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Meglio un uovo sano e una gallina libera

di Viviana Ribezzo - 19/03/2010

 

Se qualcuno vi dicesse che bastano tre secondi di attenzione e 20 centesimi per far uscire un innocente dalla prigione nella quale è rinchiuso dalla nascita, che fareste? Credo che chiunque, dotato di un minimo di senso della giustizia e di una piccola dose di compassione, si adopererebbe per far cessare quell'ingiusto supplizio.

Ebbene, questo è tutto quello che la Lav chiede ai consumatori per liberare 40 milioni di galline segregate ogni anno in gabbie strette e inospitali, nelle quali impazziscono e si ammalano, private del contatto con la terra e con il sole. Perché basterebbe che ciascuno di noi perdesse quei famosi tre secondi per controllare il codice stampigliato su ciascun uovo e accettasse di spendere qualche centesimo in più - magari comprandone meno - per orientare in modo deciso il mercato, favorendo il passaggio dai vecchi metodi di allevamento in batteria all'allevamento all'aperto o biologico.

Una normativa europea, entrata in vigore nel 2004, infatti, impone il codice di tracciabilità anche per le uova; il che significa che possiamo sapere in quale nazione l'uovo è stato deposto, quando, il sistema di allevamento e l'azienda. A questo punto, evidentemente, sta a noi scegliere e senza farci ingannare dalle immagini della confezione che, guarda caso, non riproduce mai galline in gabbia ma razzolanti e felici su ampi prati fioriti.

Il primo numero del codice dice infatti come è stato prodotto: 0 indica produzione all'aperto e biologica, 1 all'aperto, 2 a terra, 3 in gabbia. Se si vuole contribuire ad abbattere le gabbie, evidentemente il numero 3 va evitato con cura. Ma andrebbe evitato anche il 2, poiché a terra non significa altro che allevate in enormi capannoni, chiusi e sovraffollati, nei quali le galline non hanno poi molto più spazio che in gabbia, dove l'illuminazione è artificiale e la ventilazione forzata.
Al contrario, i numeri 0 e 1 (quest'ultimo quasi del tutto assente in Italia) indicano allevamenti nei quali le bestiole hanno accesso all'esterno, possono razzolare, avere piccoli diversivi quali trespoli, nidi e spazio coperto e riparato per riposare. La differenza sta nella loro alimentazione che in un caso è biologica e nell'altro no.
Sabato 20 e domenica 21 marzo, la Lav sarà di nuovo in molte piazze d'Italia con una nuova guida pratica al sistema di etichettatura delle uova, per aiutare i consumatori a orientarsi nella scelta delle uova da galline libere. Anche perché, se è vero che la normativa dice che nel 2012 gli allevamenti in gabbia saranno fuori legge e quindi spariranno, è anche vero che in Italia siamo fin troppo abituati alle deroghe, sopratutto quando si tratta di ledere interessi in favore del benessere degli animali. Ciò significa che condizionare il mercato fin da ora e premiare quei produttori che si stanno già adeguando ai nuovi standard potrebbe evitare ulteriori slittamenti nel tempo dell'entrata in vigore della legge.

E a coloro che proprio non sono sensibili alla sorte delle galline è bene ricordare che la scelta che rende felici le galline è anche la più sana per noi; infatti secondo recenti studi le uova da allevamento biologico o all'aperto sarebbero più ricche di omega 3, vitamine A, E, D, B12, beta carotene, acido folico e conterrebbero meno colesterolo di quelle in gabbia.