Zucchero e il sapore del dolce
di Nevio Sgerla - 17/04/2006
L'unico sapore dolce che l'uomo, non ancora colpito dalla civiltà, conosceva, era quello del miele, certo mangiava anche frutta e radici zuccherine o petali di fiori dolciastri ma il gusto pieno e tondo del dolce lo trovava solo nel miele, il solare miele, frutto della natura vegetale ed elaborato dalla natura delle api che a quei tempi non erano ancora schiave degli uomini. In effetti l'apicoltore può essere amico o nemico delle api ma questo ci porterebbe fuori discorso.
Analizziamo l'essenza del miele: esso è ambrato, porta calore a chi lo usa, è figlio del sole e dei calori estivi, viene elaborato dalle api a partire dai pollini floreali. Il fiore rappresenta l'organo di riproduzione della pianta, di solito è posto in alto ovvero ha più rapporto con le altezze che con il terreno. L'ape dal canto suo assomiglia al cibo di cui si nutre: infatti essa vola, non tocca mai terra, se lo fa è perché cade nelle prossimità dell'alveare quando, di ritorno dal suo supermercato floreale, è troppo zavorrata di polline oppure cade a terra quando è prossima alla sua fine, per il resto la sua esistenza la passa all'interno dell'alveare dove vive entro un mondo di fiori: miele, cera, pappa reale, propoli... oppure volando di fiore in fiore.
Sua cugina, la vespa, invece è molto più impregnata dalle forze terrestri, infatti per lei è indifferente nidificare per terra, sopra di un albero, sotto una grondaia o peggio dentro il vano delle persiane.
L'ape no. L'ape è un insetto non insetto che se ne sta a metà tra il mondo animale e quello vegetale. Essa costruisce un ponte tra il Sole e la Terra.
Dunque in un tempo lontano l'umanità si rivolgeva al miele e al tempo stesso al sole e ai fiori per trarre godimento (nonché minerali, zuccheri e vitamine).
L'umanità guardava alle altezze delle origini e trovava il miele, guardava al dolce ricordo del sapore latteo che nutre ogni infante e ritrovava traccia di questo nel miele.
Per chi volesse conoscere meglio l'essenza delle api ed il loro compito sulla Terra Vi consiglio di leggere "Le api" di Rudolf Steiner editrice Antroposofica.
Alessandro il Macedone (356 - 323 a.C.), che ebbe come precettore Aristotele e che è conosciuto per le sue gesta come Alessandro Magno, ebbe il destino di unire l'Occidente all'Oriente. Con il suo poderoso esercito condusse una delle più memorabili imprese della storia. Combatté e vinse ripetutamente il re persiano Dario terzo Codomano, fondò nel 332 a.C. Alessandria d'Egitto ed il suo sogno fu quello di creare una monarchia universale. I soldati della falange macedone erano equipaggiati con lance molto più lunghe di quelle impiegate da ogni altro esercito, si chiamavano "sarisse", e dimostravano che l'ingegno supera la forza fisica, infatti le sarisse arrivavano a contatto con l'avversario prima che la lancia di questi potesse arrivare a contatto con i soldati alessandrini.
Arrivando infine, dopo tanto combattere, alle sponde dell'Indo, Alessandro si fermò e mentre si trovava in quei luoghi così lontani i suoi generali vennero a riferirgli che avevano trovato "un miele che non aveva bisogno delle api". Si trattava della canna da zucchero che a quei tempi in Asia era già coltivata, da essa si estraeva un liquido che veniva mangiato dopo essere stato asciugato (processo di cristallizzazione) dentro a delle grandi foglie.
Nel suo ritorno verso la Grecia Alessandro portò con sé la canna da zucchero che venne così piantata nei luoghi dove egli passava. Dopo la scoperta o meglio la riscoperta dell'America (già in tempi precristiani c'era chi passava l'Atlantico con piccole imbarcazioni allo scopo di studiare le reazioni dell'organismo umano esposto all'azione delle forze telluriche presenti a quel tempo e ancora oggi in quei luoghi), avvenuta in epoca Rinascimentale (guarda a caso), la canna da zucchero prese la via per le Antille, per Cuba (a Cuba esiste il Ministero per la canna da zucchero e penso sia l'unico al mondo) e per molte altre isole dove oggi rappresenta una delle principali risorse economiche.
