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La scoperta del Potere, vent’anni dopo

di Alessandra Colla - 13/11/2009

 

C’è un tempo per tutte le cose sotto la volta del cielo, insegna il Qoelet. (È una lezione che ho imparato molto presto e che ha un posto importante nella mia storia personale — ma questi son fatti miei e non voglio tediare nessuno). Dunque mi sembra legittimo invocare per me il tempo delle puntualizzazioni.

Strane cose accadono negli ultimi giorni — convergenza di coincidenze, potrei chiamarla. Perché la mia casella di posta rigurgita delle segnalazioni relative a: un articolo di Paolo Barnard; la presentazione del libro di Daniel Estulin; un articolo di Ida Magli.

Ho letto tutti questi materiali con attenzione e interesse, e sono lieta di poterli linkare da questo fazzoletto di terra telematica sul quale mi ostino a spargere i miei pochi semi (dis secundis, può darsi che prima o poi ne venga qualcosa di buono).
L’intento di Barnard, di Estulin e di Magli è lodevole e coraggioso: chiarire la natura del Potere e render noti a tutti i nomi e i ruoli dei detentori del medesimo, così da evitare alle anime belle impegnate nella lotta al Leviatano di affannarsi sterilmente contro i mulini a vento. A questo scopo, largo spazio viene dato a organismi quali la Trilateral Commission e il Bilderberg Group.
Sono lieta anche di questo: è bene che si sappia esattamente come stanno le cose, ed è bene che si possano oltrepassare le cortine fumogene della propaganda e della manipolazione.

Sono un po’ meno lieta, invece, se penso che queste stesse cose noi le dicevamo vent’anni fa o giù di lì. Noi, inascoltati allora e ora ignorati.
“Noi” vuol dire il gruppo di persone (allora si era giovani) che a metà degli anni Ottanta diedero vita a un progetto culturale e politico piuttosto ambizioso: il ripensamento e il conseguente superamento delle categorie ideologiche di destra e sinistra, nel tentativo di promuovere analisi trasversali del mondo contemporaneo in vista di un riposizionamento delle realtà alternative al Sistema, attraverso la comprensione dei meccanismi di potere su scala planetaria nei mutati scenari geopolitici post-guerra fredda. Il progetto si concretizzò nella rivista “Orion”: fummo i primi, in Italia, a parlare (tra l’altro) di mondialismo e di centrali di potere occulte, in una prospettiva diversa da quella del complottismo di matrice cattolico-tradizionalista francese; e fummo i primi (tra l’altro) a sganciarci dalle pastoie dell’elettoralismo denunciando ogni e qualsiasi partito come funzionale al mantenimento del Potere sovranazionale:

«(…) grosso modo noi non sottoscriviamo l’idea classica secondo la quale esiste una regia occulta planetaria in servizio permanente effettivo che tutto determina fin nei minimi particolari, che è presente con un proprio agente in ogni meandro dello scenario mondiale. Innanzi tutto è chiaro che le turbolenze planetarie che vedono coinvolti in chiave conflittuale popoli, nazioni e schieramenti religiosi sta a significare che non esiste un potere unico onnipotente. Se questo potere si fosse già inverato, non esisterebbero più conflittualità ma saremmo immersi in una particolare normalità fatta di una diabolica armonia.
«Secondariamente risulta sempre più evidente che il Mondialismo si compone di partiti vari in competizione tra di loro. Partiti spesso alleati per battere quello che oggettivamente può essere definito fronte antimondialista (per altro niente affatto omogeneo e organico), ma tra di loro spesso in feroce conflitto per l’egemonia di quello che dovrebbe essere il Governo Unico Mondiale.
«Intanto il libero mercato globale (planetario) è per noi il nuovo Palazzo d’Inverno. Un luogo che non è un luogo, un sistema dai confini indefiniti e per questo impossibile da assaltare. È in questo non-luogo comunque che l’ Alta finanza gioca la sua partita a livello planetario contro gli interessi e il benessere effettivo dei popoli. Il Nuovo Ordine Mondiale prevede un’unica superpotenza militare che svolge il ruolo di polizia planetaria: è l’esercito statunitense che oggi si serve ancora di istituzioni quali l’ONU per mascherare il proprio reale ruolo. Prevede poi l’eliminazione delle differenze etnico-culturali fondamentali, tollerante al massimo delle forme folkloristiche; e l’eliminazione dell’intermediazione dell’apparato politico classico. Quel che sta accadendo oggi in Italia — e che noi avevamo largamente previsto (come del resto la caduta dei regimi del socialismo reale e la sollevazione delle rivolte etniche) — è alquanto sintomatico. Si disintegrano i partiti e le loro infami cinghie di trasmissione per la mezzadria del potere, vale a dire i circuiti massonici e mafiosi. Il potere viene gestito sempre più direttamente dai gangli fiscali e dalle banche (con annessi tutti i centri finanziari di vario tipo).
«Questo potere non necessita più di una regia fatta da cervelli pensanti. Questo potere è una logica che distribuisce rendita a chi in tale logica si muove. Per cui i giornalisti non hanno più bisogno di veline per servire questo potere; lo servono perché tarati a farlo e meglio lo fanno più ricevono gratificazioni. Allo stesso modo agiscono banchieri e finanzieri …
«Ovviamente non significa che non esistono organizzazioni mondialiste ben strutturate con eserciti di uomini ben piazzati negli apparati che tutti assieme alimentano strategie e tattiche. La Trilaterale è una di queste organizzazioni. Ciò significa che comunque si sta procedendo di gran carriera verso una strutturazione sempre più organica del Nuovo Ordine Mondiale retto direttamente dalla logica dell’Alta Finanza; si andrebbe in quella direzione automaticamente anche se le organizzazioni tipo la Trilaterale sparissero.
«La cultura classica della destra radicale ha mutuato invece gli apporti storiografici di alcuni settori del cattolicesimo tradizionale. Questi settori non possono prescindere dalla teoria del complotto. E ciò a nostro giudizio è limitativo, perché sì, esiste il complotto, anzi, i complotti, ma ciò non è tutto e non è il peggio. Il peggio è l’atmosfera, l’ acqua in cui tutti noi siamo immersi e ci troviamo costretti a nuotare. Un’acqua torbida e tossica che condiziona la nostra esistenza.»
(da un’intervista a Maurizio Murelli)

Scomoda sia a destra che a sinistra, “Orion” si faceva un punto d’onore di scuotere le certezze consolidate per stimolare nuove prese di coscienza a fronte di una società occidentale in caduta libera. Giudicati eretici da una parte e dall’altra, noi di “Orion” abbiamo fatto il callo all’indifferenza e al ressentiment che ci hanno accompagnato per oltre vent’anni: ora abbiamo preso strade diverse (c’è chi se n’è andato, c’è chi ha mollato, c’è chi si è messo a frequentare cattive compagnie e c’è chi ancora nel suo piccolo persegue quel progetto), ma niente può cancellare il fatto che le “rivelazioni” di oggi le avevamo già svelate noi, quasi un quarto di secolo fa. È tutto nero su bianco, e la soddisfazione è immensa.

Come si dice? Meglio tardi che mai.