Gli inconcepibili crimini di guerra
di Norman Solomon - 13/04/2006
Fonte: Nuovi Mondi Media
Nel mondo dei mezzi d'informazione Usa, quando si tratta di crimini di guerra, è il Presidente a puntare il dito verso qualcun altro. Il fatto che possa essere lui a fronteggiare la medesima accusa è giudicato un ossimoro |
Il presidente Bush è colpevole di crimini di guerra? Anche solo porre questa domanda significa oltrepassare di molto i confini dei media mainstream americani. L’approccio standard dei media di associare Bush ai crimini di guerra si è potuto leggere tra le righe della breve introduzione al notiziario della CNN American Morning: "La Corte Suprema sta prendendo in considerazione un caso epocale, che potrebbe avere implicazioni di vasta portata. In discussione sono i poteri del presidente Bush di creare tribunali di guerra per i prigionieri di Guantanamo". Nella terra dei media, quando si tratta di crimini di guerra, è il presidente degli Stati Uniti che punta il dito verso qualcun altro. Ogni cenno al fatto che possa essere Bush a fronteggiare tale accusa è visto come un ossimoro. Tuttavia ci sono alcuni giornalisti, al di fuori del circuito aziendale dei media, che stanno dimostrando seriamente la colpevolezza di Bush per quanto riguarda i crimini di guerra. Uno di loro è Robert Parry. Durante gli anni ’80, Parry si occupava della politica estera statunitense per l’Associated Press and Newsweek; in questo periodo portò alla ribalta diverse vicende riguardanti lo scandalo Iran-Contra. Da dieci anni è l’editore del sito Consortiumnews.com, un outlet da lui fondato che è di scarsa utilità nell’impervio sentiero giornalistico che porta a Pennsylvania Avenue [dove si trova la Casa Bianca]. "In un mondo dove il più forte non è necessariamente il più giusto" ha scritto Parry in un recente articolo, "George W. Bush, Tony Blair e i loro sostenitori sarebbero stati trascinati in catene di fronte al Tribunale per i crimini di guerra dell’Aja, piuttosto che starsene comodamente seduti alla Casa Bianca, al 10 di Downing Street o in qualche altro bel posto a Washington e a Londra". Esagerazione? Non credo. In realtà le analisi e le affermazioni di Parry sembrano molto più convincenti – e pertinenti alla nostra situazione reale – che ogni altra impensabile affermazione di quegli innumerevoli sapientoni liberali, che non vanno oltre il lamentarsi degli inganni di Bush, dei suoi errori di giudizio e di tattica a proposito della guerra in Iraq. II Congresso è pronto a prendere in considerazione la possibilità che il comandante in capo abbia commesso crimini di guerra negli ultimi anni? Ovviamente no. Ma il ruolo dei giornalisti non dovrebbe essere quello di aderire pedissequamente ai confini mentali del Campidoglio. Abbiamo bisogno che i media abbraccino la verità, non che si attacchino vigliaccamente ai limiti della propria convenienza. Quando gli alti ufficiali dell’amministrazione Lyndon Johnson affermarono che il Vietnam del Nord aveva lanciato due attacchi non provocati sulle navi statunitensi nel golfo del Tonchino, la stampa li prese in parola. Quando gli alti ufficiali dell’amministrazione Bush dichiararono che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa, la stampa li prese di nuovo in parola. Questo articolo cita una dichiarazione chiave del rappresentante degli Stati Uniti al Processo di Norimberga, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. "La nostra posizione," dichiarò Robert Jackson, membro della Corte Suprema di Giustizia degli Stati Uniti, “è che, qualunque ingiustizia possa compiersi in una nazione, per quanto ripugnante possa esserne lo status quo, la guerra di aggressione è un mezzo illegale per eliminare quelle ingiustizie o per cambiare quelle condizioni”. Sebbene sia ormai acclarato che Bush abbia portato contro l’Iraq una guerra d’aggressione, i media mainstream non si schiodano dal già citato assioma: quando si tratta di crimini di guerra, il presidente è assai indicato per il ruolo di accusatore, e mai per quello di imputato.
L’ultimo libro di Norman Solomon, ‘War Made Easy: How Presidents and Pundits Keep Spinning Us to Death’, è appena uscito. Nuovi Mondi Media ne ha pubblicato la versione italiana, ‘MediaWar. Dal Vietnam all'Iraq, le macchinazioni della politica e dei media per promuovere la guerra'.
Fonte: http://www.commondreams.org/views06/0404-33.htm |