Quanto è profonda la nostra impronta ambientale?
di Romina Arena - 05/11/2009
Quanta anidride carbonica produciamo con le nostre esigenze di alimentazione, trasporto vizi e consuetudini? Un intelligente test del Wwf ci offre l’opportunità di capire quanto profonda è la nostra impronta ambientale, facendoci riflettere sulla reale necessità di alcune nostre quotidiane consuetudini.
A partire dal 1999 il WWF mantiene un monitoraggio costante sull’impronta ecologica
Più consumiamo, maggiore sarà l’esigenza di area biologicamente produttiva necessaria ad assorbire le nostre emissioni.
A partire dal 1999 il Wwf mantiene un monitoraggio costante sull’impronta ecologica sul suo Living Planet Report. A priori, potrebbe sembrare solamente un freddo indice statistico per indicare la richiesta umana nei confronti della natura. Nell’incapacità di misurare individualmente quanto incidiamo sulla natura in termini di tonnellate di Anidride carbonica (CO2), questa impronta la vediamo solo come una flebile traccia impressa sulla sabbia.
Invece no.
Il Wwf ha messo in piedi un interessante test per calcolare l’impronta di carbonio che ciascuno di noi lascia nell’ecosistema. Attraverso una serie di domande, che si articolano in quattro sezioni (casa, trasporti, alimentazione, beni e servizi) saremo in grado di misurare il volume dei nostri consumi/rifiuti e quanti ettari di bosco sarebbero necessari al loro smaltimento.
Attraverso una serie di domande saremo in grado di misurare il volume dei nostri consumi/rifiuti e quanti ettari di bosco sarebbero necessari al loro smaltimento
Per esempio, in Italia si emettono 128, 5 milioni di tonnellate di CO2 l’anno ed il 92% di questo volume è dovuto al trasporto su gomma. Ridurre l’utilizzo dell’automobile, rivolgendosi ai mezzi di trasporto pubblici, alle biciclette oppure praticando il car-pooling (ovvero la condivisione di un mezzo di trasporto privato tra persone che percorrono lo stesso tragitto) o il car-sharing, permetterebbe di diminuire la quantità di anidride carbonica immessa nell’ambiente, riducendo di conseguenza anche la nostra impronta ambientale.
Lo stesso tipo di riflessione andrebbe condotta quando si affronta l’argomento alimentazione. Scegliere prodotti locali e di stagione se si tratta di frutta e verdura, venduta sfusa e senza intermediari significa contribuire a ridurre l’energia necessaria alla loro produzione in termini di trasporto e imballaggio.
Sempre di energia si parla, poi, quando si tratta di riscaldare o raffreddare la propria abitazione, scaldare l’acqua, accendere le luci ed alimentare gli elettrodomestici.
Esistono molti modi per ridurre la dispersione di energia e quindi ridurre le emissioni di anidride carbonica
Se imparassimo a ridurre la nostra impronta di carbonio seguendo delle regole elementari, che ancor prima che ai principi ecologici rispondono a quelli del buonsenso, avremo come risultato quello di vivere in un ambiente più salubre che sia davvero a dimensione d’uomo senza inutili sprechi e con molta, molta più aria pulita da respirare.