semplicemente finendo gli effetti del calo dei prezzi dei carburanti. Anche se mancano ancora i dettagli, l`indice "core" mostrerà probabilmente un`ulteriore approfondimento della flessione dei prezzi, il senno di un domanda in sofferenza.

Anche in Italia, dove i prezzi sono più rigidi, l`inflazione armonizzata Ue è rimasta ferma allo 0,4% annuo, ma è rallentata allo o,5% mensile, dal 0,7% mensile; mentre quella "Istat" è passata allo 0,3% annuo dallo 0,2 per cento.

La lezione è importante: l`andamento del Pil non basta a definire se la crisi è davvero finita e non può quindi essere una guida per le politiche economiche. Dominique Strauss-Kahn, ieri a Roma, ha ricordato i termini del problema:

«Ci sono alcuni dati incoraggianti, un po` di mesi fa dall`Europa e ieri (giovedì, ndr) dagli Usa, e sono tutte buone notizie.

Questo però non significa che la crisi è terminata: non sarà finita fino a quando la disoccupazione non inizierà aridursi e questo potrebbe accadere tra molti mesi. Se vogliamo evitare, e penso che lo faremo, i rischi di una doppia recessione, è assolutamente troppo presto per ritirare le politiche di stimolo che sono state varate».