Contro l'edonismo una scelta morale
di Carlo Sgorlon - 05/04/2006
Fonte: gazzettino.it
Sarebbe necessario che ognuno di noi disponesse di un criterio ben saldo per puntellare le ragioni che giustificano la sua scelta politica nelle prossime elezioni. Infatti sono in gioco due diverse concezioni della vita, e non soltanto motivazioni economiche, psicologiche e culturali.
Purtroppo la maggior parte degli elettori voterà per ragioni economiche. Ciò è anche comprensibile, perché la gente per lo più sceglie coloro che promettono modifiche finanziarie convenienti alla propria situazione. La cosa non è molto nobile ma è così. Per essere disinteressati bisogna poterselo permettere. E se lo può permettere in genere chi non problemi economici assillanti, chi non deve far salti da canguro per arrivare alla fine del mese .
Tutti hanno in programma la diminuzione delle tasse, l'aumento delle pensioni, gli aiuti alle famiglie e in particolare a quelle numerose. Tutti si dicono liberisti. Perciò la gente spesso non capisce l'andamento della campagna elettorale. Se tutti vogliono e promettono le medesime cose, o quasi, perché la lotta politica e la campagna elettorale sono così cariche di tensione iperbolica? Perché si arriva continuamente agli insulti, alle menzogne, alle intolleranze nevrotiche, alle accuse inverosimili, ai tafferugli di piazza, ai vandalismi di ogni genere?
Un'altra ragione importante, spesso determinate, nelle scelte politiche, è la simpatia o antipatia immediata che i leaders riescono a suscitare. Una ragione stupida? Mica tanto. Non del tutto. Simpatia e antipatia nascono, dice il Leibniz, da quelle che lui chiama "les pètites impressions": il sorriso, l'aspetto generale, il modo di parlare o di gestire, la misura dei comportamenti, la presunta sincerità o falsità del personaggio.
Si potrebbero citare altre ragioni fondamentali che decidono le nostre scelte. Ma le motivazioni più forti dovrebbero essere legate al progetto generale di modificazione della società che è implicito nelle ideologie e nei programmi etici dei due schieramenti. Secondo me il "pensiero forte" del centrosinistra non è certo quello dei moderati e dei cattolici che fanno lega con esso; è piuttosto quello dei radicali e socialisti. È quello della "Rosa nel pugno". È soprattutto lo schema progressista di evoluzione della società, ossia l'avanzata più decisa possibile verso le "libertà individuali" senza limiti; verso una morale edonistica dentro la quale ogni cittadino può fare quello che gli piace. Come dire una morale rovesciata, perché la morale autentica e profonda comporta sempre rinunce e sacrifici. Verso una società dove la droga non sia più merce proibita dalla legge; dove la famiglia naturale, costituita da un uomo, una donna e dei figli, se vengono, si vede equiparata alle "famiglie allargate" e magari non prive del ricordo delle grandi famiglie senza alcun tabù di natura erotica, che piacevano all'ambiguo socialista utopista Charles Fourier, il progettista dei famosi "falansteri"; o alle famiglie costituite da omosessuali, maschi o femmine, dove figli adottati, o fatti nascere in provetta, ricorrendo alle banche del seme, avranno padri e due madri, e dove mancherà invece la dialettica naturale e indispensabile dei sessi.
Poi viene l'eutanasia, che non ripugna del tutto alla mentalità radical-progressista. Nell'eutanasia si ammette anche la possibilità che bambini deformi e malati di morbi insanabili siano eliminati con la dolce morte; un po' come si faceva a Sparta, oppure a Roma dove i bambini malriusciti si buttavano senza tanti complimenti dall'alto della rupe Tarpea.
Un uomo di buonsenso, un vero moderato e conservatore vede subito che in questi programmi, enunciati con tutte le cautele e le prudenze possibili, vi sono grandi pericoli in agguato.
Vi sono le premesse per la distruzione della vera famiglia, quella inventata dalla natura, o da Dio, secondo le convinzioni di ciascuno. Questi progressismi a un conservatore che sostiene il primato dell'etica, come me, paiono deformi. La legge sul divorzio e sull'aborto insegnano.
Certo esse non sono in discussione e non si possono toccare, perché sono state approvate democraticamente dal popolo italiano e confermate dai referendum. Ma è giusto ricordare che dovevano servire, secondo i proponenti, soltanto a risolvere casi particolarmente gravi, pietosi, estremamente motivati. Ma poi si è giunti a divorziare per ragioni di estrema futilità. Oggi chi non ha almeno un divorzio alle spalle pare un personaggio sbiadito, primo di ogni interesse, persino nelle "fictions" televisive.
E si è arrivati ad aborti motivati da una vacanza, un progetto diverso, una ripicca nei confronti del maschio. La gente spesso è superficiale, edonista e conformista. Oggi divorzia e abortisce perché si sente autorizzata a farlo dall'esistenza delle leggi che lo permettono e lo legittimano. In altre parole le leggi sull'aborto e il divorzio fanno da moltiplicatore ad aborti e divorzi.
È probabile che la stessa cosa accadrà con la liberalizzazione della droga, l'eutanasia e le famiglie non naturali. I vizi autorizzati, resi leciti da una legge, finiscono per incrementare se stessi. E una cosa nota fina dall'antichità. Ricordare la Semiramide di Dante?: "A vizio di lussuria fu sì rotta / che libito fe' lecito in sua legge / per torre il biasmo in che era condotta".
Autorizzare il vizio con le leggi per trasformarlo in qualcosa di lecito e dargli il volto della libertà: questo propone il "pensiero forte" di radicali e progressisti. A questo non si oppongono i comunisti dichiarati perché per loro "vizi" e "virtù" sono soprattutto concetti borghesi; a loro non gliene importa più di tanto così come hanno scarso interesse per le vere famiglie. Del resto non furono socialisti e anarchici a parlare per primi di "libero amore" visto anche come mezzo per scardinare la società borghese?
Io sto invece con il "borghese" Thomas Mann, che nel bellissimo racconto su Mosé (Das Gesetz) scrisse che peccatori e trasgressori ci saranno sempre; ma sia maledetto colui che tenterà di autorizzare il vizio e il male mediante la legge. Spero che molti moderati di buonsenso la pensino come me.