Guerra per banche
di Lodovico Festa - 25/04/2006
Nella prefazione al testo, Antonio D'Amato, ex presidente di Confindustria, solleva quattro questioni: la prima riguarda il perche' ''sulla vicenda dei bond Cirio e Parmalat solo pochissimi posero con fermezza il problema dei problemi: cioe' quello dell'inadeguatezza del sistema di controllo sul risparmio in Italia, e dunque la necessita' di riformare i poteri e le regole di Bankitalia''; la seconda riguarda i cosiddetti furbetti. Non sono state forse le feroci battaglie ''spesso al di fuori e al di la' delle regole e delle logiche economiche'' aperte per assicurarsi la successione a Enrico Cuccia e la suo centro di potere - si chiede D'Amato - ''ad aver aperto la strada agli avventurieri ?''. Il terzo aspetto sollevato dall'ex leader di Confindustria concerne invece ''quanto si possa considerare utile per un capitalismo maturo, per una democrazia pienamente dispiegata, per una societa' realmente 'aperta', la presenza massiccia di banche e industrie nei giornali. E quanto lo siano gli intrecci incestuosi, come li chiamava Raffaele Mattioli, tra banche e imprese''. ''Abbiamo assistito - spiega D'Amato nel quarto punto dopo aver definito il libro 'fuori dal coro' - a ventate d'indignazione scatenate per le scorrerie degli affaristi e immobiliaristi del 2005: sentimenti spesso ben giustificati. Quando pero' i comportamenti scorretti, i trucchi verso i risparmiatori, l'opacita' delle condotte, il soffocamento della competizione, quando queste stesse azioni provengono dai soliti noti, allora diventano legittime, etiche, commendevoli, come tanta stampa controllata o partecipata spesso da quegli stessi noti ci vuole far credere''. |