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Farfalle in anticipo di 10 giorni, l'ennesimo segno del clima che cambia

di Alessandra Profilio - 19/03/2010


A dispetto delle convinzioni dei più scettici, giungono nuove conferme circa l’origine antropica del riscaldamento globale. Tra i segnali dei cambiamenti climatici in atto anche il volo anticipato delle farfalle che compaiono in primavera 10 giorni prima rispetto a quanto succedeva 65 anni fa. Intanto dall’Europa giunge la notizia che le prossime vittime dei cambiamenti climatici saranno proprio questi bellissimi insetti.



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Tra i segnali dei cambiamenti climatici in atto anche il volo anticipato delle farfalle in primavera
Farfalle in anticipo? Non è un buon segno. Secondo uno studio realizzato dall’università di Melbourne, le farfalle compaiono in primavera 10 giorni prima rispetto a quanto succedeva 65 anni fa e tale fenomeno è collegato direttamente ai cambiamenti climatici. Pubblicato sulla rivista Biology Letters, il lavoro dei ricercatori rivela infatti un legame causa-effetto tra l’incremento dei gas serra, il surriscaldamento regionale e il volo anticipato di questi insetti.

“I mutamenti di questi cicli stagionali rappresentano una sfida per la specie alterando la disponibilità di cibo e la competizione presente al tempo della schiusa. Studi come questi ci permetteranno di fare migliori previsioni su questi cambiamenti e ci aiuteranno a comprendere meglio le conseguenze”, afferma Michael Kearney, uno tra gli autori dello studio. Secondo Kearny, questa scoperta potrebbe aiutare a prevedere gli impatti futuri dei cambiamenti climatici sulla biodiversità.

Tuttavia, mentre in Australia si pensa di utilizzare le farfalle come indicatori dei mutamenti del clima, dall’Europa giunge la notizia che le prossime vittime dei cambiamenti climatici saranno proprio questi bellissimi insetti.

A lanciare l’allarme estinzione per molte specie europee di farfalle, coleotteri e libellule è l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Lo studio realizzato dall’Iucn su richiesta della Commissione europea svela il devastante impatto dell'attività umana e dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi di questi animali. Nella lista rossa il 9% delle farfalle, l'11% degli scarabei e il 14% delle libellule.

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"Il futuro della natura è il nostro futuro. Se è in pericolo l’uno anche l’altro lo è"
“Quando si parla di specie a rischio la gente tende a pensare a creature più grandi, come il panda o la tigre. Non dobbiamo però dimenticarci che i piccoli animali sono altrettanto importanti per il nostro pianeta e hanno bisogno di urgenti azioni per salvaguardali” - dichiara Jane Smart, direttore dello Iucn - “le farfalle svolgono un ruolo fondamentale come impollinatori negli ecosistemi in cui vivono”.

Nel frattempo da uno studio realizzato dal Met Office Hadley Centre, dalle Università di Edimburgo e di Melbourne e dalla Victoria University del Canada arriva la conferma dell’origine antropica del riscaldamento globale. “Vi è una possibilità sempre più remota che gli scettici abbiano ragione. Ovvero meno del 5% di chance che i fattori naturali siano responsabili dei cambiamenti climatici contro il 95% che la colpa sia dei fattori umani”, sostiene lo studio pubblicato sulla rivista Wiley Interdisciplinary Reviews: Climate Change.

Riguardo ad i modelli da adottare per la salvaguardia delle specie minacciate dalle conseguenze dei cambiamenti climatici si è discusso qualche giorno fa nel corso di una riunione dei ministri dell’Ambiente Ue. In vista della conferenza di Nagoya (Giappone) prevista per il mese di ottobre e in occasione dell’anno della biodiversità , i ministri si sono confrontati circa le azioni da intraprendere anche per ripristinare i sistemi naturali danneggiati.

Come ha commentato Janez Potočnik, commissario Ue all’Ambiente “bisogna pensare che il futuro della natura è il nostro futuro. Se è in pericolo l’uno anche l’altro lo è”.