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Il tramonto ha l'oro in bocca: dollaro giù, oro su

di Romolo Gobbi - 20/11/2009

 

Gli USA nel febbraio del 1942 imposero all'Inghilterra la libera circolazione delle merci (americane) nei vasti domini dell'Impero Britannico. Poi, l'accordo di Bretton Wood, nell'estate del 1944 "segnò indubbiamente una decisa sconfitta per l'Inghilterra, che vedeva la sterlina scalzata dal dollaro nel ruolo di valuta internazionale". La sconfitta dell'Inghilterra era cominciata fina dalla Prima Guerra Mondiale, finanziata sin dall'inizio dagli USA con massicci prestiti che l'avevano indebitata pesantemente: l'ultima rata del debito per la I Guerra Mondiale avrebbe dovuto essere pagata nel 1986. Se si aggiungono gli enormi debito contratti con gli americani per la Seconda Guerra Mondiale, si può capire la totale sudditanza inglese agli USA. Con gli accordi di Bretton Wood, venne inoltre decisa la convertibilità dell'oro a 35 dollari per oncia.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale "Washington possedeva riserve auree per il valore di circa 20 miliardi di dollari, quasi due terzi del totale mondiale". Inoltre, "più della metà della produzione manifatturiera mondiale proveniva dagli Stati Uniti, che fornivano in effetti un terzo dei beni di ogni tipo prodotti nel mondo". Ma la potenza americana cominciò ad incrinarsi con la guerra del Vietnam e fu così che Nixon nell'agosto del 1971 fu costretto a rinunciare alla convertibilità dell'oro a 35 dollari per oncia d'oro. Nel frattempo, la quota americana di riserve auree si era ridotta dal 68 per cento nel 1950, al 27 per cento nel 1973. Continuò comunque la corsa del dollaro come moneta di riserva dei principali Paesi del mondo e il prezzo dell'oro sul mercato internazionale restò stabile, intorno ai 450 dollari per oncia, fino al 2006. Da quel momento il prezzo dell'oro cominciò a salire fino a raggiungere picchi di 1000 dollari per oncia. Infine, all'inizio di novembre di quest'anno, l'oro ha raggiunto la quota record di 1108,50 dollari per oncia.
Questo deprezzamento del dollaro è dovuto alla diminuita importanza economica degli USA, ma, soprattutto, all'enorme debito pubblico accumulato da Washington. Per questo è cominciata anche la fuga del dollaro come moneta di riserva delle banche centrali e la rincorsa all'oro in sua vece. Tra il 19 e il 30 ottobre di quest'anno, la banca centrale dell'India ha acquistato 200 tonnellate di oro dal Fondo Monetario Internazionale in cambio di 6,7 miliardi di dollari. Anche la Cina, pur essendo il primo produttore mondiale di oro, con 10 milioni di once, ha cominciato a comprare segretamente oro sul mercato internazionale per ridurre l'enorme riserva di 2.300 miliardi di dollari in suo possesso. La cautela della Cina è dovuta al pericolo di una troppo accentuata svalutazione del dollaro, che corrisponderebbe ad una riduzione di valore delle sue riserve, ma, nel frattempo "ha lanciato la prima obbligazione denominata in yuan aperta agli investitori stranieri". La svalutazione del dollaro nei confronti dell'oro ha rivalutato l'euro e altre monete forti: "A fine settembre l'Iran ha annunciato che d'ora in poi le sue riserve in valuta estera saranno in euro e non più in dollari". Conseguentemente l'Iran ha cominciato a vendere petrolio in euro e "I banchieri ricordano di certo quello che è successo all'ultimo produttore di petrolio mediorientale che ha venduto il suo greggio in euro invece che in dollari: Era Saddam Hussein. Qualche mese dopo la sua decisione, americani e britannici hanno invaso l'Iraq". Inch'Allah