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Il cemento ci sommergerà

di Romina Arena - 29/01/2010

Dal dopoguerra ad oggi investire sul mattone è stato estremamente redditizio. Un affare ciclopico a scapito di aree verdi, di terreni agricoli, del paesaggio. Eppure, in un Paese che scoppia di case, la maggior parte sfitte, c’è gente che muore sotto le macerie di abitazioni marcescenti. L’allarme di Legambiente e dell’Istituto Nazionale Urbanistica.

 

mattone
Dal dopoguerra ad oggi investire sul mattone è stato estremamente redditizio
Da circa sessant’anni, da quando cioè il nostro Paese ha ricominciato la sua ricostruzione post-bellica, investire sul mattone e sul cemento è stato uno degli affari più propizi e lucrosi che la storia patria abbia conosciuto. Uno spazio vuoto, un’area verde è l’obiettivo strategico di ogni palazzinaro che si rispetti. Si costruisce sui costoni di roccia, su terreni friabili, a due passi dal mare, ovunque sia possibile innalzare cattedrali e chiesette al dio Mattone ed al dio Denaro. L’affare mette l’acquolina in bocca a molti ed è trasversale a classi politiche e ambienti economici. Si costruisce insensatamente in barba ai piani regolatori non più strutturati sulla base delle necessità territoriali, ma su quello che Marco Preve e Ferruccio Sansa chiamano il Partito del cemento.

 

 

La cementificazione selvaggia, spesso e volentieri abusiva, fagocita circa 100 ettari di terreno al giorno. Questa è la denuncia fatta, congiuntamente, da Legambiente e dall’Istituto Nazionale Urbanistica. Fino ad oggi, non è mai stato fatto un monitoraggio sullo sfruttamento del suolo, sulla sua occupazione, sulla qualità del suo utilizzo, così che case e palazzi sono spuntati come funghi su qualsiasi terreno possibile al di là di ogni comprensibile bisogno insediativo, complici amministrazioni che rilasciano concessioni edilizie con disinvoltura.

 

Proprio le amministrazioni locali contribuiscono grandemente al consumo di suolo, grazie all’utilizzo degli oneri di urbanizzazione, ovvero un contributo che chi costruisce deve corrispondere al Comune a titolo di partecipazione alle spese che lo stesso Comune affronterebbe per fornire di servizi la città, che con il taglio dell’Ici che ha privato di somme consistenti le amministrazioni locali, sono diventati le uniche entrate per sostenersi economicamente.

 

 

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La cementificazione selvaggia, spesso e volentieri abusiva, fagocita circa 100 ettari di terreno al giorno
Rimane comunque incomprensibile come la produzione edilizia attraversi un perenne boom e contemporaneamente intere famiglie vivano in abitazioni fatiscenti, a rischio delle vite di chi le occupa. Come quelle perse alcuni giorni fa a Favara, nell’agrigentino, dove due bambine sono morte schiacciate dalla loro casa dichiarata inagibile senza che alla dichiarazione seguisse né un’opera di manutenzione, tantomeno il ricollocamento della famiglia in un’altra abitazione. La circostanza è resa ancora più grave dal fatto che mentre si assiste a questa espansione edilizia da rivoluzione industriale, il numero di case sfitte raggiunge percentuali ragguardevoli (oltre 135 mila a Roma, circa 35 mila a Milano e tra i 10 ed i 15 mila a Firenze).

 

 

Questo fatto di cronaca, né isolato né sporadico, porta al centro dell’attenzione il tema della tutela del suolo e il cattivo stato del patrimonio edilizio nazionale. Il geologo Mario Tozzi, a proposito, ha affermato che la speculazione edilizia, questa espansione che sembra non conoscere crisi, fa perdere di vista quella che è la vera necessità del settore, ovvero ammodernare l’esistente in un Paese di cui è ben nota la fragilità geologica. Tra l’altro, oltre al deterioramento del paesaggio, già impunemente in atto, la deriva edilizia sta andando ad intaccare anche i terreni agricoli alla base delle produzioni alimentari nostrane.

 

 

logo stop consumo suolo
Logo campagna "Stop al consumo di suolo"
Per ribadire i concetti già fatti propri dalla campagna “Stop al consumo di suolo”, sulla preziosità del suolo come risorsa, Legambiente e l’Istituto Nazionale Urbanistica hanno annunciato la creazione di un Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS). Il Centro, attraverso un’attenta azione di monitoraggio, si propone di analizzare le conseguenze che il fenomeno cementificazione ha dal punto di vista ambientale, economico e sociale andando così anche ad individuare le politiche necessarie ad un buon governo del territorio, senza dimenticare la collaborazione delle amministrazioni locali prendendo magari come esempio il Comune di Cassinetta di Lugagnano che non ha previsto alcuna estensione urbanistica del piano regolatore ed il cui sindaco Domenico Finiguerra è tra i promotori del movimento “Stop al consumo di territorio”.

 

 

Piuttosto che continuare a costruire lasciando che l’esistente marcisca inesorabilmente, una mozione presentata il 25 gennaio sulla “messa in sicurezza del territorio, la rottamazione edilizia e per un’edilizia sostenibile” propone, appunto, di rottamare, quegli immobili qualitativamente scarsi, privi delle regolari norme antisismiche e costruiti in aree non idonee; di mettere in sicurezza il territorio ed implementare efficaci forme di monitoraggio e gestione dei rischi, quasi a richiamare gli intenti del CRCS.

 

Attualmente, però, è molto più redditizio investire migliaia e migliaia di euro in opere tanto elefantiache quanto inutili (la TAV in Val di Susa il Ponte sullo Stretto tra Villa San Giovanni e Messina) sulle quali specula il malaffare, impera la corruzione e per le quali si deturpa il paesaggio.