Elezioni 2006: la farsa di un capitalismo concorrente con il capitalismo stesso
di Carmelo R. Viola* - 05/04/2006
Fonte: Carmelo R.Viola
Il “duello” Prodi-Berlusconi a “Porta a Porta” della sera del 3 aprile è il paradigma di una farsa senza precedenti di un capitalismo che concorre – con acceso tono grottescamente polemico – al potere in concorrenza con il capitalismo stesso!
Berlusconi è un ossessionato del comunismo che – nel nostro caso – sta per socialismo: lo teme e, nello stesso tempo, lo sfrutta. Lo teme perché sa di possedere mezzo mondo, frutto del lavoro di chissà quante migliaia di lavoratori che l’hanno prodotto per lui e che sono rimasti poveri. Lo sfrutta perché sa – il furbo – che il concorrente - Prodi in rappresentanza del polo alternante – è un sostenitore del capitalismo, fors’anche del neoliberismo – anzi un docente! – e che quindi non lo può contestare nell’essenza senza contestare sé stesso.
Che la maggiore ricchezza sia il prodotto dei meriti (meritocrazia), come ha affermato in sordina (quasi a mezza voce) il paladino Berlusconi, è una delle più grandi menzogne retoriche di cui si ammanta la letteratura di quel capitalismo, che è criminalità per sé stesso. Il capitalismo, con il pretesto della libertà “economica” (che sta per “concorrenza alla predazione”) organizza un gioco, legale ma pur sempre un gioco, di concorrenza al profitto parassitario provocando dei ricchi (senza lavoro) sempre più ricchi e lasciando che la gran massa dei soggetti di una collettività (detta società) vivano alla men peggio, mimetizzando il tutto dietro i costumi introdotti dalla tecnologia e dal consumismo come l’auto, il computer e il telefonino,con dietro la facciata una larga fascia di poveri, alcuni dei quali concludono la propria triste esistenza con il suicidio quando non si danno alla delinquenza per fame.
Berlusconi insiste sui crimini, commessi in nome del comunismo, crimini spesso reali ma che non hanno niente a che vedere con l’ideale socialista che più che un ideale è un valore scientifico, in quanto offre la soluzione ottimale della convivenza umana, purché la si voglia. Berlusconi non distingue – o meglio ha interesse di non distinguere – fra princìpi ed uomini e sa che il suo interlocutore non è in grado di rinfacciargli questa ignoranza – magari finta – che è comunque l’antifona di un’ignoranza totale in fatto di scienza sociale.
Se i princìpi coincidessero con i fatti degli uomini, il cristianesimo, responsabile oggettivo delle più inumane atrocità (basta pensare all’ Inquisizione con esseri umani bruciati vivi!) sarebbe la più grande delle criminalità. Ma non è così: il cristianesimo è anzitutto il comandamento evangelico dell’amore del prossimo e non ha niente a che vedere con il cattolicesimo, che lo ha usurpato per dare una base di credibilità al cattolicesimo, ideologia politica del potere dei papi e dello Stato del Vaticano.
La farsa consiste nel fatto che i due poli si battono per dettagli nella gestione di quel capitalismo che non ha niente a che vedere con la economia vera e propria ma che è l’arte e la scienza di predare il prossimo di derivazione diretta dell’uomo primitivo, nato animale, e quindi della giungla. Tanto per cominciare non ha valore scientifico il fatto che i maggiori meriti debbano essere ripagati con miliardi sottratti alla collettività, che produce la ricchezza con il lavoro dei singoli lavoratori a favore di tutti i membri della collettività stessa – nessuno escluso. L’economia capitalista – lo ripeto ormai da tempo – è predonomia e i grandi ricchi sono soltanto dei grandi predatori, tali divenuti legalmente o meno.
