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Bruxelles conferma la sudditanza alla grande industria

di Filippo Ghira - 05/03/2010

       

Sono stati confermati tutti i sospetti nutriti sul significato politico del via libera della Commissione europea alla coltivazione della patata transgenica “Amflora” prodotta dalla multinazionale tedesca chimica (sic) Basf che almeno ufficialmente non dovrebbe finire sulle tavole dei cittadini ma essere utilizzata per produrre amido e per l’alimentazione animale. La Basf ha infatti annunciato ieri di voler avviare entro il 2011 la coltivazione di altre due patate geneticamente modificate, una delle quali sarà destinata al consumo umano. La patata in questione, denominata Fortuna, verrà resa resistente alla peronospora, una forma di malattia delle piante che nel 1840 fu la responsabile della grande carestia irlandese. Un portavoce della Basf ha spiegato che la nuova patata sarà destinata all'alimentazione umana ed è stata creata da una varietà europea innestandovi geni di una patata sud-americana, che le permetteranno di resistere alla peronospora.  In verità la coltivazione della Fortuna è già in corso e la Basf aspetta solamente di ricevere lo scontato via libera dei tecnocrati di Bruxelles per la produzione ufficiale, che non tarderà ad arrivare. Esperimenti sulla nuova coltura sono peraltro già stati fatti in Germania, Svezia, Olanda, Regno Unito e Repubblica Ceca. E’ certo quindi che la richiesta verrà esaudita. Infatti la Commissione europea si è caratterizzata da anni per una ostilità di fondo nei riguardi dell’agricoltura in particolare quella mediterranea. Per i tecnocrati di Bruxelles è una vera e propria scocciatura avere a che fare con prodotti di eccellenza come quelli italiani, caratterizzati dai marchi Dop (denominazione ad origine protetta) e Igp (indicazione geografica tipica) che sottolineano il legame di essi con un singolo territorio. Meglio invece prodotti indifferenziati e intercambiabili e soprattutto tali da poter essere utilizzati senza problemi dall’industria alimentare trasformatrice. Se poi per produrre tali prodotti viene utilizzata anche la chimica, cosa volete che sia! La Commissione è infatti sempre ben disposta a fare gli interessi dell’industria, quello del resto è il suo compito ufficiale, e a chiudere entrambi gli occhi su possibili conseguenze per la salute dei cittadini. Anche nel caso dell’Amflora, il trucco è dietro l’angolo perché non è vero che la patata in questione non finirà sulla nostra tavola. Essendo utilizzata per alimentare gli animali, essa ci tornerà eccome sotto forma di latte, formaggi, carne e salumi. E tutto questo succede e succederà per fare gli interessi di una multinazionale chimica che dovrebbe stare ben lontana da un’agricoltura, già pesantemente inquinata dai vari pesticidi. Una Basf che invece ha deciso di mettersi a produrre alimenti nei quali la chimica la farà da padrona.
A giudizio della Coldiretti, l'interesse delle multinazionali verso la patata deriva dal fatto che, con circa 322 miliardi di chili prodotti all'anno, la patata si colloca al quarto posto tra gli alimenti agricoli maggiormente coltivati nel mondo dopo mais, riso  e frumento. La fine della moratoria decisa dalla Commissione Europea avviene in pieno contrasto con la volontà dei cittadini, ed è aggravata dall’intenzione di presentare  entro l'estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli   Stati membri se coltivare o meno gli Ogm sul proprio territorio,invertendo l'attuale quadro normativo. In Italia, ricorda la Coldirettu, le patate sono la produzione orticola più importante dopo il pomodoro, sia per superficie coltivata che per quantità prodotta. Con 105.640 aziende agricole, su una superficie coltivata che nel 20 è stata di circa 69.000 ettari per una produzione media di 1,7 miliardi di chili, di cui 1,2 miliardi di patate comuni e 0,4 miliardi di chili di patate novelle. Alla lavorazione industriale vengono destinati circa 2 milioni di quintali ogni anno.
E’ comunque evidente, ha ammonito la Coldiretti, che per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni ridotte delle aziende che coltivano patate, non sarebbe possibile evitare in Italia le contaminazioni da parte dei campi Ogm su quelli naturali e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da Ogm.