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Un orto da primato

di Adele Parrillo - 19/03/2010


Sono sempre di più gli italiani che si dedicano alla cura di appezzamenti di terreno. E in Rete impazzano le colture “virtuali”. Intanto, aumenta pericolosamente il consumo del suolo. Quello vero.
Come avranno preso la notizia dell’autorizzazione, da parte della  Commissione europea, ad avviare colture della patata ogm i circa 80 milioni di contadini virtuali di FarmVille? è una domanda del tutto legittima, considerando che il gioco gratuito di Facebook è diventato il più utilizzato ed una vera manìa degli utenti del social network. “Coltivare il proprio orto”, non è più metafora del “fare i propri interessi”, ma è tornato a significare proprio lo zappare, seminare, annaffiare, potare. Il successo del gioco rivela un desiderio reale di tornare alla terra. Secondo i dati forniti alla Coldiretti da Zynga, la societa’ che produce FarmVille, nella classifica mondiale degli agricoltori virtuali, gli italiani si sono posizionati al quarto posto, dopo Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia.
 
Pare che il gioco stia sostituendo, tra le giovani generazioni, i tradizionali giochi di guerra. Le regole sono semplici. Nella tua fattoria virtuale hai un avatar contadino con appezzamenti di terra da arare e da seminare, fino al raccolto da effettuare, ma nei tempi previsti, ed in modo imprenditoriale, pena la perdita di denaro. Qualche tempo fa, un utente così scriveva ad un suo amico contadino virtuale: “Personalmente io non punterei sulle zucche, bensì sui piselli, crescono in un giorno e con un minimo investimento, 15 monete, se ne guadagnano ben 63. Con i peperoncini poi, si possono fare soldi a palate!”. Tanto dispendio di energie può essere giustificato solo con un grande amore.
 
Cresce il numero di coloro che si dedicano alla cura di un orto vero: 4 italiani su 10 sono impegnati a coltivare piccoli appezzamenti di terra. Evidentemente, lo spirito e l’anima dell’Italia contadina, resistono. Solo sessanta anni fa, un italiano su due viveva di agricoltura. Oggi, intanto, siamo i secondi consumatori al mondo di cemento dopo la Cina. Tra il 1994 e il 2007 sono state edificate undici milioni di stanze residenziali, mentre la popolazione è cresciuta solo di 2,7 milioni di persone, grazie agli immigrati. Ma loro, si sa, non possono permettersi quelle abitazioni da ceto medio. Ad inizio del 2009 l’Agriturist, associazione di Confagricoltura per la valorizzazione turistica delle imprese agricole e dello spazio rurale, ha avviato una campagna di informazione sul fenomeno, ormai insostenibile, del “consumo” di suolo agricolo.
 
Negli ultimi 25 anni, infatti, all’agricoltura italiana sono stati sottratti dall’urbanizzazione tre milioni e mezzo di ettari. Solo in Lombardia, è stato calcolato che ogni giorno cemento e asfalto divorano 10 ettari di suolo. Capannoni, edifici e infrastrutture hanno già coperto un quarto del territorio, erodendo una insostituibile risorsa naturale. Tutti molto preoccupati gli “operatori” del settore, che vedono minacciati i quarantuno siti italiani considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco che, a causa degli scempi cementizi, rischiano di perdere il prestigioso vessillo dell’Onu. Quel prestigioso riconoscimento è capace di incrementare il turismo del 30%.
 
E se l’orto virtuale ha ridato un senso alle giornate di tanti, uno strano pensiero mi assale. Sembrerà stravagante come teoria, ma se pur ludica, come attività, questa del contadino virtuale indica comunque una predisposizione alla semplicità e alla bellezza. Un ritorno ai valori veri, quelli che fino a poco tempo fa