Berlusconi sa di non potere essere rimbeccato da chi professa la stessa ideologia del capitalismo che è molto riduttivo definire semplicemente criminalità per sé stessa. Esso, in quanto predonomia, esiste da sempre. Come caratterizzazione specifica, è nato dallo sfruttamento sistematico soprattutto di donne e di bambini, costretti a lavorare 14-16 ore e più al giorno e che morivano sul posto di lavoro di stenti e di fatica, senza che i “padroni” se ne preoccupassero, considerando quegli esseri umani degli strumenti vivi “usa e getta”.
Il capitalismo è predazione – quindi crimine – elevato a sistema di vita. E’ costume di lotta per il mio che mette fratelli contro fratelli, figli contro genitori. Altra menzogna è che l’economia si regga sull’imprenditoria, la quale consiste nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla produzione e consumo imposto di non importa che. La necessità di assumere dei lavoratori è l’effetto secondario su cui si è costruita una montagna di menzogne. Lo sfruttatore arricchito insignito del titolo di “cavaliere del lavoro” è una buffonata degna appunto della civiltà della predazione.
I crimini del capitalismo non sono errori umani ma espressioni fisiologiche (o patologiche) del capitalismo stesso. L’uomo lo può solo rendere meno o più crudele. Il capitalismo è il peggio di quanto si possa immmaginare. Capitalismo e cristianesimo vero sono agli antipodi. Esso è la ricchezza parassitaria di “padreterni”, dotati di relativo “paradiso terrestre” che hanno la faccia tosta di parlare di bene del paese; è la delinquenza comune (economica: per fame o per emulazione), è la mafia” (che mafia non è ma soltanto capitalismo paralegale e armato); è l‘imperialismo predatorio della superpotenza a danno di Stati sovrani, rei di possedere ricchezze naturali come il petrolio.
Prodi non ha saputo ricordare a Berlusconi che Bush ha aggredito l’Iraq contro ogni diritto internazionale e contro la stessa Onu non per la democrazia ma solo per depredare quel paese in nome di pretesti risultati una menzogna dopo l‘altra. Prodi non ha saputo ricordare che il capitalismo è anche il “terzo mondo” esistente nel cuore della sedicente più grande democrazia del mondo (che tale non è) se è vero – e ne diciamo una sola – che negli Usa esistono ben 45 milioni di cittadini senza assistenza sanitaria. Altro che esempio di civiltà progredita!
Prodi non può dire che il PIL è una sigla ridicola che non può essere il parametro dello sviluppo antropologico di un paese né parlare della maledetta quanto tangibilmente reale monetocrazia ovvero del governo del mondo - e quindi anche del nostro paese – da parte di banche, nazionali e internazionali, che, da veri istituti di usura e ladrocinio, tra l’altro prestano soldi (il cui conio è ormai svincolato dalla riserva aurea) allo Stato italiano aumentandone così il mai estinto debito pubblico. Non può dire che in una società socialista lo Stato non ha bisogno di un massiccio fisco perché riprende la moneta dal circuito produzione-consumo (da cui oggi è estromesso essendo i privati predatori gli artefici della salute dello Stato e della collettività) , di cui è gestore (non interessato a profitti parassitari); che ogni nato ha diritto di assistenza, di lavoro e di benessere solo perché nato. Non può dire che capitalismo sono anche i miliardi distribuiti agli uomini degli sport commerciali come il calcio) o agli uomini di spettacolo e che il danaro distribuito in giochi e lotterie è “refurtiva sociale”, ovvero ricchezza prodotta da lavoratori. Non può dire che Bot, Cct e simili diavolerie sono giochi di uno pseudorisparmio che non hanno ragione di esistere nel socialismo.
Berlusconi ha buon gioco perché le questioni sul tappeto sono soltanto dettagli (quisquilie, direbbe Totò) su come fare funzionare quel capitalismo che è da tempo un rudere storico fatto sopravvivere a forza di espedienti “predonomici” – come la maledetta legge Biagi sul “mercato del lavoro” - di menzogne e di parole inutili.
Le elezioni politiche di questo 2006 sono una miserabile farsa su cui i “prossimi posteri” (se ce ne saranno) ci potranno solo ridere a crepapelle.
*Centro Studi Biologia Sociale