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Sono caduto dal mondo

di Eduardo Galeano - 27/11/2009

Fonte: visionesalternativas

 

Quello che mi succede è che non riesco ad andare per il mondo buttando le cose e cambiandole per l’ultimo modello solo perché a qualcuno viene in mente di aggiungerle una funzione o rimpicciolendole un poco….Non molto tempo fa, con mia moglie, lavavamo i pannolini dei bambini, li stendevamo sulla corda insieme ad altri abiti , li stiravamo, li piegavamo e li preparavamo perché li tornassero a sporcare. E loro, i nostri bambini, appena sono cresciuti ed avuto i loro figli si sono incaricati di buttare tutto alle ortiche, includendo i pannolini. Si sono consegnati senza scrupoli a quelli scartabili! Si, lo so. Alla nostra generazione è risultato sempre difficile buttare via. Neanche i rifiuti ci sembravano molto scartabili! E così siamo andati per le strade conservando i muchi nel fazzoletto di stoffa nelle tasche.

 

No!!! Non dico che quello era meglio. Quello che dico è che in qualche momento mi sono distratto, sono caduto dal mondo e adesso non so da dove rientrarci. La cosa più probabile è che sia giusto com’è adesso, questo non lo discuto.

Quello che succede è che non riesco a cambiare lo stereo una volta l’anno, il cellulare ogni tre mesi o il monitor del pc ogni natale. Conservo i bicchieri di carta! Lavo i guanti di latex che erano fatti per essere usati una sola volta! Le posate di plastica convivono con quelle di acciaio inox nel cassetto!

E’ che vengo da un tempo in cui le cose si compravano per tutta la vita! Anzi!! Si compravano per la vita di quelli che sarebbero arrivati dopo! La gente ereditava orologi da muro,  set di bicchieri, stoviglie e perfino bacinelle di ceramica. E risulta che nel nostro non molto lungo matrimonio, abbiamo avuto più cucine di quante ce n’erano nel mio quartiere durante la mia infanzia e abbiamo cambiato il frigorifero tre volte.

Ci stanno infastidendo! L’ho scoperto! Lo fanno apposta! Tutto si rompe, si consuma, si ossida, si spacca o si corrode dopo poco tempo così dobbiamo cambiarlo. Niente è riparabile. L’obsoleto è di fabbrica.

Dove sono i calzolai aggiustando le suole delle scarpe da tennis Nike? Qualcuno ha visto qualche materassaio sarchiando materassi casa per casa? Qualcuno che aggiusta i coltelli elettrici?  L’arrotino o l’elettricista? Ci sarà teflon per i lattonieri o sedili di aerei per i tappezzieri ?

Tutto si butta, tutto si scarta e, nel frattempo, produciamo più e più spazzatura. L’altro giorno ho letto che si è prodotta più spazzatura negli ultimi 40 anni che in tutta la storia dell’umanità.

Chi abbia meno di 30 anni non crederà a questo: Quando ero bambino non passava quello che raccoglie la spazzatura! Lo giuro! Ed ho meno di…..anni!

Tutti i rifiuti erano organici e venivano usati per le galline, le papere o i conigli ( e non sto parlando del XVII secolo). Non esisteva ne la plastica ne il nylon. La gomma la vedevamo solo nelle ruote delle macchine e quelle che non giravano le bruciavamo nella Festa di San Juan.

I pochi rifiuti che gli animali non mangiavano, servivano da compost o si bruciavano. Da dove vengo io. E non è che sia stato meglio.. E’ che non è facile per un povero tipo che hanno educato con il conserva e conserva che un giorno potrà essere utile, passare al compri e butti che sta arrivando il nuovo modello. Bisogna cambiare la macchina ogni tre anni , come massimo, perché sennò, sei uno sfigato. Anche se la macchina che hai è in buon stato. E bisogna vivere indebitandosi eternamente per pagare quella nuova! Ma per Dio!

La mia testa non resiste a così tanto. Adesso i miei parenti ed i figli dei miei amici non solo cambiano il cellulare una volta a settimana, ma, inoltre, cambiano il numero, la casella mail e perfino l’indirizzo reale.

 

E a me , m’hanno preparato per vivere con lo stesso numero , la stessa donna, la stessa casa e lo stesso nome ( e non era un nome da cambiare). M’hanno educato per conservare tutto. Tuuuutto!! Quello che serviva e quello che non serviva. Perché un giorno le cose potevano tornare a servire. Davamo credito a tutto. Si, lo so, abbiamo avuto un grande problema: non ci hanno mai spiegato che cose ci potevano servire e quali no. E nell’affanno di conservare ( perché era quello che facevamo) conservavamo perfino l’ombelico del nostro primo figlio, il dente del secondo, i quaderni dell’asilo e non so come mai non abbiamo conservato la prima cacchetta.  Come volete che capisca a quelle persone che scartano il loro cellulare dopo pochi mesi di averlo comprato?

