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La giornata dell'oblìo

di Fabio Mazza - 29/01/2010

La giornata dell'oblìo    



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Ci risiamo. Anche quest’anno il countdown è arrivato alla fatidica data del 27 Gennaio, che da qualche anno è “giornata della memoria”: nel 1945 si aprono i cancelli di Auschwitz e si rivela al mondo una pagina infame della storia recente. Annientati sistematicamente milioni di ebrei, con un’efficienza “scientifica” che non esitiamo a definire figlia della modernità e del Novecento. Niente da dire in proposito, lungi da noi ogni assurdo “negazionismo”.
Solo che, come al solito, e non per un qualche nostro “ruolo” di bastian contrari o di “ribelli” ad ogni costo, ci teniamo a prendere le distanze. A prendere le distanze innanzitutto dall’osceno teatrino istituzionale-mediatico che in questi giorni sta funestando i pomeriggi degli amanti di Barbara D’urso, di Cocuzza, e dei loro epigoni. Poveretti: tra un grande fratello e un Briatore, tra un PierSilvio e uno stacchetto di veline, costoro vengono presi in contropiede laddove si chiami in causa la storia, che, piaccia o no, richiede sempre una certa capacità di discernimento, di comprensione, e soprattutto di cultura. Giacché al mondo non c’è davvero nulla di peggio dell’ignoranza. Da qualsiasi parte venga. Che sia quella di un negazionista, o che sia quella apparentemente meno pericolosa e più “inoffensiva” del televisivizzato di turno, crasso di luoghi comuni e di decenni di subdola propaganda atlantista.
A parte l'infimo livello del “dibattito” in merito all’evento storico, la più subdola disinformazione e unilateralità le ha raggiunte il Tg1 dell’ormai tristemente famoso Minzolini. Cosi nell'edizione di ieri esso non ha solo definito “farneticanti” le dichiarazioni, legittime e puntualmente documentate, di Ahmadinejad -il cui governo regolarmente eletto è stato chiamato non "governo" appunto, ma “regime”- che ha ribadito come l’ingerenza occidentale sia pericolosa per l’Iran, ma ha anche avuto l’impudenza di tacciare di "antisemitismo" chiunque contesti non solo la politica, ma la stessa esistenza dello stato di Israele. Cosa da cui si può anche prendere le distanze, ma che non è lecito definire "antisemitismo". E il fatto che chiunque dissenta non solo dal coretto comune, ma anche dalla totalitaria visione del mondo sionista, debba essere zittito e passato come “nemico dell’umanità”, è cosa che dovrebbe far riflettere. E questo “ricatto” morale, per cui chiunque osteggi Israele e la sua visione imperialista del mondo deve per forza essere anche uno spregiatore della razza e delle persone (perchè tale è la sostanza del termine "antisemita") sa ben poco di tolleranza, ed è soprattutto un’evidente “alibi” per un'impunità permanente.
Che uno Stato talmente totalitario da avere avuto in passato l’ardire di proclamarsi prescelto da Dio, che ha permesso l'esercizio dell’usura da applicare indiscriminatamente senza fisime morali, possa ergersi a vittima perenne, a cui tutto è concesso e a cui tutto deve essere perdonato, è quantomeno divertente. Non ci pare che altri popoli, che hanno avuto eguali (ma meno pubblicizzate) sventure, godano della stessa adesione e dello stesso sostegno da parte di governi ed opinioni pubbliche. Non di certo i giapponesi, che per il solo fatto di non arrendersi indegnamente come fecero gli italiani, ma finendo una guerra senza disonore, come il “bushido” prevedeva, vennero annichiliti con due bombe atomiche, a guerra praticamente già conclusa, per dare una dimostrazione di “forza” al nascente nemico sovietico. Non di certo i vietnamiti, aggrediti dagli stessi americani e carbonizzati con il napalm e sottoposti ad un genocidio “lecito”, in quanto “in nome della libertà”. Nemmeno tutti i sudamericani vittime di regimi fomentati dagli stessi liberatori statunitensi, che si dissetano da secoli alla giugulare dell’america latina. Non gli Armeni, cancellati a milioni un secolo fa da coloro che oggi si fregiano dell'etichetta di "Islam moderato" e occidentalizzato, alleati degli Usa e che tale genocidio invece negano senza pudore. Non i Tibetani, torturati e uccisi in massa dalla follia comunista e del cui genocidio, in nome degli affari con il partner cinese, in Occidente è meglio parlare cautamente e sottovoce. Neppure gli stessi popoli nativi del Nord America, sterminati a milioni e rapinati di territori immensi dallo stesso popolo che dinanzi al mondo si vende come paladino delle libertà contro il "male assoluto" e che ha ridotto alcuni degli uomini più fieri del mondo a delle larve umane annegate nell'alcol e nella droga, e ha ridimensionato la loro cultura e saggezza a pagliacciata per turisti.
E neanche i palestinesi. Loro no, a maggior ragione: sono arabi. Quelli sono “Usama” come li definiva sprezzantemente una particolarmente arteriosclerotica Oriana Fallaci, in uno dei suoi ultimi libri: sono terroristi che odiano (chissà perché diciamo noi) l’Occidente. Che la “povera” e “minacciata” Israele, uno Stato sorto arbitrariamente su territorio altrui, stermini ciclicamente, con l’aiuto dei nostri “liberatori” americani e le sovvenzioni delle varie lobbies bancarie e finanziarie, migliaia di palestinesi innocenti, è cosa che probabilmente i nostri “degni” governanti non ricordano o quantomeno fingono di non ricordare. A qualche malevola lingua potrebbe venire la tentazione di insinuare che è a causa delle risorse economiche e dei posti di potere che ricoprono i “leader” di quella stessa lobby mondiale, ma il terrore di venire tacciati di “antisemitismo” dalle anime belle democratiche, egualitarie e sostenitrici dei diritti umani ad oltranza, ci terrorizza un poco.
Sarà probabilmente che, nelle menti e nei cuori del solito popolame-bue, che si emoziona a comando dell’infame scatola che tiranneggia nelle loro case, e che determina quando si deve ridere, quando ci si deve commuovere o esaltare, sterminare migliaia di persone con un missile, o anche con una atomica come fecero i cari yankee non ha la stessa presa che vedere le agghiaccianti certo e mai giustificate immagini dello sterminio ebraico, opportunamente condite con musichette commoventi.
Quindi ben venga la “giornata della memoria”. Ma a patto che non sia solo quella della shoah: insieme ad essa andrebbero anche citate le altre "shoah" che hanno insanguinato il secolo scorso, quelle di tutti gli eccidi gratuiti e senza onore perpetrati nella storia recente, sia da parte di coloro che ora vengono denominati “male assoluto”, sia da parte di coloro che tale etichetta usano come alibi per cancellare delitti altrettanto odiosi che non hanno il privilegio di essere conosciuti e ricordati allo stesso modo.