Possiamo allora affermare che con Alessandro Magno che fa incontrare l'Occidente con l'Oriente, l'umanità entra in una sua nuova fase; infatti la grecità, influenzata in parte dall'Oriente, agì sul pensiero umano dell'epoca, poi su Roma e il suo vasto impero e continua a farlo anche all'epoca nostra.
Dal solare mondo rappresentato dal miele, l'umanità inizia la sua discesa sempre più veloce nella terrestricità e lo fa, se vogliamo usare un simbolo, calandosi lungo la verticalità del fusto della canna da zucchero.
Dunque per molti secoli il sapore dolce deliziò il palato degli uomini sottoforma di miele e di zucchero (molto grezzo) di canna, questo perdurò fino a quando Napoleone Bonaparte (1769 1821) "chiuse" l'Europa impedendo gli scambi commerciali con il resto del mondo. A quel tempo si era già iniziato ad usare la barbabietola da zucchero e lo zucchero che si estraeva da questa era abbastanza grezzo e di colore giallognolo; Napoleone incentivò gli zuccherifici europei e così per un buon periodo i nostri avi usarono lo zucchero della barbabietola.
Finita la chiusura dei commerci con l'estero, la canna ritornò sulle tavole europee a spartirsi con la barbabietola il ruolo di dolce complemento alimentare; certo lo zucchero di barbabietola costava meno onde per cui a lungo andare la vinse e divenne quasi ovunque l'unico dolcificante (più, naturalmente, il miele che però veniva più impiegato come medicina che come alimento).
Lo scoppio della prima guerra mondiale fece si che quasi l'intera produzione di zucchero da barbabietola venisse impiegato a fini bellici, se ne ricavava infatti la nitroglicerina (glicerina ricavata dai glicidi = zuccheri) come spiega il dr. R. Hauska nel suo "La natura della sostanza".
Al posto dello zucchero da barbabietola, scarsamente disponibile al popolo, per dolcificare s'iniziò ad usare la saccarina.
L'Umanità scese dunque dalle altezze dei tempi del miele e, calandosi lungo il fusto della canna da zucchero, arrivò nella zona delle radici dove vive, nel buio del sottosuolo, la barbabietola. Arrivare in quel primo sottosuolo non bastò: l'Umanità sprofondò ancora di più, più in basso, nelle viscere terrestri dalle quali si estrae il carbon fossile, infatti la saccarina è prodotta a partire dal carbon fossile.
Dalle altezze alle profondità per sperimentare del tutto la materia, per incorporarsi, per soggiacere al peso che la materia rappresenta nei confronti dello spirito. Ogni discesa però è preludio ad una prossima risalita e nell'infinitamente piccolo questa risalita sta timidamente iniziando.
Nel miele vediamo espressa l'azione del sole nei confronti di quello che è l'apparato riproduttivo della pianta (il fiore), nello zucchero di canna troviamo la situazione intermedia di fusto e foglia mentre nella barbabietola troviamo l'azione della radice; questa tripartizione o triarticolazione la troveremo spiegata più avanti.
All'inizio dello scorso secolo il consumo medio di zucchero pro capite era di circa 2 chili all'anno, nel 1990 per quanto riguarda la nostra penisola siamo giunti ad un consumo annuo pro capite di circa 55 chili. Certamente un poco di zucchero non può nuocere, anzi essendo ricavato da una radice, come vedremo più avanti, può stimolare l'attività cerebrale ma 55 chili all'anno (70 in Irlanda) sono una cifra impossibile. Lo zucchero si trova ovunque: nel pane, negli insaccati, nelle conserve, nelle sigarette (fino al 17%), senza contare i dolci, le caramelle, il cioccolato e naturalmente l'uso che se ne fa nel tè o nel caffè.
UNA SOLA LATTINA DI BIBITA DOLCE GASSATA (cola, aranciata ecc.) CONTIENE MEDIAMENTE 10 CUCCHIAINI DI ZUCCHERO!
Lo zucchero dei nostri nonni era meno bianco del nostro, meno raffinato e non riluceva; da qualche decennio invece lo zucchero viene raffinato oltremodo e ad esso viene aggiunto un riflessante ottico molto pericoloso: il blu oltremare!
tratto dal libro "Nutrizione cosciente"