Sarà che quando le cose si riescono ad avere facilmente non si valorizzano e diventano scartabili con la stessa facilità con la quale le si è avute? In casa avevamo un mobile con quattro cassetti. Il primo cassetto era per le tovaglie e gli stracci da cucina, il secondo era per le posate, ed il terzo e quarto per tutto quello che non fosse ne tovaglia ne posata. E conservavamo….Come conservavamo!  Conservavamo tuuuutto!! Conservavamo i tappi delle bevande ! Come per cosa? Li usavamo per metterli davanti alla porta e pulirci le scarpe piene di fango. Piegati e unite ad una corda si convertivano in tende per i bar. Quando finiva la scuola le toglievamo il sughero , le martellavamo e le si inchiodava in un’asse per fare gli strumenti musicali per la festa di fine anno a scuola. Conservavamo tuuuutto! Quando il mondo si spremeva il cervello per inventare gli accendini che si buttavano quando avevano finito il suo ciclo, inventavamo la ricarica per gli accendini scartabili. E le Gillette- perfino divise a metà- si convertivano in corned- breef, casomai qualche barattolo fosse senza la sua chiave. E le pile! Le pile della prima Spica passavano dal congelatore al tetto della casa. Perché non sapevamo bene se bisogna darle caldo o freddo perché vivessero un po’ di più. Non ci rassegnavamo a che finissero la loro vita utile, non potevamo credere che ci fosse qualcosa che vivesse meno di un gelsomino.

Le cose non erano scartabili. Erano conservabili. I giornali! Servivano per fare tutto: per fare plantari per gli stivali di gomma, per metterli per terra nei giorni di pioggia e principalmente per avvolgere. Quante volte venivamo a sapere di un qualche risultato leggendo il giornale che era attaccato ad un pezzo di carne! E conservavamo la carta argentata dei cioccolatini e dei sigari per fare guide dei pini di natale e le pagine del calendario per fare quadri e i dosatori delle medicine casomai qualche medicina non avesse il contagocce ed i fiammiferi usati perché potevamo accendere un fornello della Volcan ( marca di cucina, ndt) dall’altro fornello che era accesso e le scatole delle scarpe sono diventate i primi album di foto e il mazzo di carte si riutilizzavano anche se mancava qualche carta, con l’iscrizione a mano di una donna di spade che diceva questo è un 4 di bastone. I cassetti conservavano parti sinistre di mollette e il gancio di metallo. Al tempo che albergavano solo parti destre che aspettavano la loro metà per convertirsi di nuovo in una molletta completa.

Io so quello che ci succedeva: ci  costava molta fatica dichiarare la morte dei nostri oggetti. Così come oggi le nuove generazioni decidono di ucciderli appena sembra che  smettono di servire, quei tempi erano di non dichiarare morto nulla. Ne anche Walt Disney!!  ( in America Latina, si dice che Walt Disney fosse stato conservato in crio-genesi  e quindi non del tutto morto, ndt) E quando ci hanno venduto gelati in coppette il cui coperchio si convertiva nella base e ci hanno detto: Mangiatevi il gelato e dopo buttate la coppetta, noi abbiamo detto di si, ma, col cavolo che le buttavamo!!! Le abbiamo messo a vivere nella mensola dei bicchieri e dei calici. Le lattine di piselli e di pesche  sono diventati vasi e perfino telefoni. Le prime bottiglie di plastica si sono trasformati in sopramobili di dubbia bellezza.  Le scatole delle uova si sono trasformate in deposito di acquarelli , i tappi dei bottiglioni in posacenere, le prime lattine di birra in portapenne ed i sugheri aspettavano d’incontrarsi con una bottiglia.

E mi mordo per non fare un parallelismo tra i valori che si scartavano e quelli che preservavamo. Ah!! Non lo farò!! Muoio dalla voglia di dire che oggi non sono gli elettrodomestici ad essere scartabili: che anche il matrimonio e perfino l’amicizia sono scartabili. Ma non commetterò tale imprudenza di comparare oggetti con persone. Mi mordo per non parlare dell’identità che si va perdendo, della memoria collettiva che si sta buttando, del passato effimero. Non mischierò gli argomenti, non dirò che a quello che era perenne lo hanno fatto diventare caduco e a quello che è caduco lo hanno trasformato in perenne.

Non dirò che agli anziani viene dichiarata la morte non appena cominciano a presentare delle falle in  qualche funzione,  che i coniughi si cambiano per modelli più nuovi, che alle persone a cui manca qualche funzione vengono discriminate o che si valorizzano di più i belli, con brillo, gel nei capelli e glamour. Questo è solo una cronaca che parla di pannolini e di cellulari. Sennò, se mischiassimo le cose dovrei domandarmi seriamente di consegnare la “ strega” come parte di pagamento per una signora con meno chilometri e qualche nuova funzione. Ma io sono lento per transitare questo mondo del riporre e corro il rischio che la “ strega” mi vinca e che sia io ad essere consegnato.

Tradotto da Vanesa