L’inganno transgenico continua
di Andrea Bertaglio - 12/01/2010
Siamo alle solite: per promuovere metodi di sovra-produzione inutili, nocivi o dei quali non è certo l’effetto sulla salute umana, si tirano fuori un’infinità di finti buoni propositi e motivazioni a sfondo umanitario. I sostenitori degli Organismi Geneticamente Modificati, infatti, continuano con la favola di voler sconfiggere la fame nel mondo, come già alcune multinazionali fecero nei lontani anni ’60 con la cosiddetta “Rivoluzione verde”. Nonostante i buoni propositi degli scienziati coinvolti, con la scusa di voler “sfamare il mondo” si diffusero non solo le monoculture (che hanno impoverito i suoli e portato le popolazioni che le hanno adottate a non poter più essere auto-sufficienti come nei millenni precedenti), ma anche dosi di fertilizzanti e pesticidi in quantità a lungo andare allarmanti sia per l’uomo che per l’ambiente. Ma si sa, la memoria delle persone è decisamente breve.
I sostenitori degli Organismi Geneticamente Modificati continuano a sostenere di voler sconfiggere la fame nel mondo
Ora, anche lo sviluppo degli OGM “nutrizionali” è basato sullo stesso approccio del nucleare, ossia su rischiose e fallimentari tecnologie, come appunto è già stato fatto in passato. Lo conferma un recente rapporto della IAASTD (International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development), che conclude le sue analisi affermando che il miglior modo per sfamare il mondo, sul quale bisognerebbe concentrare gli sforzi e le risorse della ricerca, è la coltivazione agro-biologica, di cui il miglior esempio è quella biologica.
In un articolo sull’inglese “The guardian”, Isobel Tomlinson si avvale dei commenti del Prof. Winkler rilasciati alla ottima Soil Association, nei quali viene ribadita la falsità delle asserzioni riguardanti la favola della sconfitta della fame nelle nazioni “in via di sviluppo”. «La malnutrizione», riporta la Tomlinson, «cresce per la mancanza di molti micro-nutrienti, e non può essere risolta dal semplice sviluppo di coltivazioni progettate per creare nutrienti specifici».
Ciò di cui c’è veramente bisogno, scrive la giornalista britannica, è la varietà, la diversità delle colture, e che «promuovere un’ulteriore sviluppo delle monocolture attraverso sementi geneticamente modificate non risolverà il problema», anche perché «tali sistemi agricoli si basano su elevati usi di fertilizzanti artificiali e pesticidi chimici». La soluzione sarebbe invece lo sviluppo (vero) dell’agricoltura biologica e nel ritorno a metodi agricoli tradizionali.
Un metodo tradizionale che ha permesso all’umanità di provvedere al suo sostentamento per alcuni millenni è quello delle “rotazioni”
Una scelta di questo tipo si sta dimostrando necessaria non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per il progressivo impoverimento dei suoli che molti terreni stanno subendo da anni (un’altra puntata di Report [dei due autori succitati, “Il piatto è servito”, ne parla in modo dettagliato).
È necessario tornare al buon senso, piuttosto che affidarsi ciecamente ad una tecnologia e ad una scienza che da tempo hanno abbandonato la razionalità ed il perseguimento del benessere e della “verità”. Siamo ormai lontani dai tempi dell’Illuminismo, ora che le falle della scienza sono note a tutti e l’ostinazione del mondo politico ed economico nel tentativo di mascherarle sta creando solo una perdita di fiducia nel progresso stesso.
Il progresso e lo sviluppo sono un’ottima cosa, quando sono veramente tali. La tecnologia deve essere migliorata. Il discorso non è quindi ripudiare la tecnologia, ma usarla in modo sensato. Come sempre, invece, in un’ottica di crescita economica costante ciò su cui si punta (dall’agricoltura all’energia alla produzione di oggetti in generale) è sempre la quantità, quasi mai la qualità.
Le cifre sono enormi anche quando si considerano le quantità di pesticidi utilizzate a causa degli OGM
Secondo la ricerca capitanata dall’agronomo Charles Benbrook, in 13 anni di diffusione degli ogm per gli erbicidi si sono spesi 383 milioni di dollari in più, per una quantità di 172 mila tonnellate. Per combattere le piante infestanti, invece, i coltivatori sono stati (e sono) costretti ad usare quantità più elevate di glifosato, o sono passati ad erbicidi ancora più tossici, come il Paraquat o l’acido diclorofenossiacetico.
Che dire allora, se si pensa che l’epidemia di cancro in corso è dovuta soprattutto all’uso di pesticidi sempre più forti, sempre più pervasivi e sempre più in abbondanza, o se si considera che l’agricoltura è la principale causa dei famigerati cambiamenti climatici ai quali nemmeno i leader di Stato riunitisi nella Farsa di Copenhagen sembrano essere interessati? L’energia e l’agricoltura sono insieme all’acqua la base della nostra civiltà. È davvero un peccato continuare a vederle sprecate o utilizzate nel peggiore dei modi da un manipolo di manigoldi.
Inutile dire, quindi, che sarebbe opportuno riprenderne il controllo, dando tutto il supporto possibile a tutti quei “tarli” che nel silenzio hanno già incominciato ad agire e che hanno iniziato a re-impossessarsi di ciò che da troppo tempo è stato dato in gestione a chi ha solo un obiettivo: l’istantanea massimizzazione dei profitti, anche a costo di tutto ciò che la potrebbe garantire nel tempo.
Per approfondire importanti argomenti riguardanti l’energia e l’agricoltura, oltre alla visione delle due puntate di Report sopra indicate (nelle quali si parla appunto di questi “tarli”), mi permetto di consigliare anche la lettura del libro Il mondo alla rovescia, edito dalle Edizioni per la Decrescita Felice e scritto a quattro mani dagli stessi Michele Buono e Piero Riccardi.