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Anticonformismo? Sì, ma fino in fondo

di Franco Cardini - 22/01/2010

 
 


Giustamente  è stato recensito e ampiamente commentato l'ultimo libro di Pierluigi Battista, I conformisti. L'estinzione degli intellettuali d'Italia (Rizzoli, pp. 212, € 18,00). Un libro che va all'attacco del conformismo e di quel bipolarismo muscolare e virtuale che, secondo il giornalista del Corriere della Sera, sta avvelenando da oltre tre lustri il dibattito pubblico nel nostro paese. «In Italia - vi si legge - sono quindici anni che il dibattito culturale è abbagliato questa finzione classificatoria. È vero purtroppo che il conformismo si è scisso in due conformismi, uno di destra e uno di sinistra». Fatto sta, però, che su questa linea occorre essere conseguenti e andare fino in fondo. Evitando quindi qualsiasi conformismo di ritorno che demonizza personaggi e filoni irregolari e non allineati con pretesto di non essere omologati al paradigma cosiddetto "liberale".
Tanto per dire, qualche giorno fa, un amico mi aveva avvertito che Pierluigi Battista mi aveva dedicato una citazione poco benevola alla pagina 151 del suo libro. E io gli risposi che di me tutto si può dire meno che io sia un conformista e sfido chiunque a provare il contrario. Al ricevere la notizia, avevo comunque equivocato: e che mi si desse del conformista mi offendeva in qualche modo, oltre a sorprendermi. Invece, letto il libro, mi sono ricreduto: certo, la citazione non è benevola e l'accusa è non già di conformismo, bensì addirittura di una certa forma di "negazionismo": e per giunta mi si mette insieme a Gore Vidal e a Noam Chomski, accusandoci di aver espresso qualche dubbio sulla ricostruzione ufficiale dei fatti dell'11 settembre 2001. In realtà, troppa grazia. D'altronde, lo ammetto, ritengo che la ricostruzione ufficiale e mass-mediatica faccia un po' acqua: ho giustificato il mio parere in vari libri e articoli e non mi risulta che Battista abbia mai provato a replicare alle argomentazioni né mie né di altri se non condannandole tout court come "assurde" e contrarie a dati "inoppugnabili" ch'egli in realtà non si è mai sognato di discutere nello specifico. Così, è senz'altro comodo: ma non è granché corretto. Oltretutto lo stesso Battista si era distinto anche lui, ai tempi della guerra in Kosovo, con posizioni non conformiste e lontane dalla vulgata sulla guerra cosiddetta "umanitaria". A questo punto, e prima di procedere, sento doverosa una precisazione. Io ho la memoria di una mosca per quel che riguarda gli attacchi, ma di un elefante in termini di gratitudine. Da qualche tempo Battista mi dedica citazioni critiche, respingendo poi sempre i miei inviti al confronto diretto delle opinioni. Forse dovrei volergliene, o compiacermi, ritenendo che lo faccia per una paura di misurarsi mascherata da disprezzo. Viceversa, quel che per lui provo anzitutto è la gratitudine per il Premio Capalbio che appunto nel fatidico 2001 egli e Paolo Mieli mi fecero assegnare. È successo, infatti. Grazie ancora, comunque. Ciò sia detto per sottolineare che contro Battista non ho proprio nulla. Al contrario, pur polemizzando civilmente con lui, ho continuato a lungo a rivolgermi a lui dandogli del "tu" e definendolo "amico".
Quel che invece a me dispiace è solo che sfugga al confronto. Una volta, alcuni anni fa, mi accusò di essere quanto meno complice di un gruppo musulmano che aveva pubblicato un'edizione del Corano secondo il suo avviso colpevole di accenti razzisti. E per discutere su tale argomento, mi sentii in dovere di replicare organizzando addirittura un incontro di specialisti a Firenze, sotto l'egida nientemeno che della presidenza del Consiglio Regionale Toscano. E al convegno erano stati invitati personaggi del suo stesso avviso, come Magdi Allam e Carlo Panella. Nessuno di loro si presentò. E purtroppo le loro argomentazioni continuarono a consistere in prese di posizione prive purtroppo di articolazione.
Ecco: proprio in tema di anticonformismo quel che mi dà fastidio è l'obiettivo malcostume dell'approfittare di un balcone massmediaticamente privilegiato per lanciar sassi e poi nascondere la mano. E allora torno a rivolgere a Battista un invito necedssario. Discutiamola, quella pagina 151 del suo libro. Nella sede che vuole, quando vuole, con gli interlocutori che preferisce oltre me. Produca le prove e le argomentazioni, com'egli dice, che stanno alla base delle sue convinzioni. Io risponderò sulla base di quanto è risultato da qualche ricerca mia e di alcuni amici, con molta umiltà. Oltretutto mi dica, dottor Battista, lei ch'è un fiero e convinto liberale: non è questa la democrazia? Crediamo o no nel comune valore dell'anticonformismo?
Franco Cardini