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Joe Cahill. Una vita per la libertà

di irlandanews.org - 28/09/2005

Fonte: irlandanews.org

 

JOE CAHILL. UNA VITA PER LA LIBERTÀ

di Brendan Anderson
(ediz. it. con prefazione di Giulio Giorello) Milano, Bompiani, 2005, pp. 305, € 9,50

Poteva concludersi a soli ventidue anni la vita di Joe Cahill, uno dei grandi vecchi dell’Esercito Repubblicano irlandese. Il 28 giugno 1942 venne condannato a morte insieme a cinque suoi compagni per l’omicidio di un poliziotto ma all’ultimo momento le condanne furono commutate in appello e soltanto il diciottenne Tom Williams, comandante della Compagnia C del secondo battaglione di Belfast dell’I.R.A., fu impiccato nel carcere di Crumlin road e divenne uno dei più importanti martiri della storia repubblicana. Tornato libero dopo sette anni e mezzo di carcere grazie a un’amnistia Joe Cahill avrebbe vissuto altri 60 anni ricoprendo le più alte cariche dell’organizzazione fino a diventare, alla soglia degli ottant’anni, vicepresidente onorario del Sinn Fein. “Sono nato in un’Irlanda unita - disse tanti anni fa - e voglio morire in un’Irlanda unita”. Nato alcuni mesi prima dell’entrata in vigore della famigerata legge che sancì l’artificiosa divisione dell’isola, la sua longeva esistenza non è bastata per vedere la riunificazione – Cahill è morto nel 2004 all’età di 84 anni – ma è stata sufficiente a fargli vivere in prima persona tutte le fasi topiche della recente storia irlandese. Con queste premesse era inevitabile che la biografia scritta dal giornalista di Belfast Brendan Anderson e ora uscita in italiano con prefazione di Giulio Giorello diventi anche un excursus sugli ultimi sei decenni di storia del movimento repubblicano. Nonostante l’occasione più unica che rara il libro evita tuttavia di scavare su molti particolari e riporta una storia un po’ edulcorata, a tratti addirittura agiografica, basata quasi esclusivamente su una serie di lunghe interviste rilasciate dal protagonista.
Ripercorrendo la vita e la militanza di Cahill dalle prime, talvolta maldestre, operazioni dei primi anni Quaranta fino al lavoro diplomatico dei giorni nostri Anderson sembra quasi voler evitare un’analisi approfondita, si limita in pratica a registrare quanto affermato dall’anziano leader trasformando implicitamente il volume in una sorta di autobiografia.
In ottantaquattro anni di vita Cahill non riesce a gioire per la riunificazione dell’Irlanda ma pochi anni prima di morire vede avverarsi un altro suo grande desiderio: far trasferire i resti del suo amico Tom Willams da un’anonima tomba nel carcere di Crumlin road – ormai chiuso da anni – nel cimitero di Milltown, in “terra repubblicana”. La commovente cerimonia ufficiale della tumulazione conclude il libro e, simbolicamente, anche l’esistenza di Cahill. Ma fu davvero Williams a uccidere il poliziotto? O fu invece Cahill a premere il grilletto e Williams lo salvò dalla forca scegliendo di sacrificarsi per lui? Interrogativi che il libro non si pone, forse perché è lo stesso Cahill a non parlarne mai nelle sue interviste. Dopo essere scampato alla morte in modo rocambolesco e prima di diventare Capo di Stato maggiore dell’Esercito repubblicano Cahill ricoprì per lunghi anni l’incarico di Quartermaster dell’I.R.A. occupandosi dell’approvvigionamento delle armi all’estero. Il libro descrive i contatti con la comunità irlandese degli Stati Uniti – principale fornitrice di finanziamenti e materiale bellico ai repubblicani del nord – e poi il successivo legame con la Libia del colonnello Gheddafi, affascinato proprio dalla storia e dal carisma del leader repubblicano. Nella narrazione di Anderson si respira una sorta d’ineluttabilità anche nei due fondamentali passaggi che lo stesso Cahill visse da assoluto protagonista. Prima il ritorno massiccio del movimento alla lotta armata - all’inizio degli anni Settanta – poi il fatidico passaggio dalle pistole alla politica, il decennio successivo. Nel primo caso nessuno è probabilmente in grado di disconoscere il ruolo fondamentale giocato da Cahill nella ricostruzione del movimento e nel tentativo di allargarlo al di fuori dei confini delle sei contee del nord. Al contrario il graduale passaggio alla politica, alle competizioni elettorali, il lento ma inesorabile abbandono della lotta armata dagli anni Ottanta a oggi è stata invece una svolta molto meno facile e naturale di quanto il libro di Anderson voglia far credere e le pesanti critiche che Cahill stesso si è attirato negli anni stanno a dimostrarlo. Nel suo libro uscito di recente l’attuale numero due di Sinn Fein Martin McGuinness ha affermato che senza Cahill al proprio fianco la nuova guardia del partito emersa al famoso Congresso del 1986 non sarebbe mai riuscita a far approvare la svolta verso l’abbandono dell’astensionismo e l’avvio del lungo processo di pace. Il prestigio e l’autorità di Cahill all’interno del movimento repubblicano sono stati decisivi nel momento cruciale della sua storia recente. Quando si decise di abbandonare quei principi fino ad allora considerati imprescindibili si garantì che l’obiettivo della riunificazione del paese rimaneva sacro. Solo il tempo potrà dire se il vecchio Cahill, e chi lo ha seguito nella sua scelta, avrà avuto ragione. Nel frattempo questa biografia (o autobiografia?) ci fa conoscere da vicino uno dei leader repubblicani più importanti ma meno noti fuori dall’Irlanda.