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I Kraftwerk ricominciano da Jünger

di Francesco Boco - 13/11/2009

Fonte: secoloditalia

 
 
Il 18 luglio di quest'anno è stato un giorno speciale per gli appassionati della musica elettronica: sono infatti sbarcati a Livorno i Kraftwerk per la loro unica data italiana. A distanza di qualche mese da questa storica data, la Emi ha messo in commercio la ristampa dell'intero repertorio pubblicato per Kling Klang records della "krautrock band" più famosa del mondo. Tutti gli otto lavori pubblicati tra il 1974 e il 2003 vengono oggi riproposti in ristampa singola e in un lussuoso box, oltre ai doverosi vinili.

Per capire i Kraftwerk bisogna ritornare alla Dusseldorf del 1970, quando due giovani studenti del conservatorio, Ralf Hutter e Florian Schneider, decidono di dare vita a un progetto musicale sperimentale e innovativo. I "Centrale elettrica", questo il significato del nome, iniziano come quartetto "krautrock" classico con alcune intrusioni elettroniche sperimentali. La svolta si avvicina nel 1973 con l'album Ralf & Florian nei cui brani incomincia a comparire in modo più massiccio l'elettronica, dopo le timide incursioni degli album precedenti. Nel 1974 il gruppo prende forma, il suono si definisce nella sua instabilità sperimentale e si chiariscono anche gli obiettivi della band: esce lo storico "Autobahn" che segna la svolta definitiva da parte del gruppo verso quel genere di musica che ancora oggi li contraddistingue. È la celebrazione della tecnologia, della macchina e del crescere della metropoli. I Kraftwerk guardano con ammirata inquietudine l'avvento della tecnologia all'ennesima potenza, la velocità della circolazione di uomini e mezzi, la rapidità dell'informazione. "Autobahn", quasi un luogo comune quando si parla di Germania, assieme a wurstel e Volkswagen, diventa l'inno della musica elettronica che rinnoverà i linguaggi sonori degli anni a venire.

Eccoli là i Kraftwerk, freddi e meccanici musicisti di suoni sintetici e minimali, direttori di una catena di montaggio che suona come un'orchestra perfettamente organizzata e disciplinata. Temi che avrebbero forse incuriosito lo Ernst Jünger de L'Operaio, così lucido osservatore di un mondo che mutava rapidamente sotto la sferza dell'acciaio e del cemento urbano.
Cercare di cristallizzare il suono dei Kraftwerk all'interno di canoni ben definiti sarebbe riduttivo, dato che in un modo o nell'altro tutta la loro produzione si è mossa lungo i sentieri dell'innovazione musicale. Un progetto sonoro costruito attorno all'idea di lavoro nell'intento di ridimensionare il ruolo del musicista a quello di semplice strumento al servizio dell'arte.

Con Radio-Activity del 1975 i quattro musicisti affrontano l'argomento della velocità delle comunicazioni e quello dell'energia nucleare. Il percorso artistico evolve nei seguenti album, veri capisaldi del genere: Trans-Europe Express, inno alla velocità dei treni e all'Europa, e The Man-Machine, sorta di messa in musica dei mutamenti provocati nell'uomo da parte della tecnica. Ecco quindi che si parla di robots e viaggi spaziali. In questo album viene pubblicata la celebre The Model - Das Model, coverizzata dai Rammstein, che è non solo una satira del mondo della moda, ma si erge a prototipo della perfetta canzone electro-pop. È l'album del 1981 Computer World a celebrare la diffusione del computer e la comunicazione digitale.

Durante la loro lunga carriera artistica i Kraftwerk, soprattutto nei due membri principali Hutter e Schneider, hanno saputo proporre uno stile del tutto personale e rinnovare la musica pop dalle fondamenta. Le forti contaminazioni elettroniche ed il loro sperimentalismo hanno portato a nuove soluzioni e nuove intuizioni. Di loro invenzione sono alcuni sintetizzatori e alcuni drum pad, oggi assai diffusi. Durante le loro esibizioni hanno saputo poi proseguire e approfondire il discorso estetico-sonoro intrapreso, impegnandosi a dare vita a uno spettacolo spesso statico e minimale, dove si sono talvolta presentati sotto forma di automi, quasi immobili e inespressivi. La ricerca meticolosa e certosina dell'arte tecnicizzata e digitalizzata li ha portati a optare per concerti in cui la fanno da padrona la semplice immediatezza di grafiche che ricordano i vecchi computer e un funzionamento della macchina musicale umana molto simile a una catena di montaggio precisa al millimetro.