Meditazione, genetica e immunità
di Francesco Bottaccioli - 05/04/2010
Fonte: reteolistica
Numerosi studi che ho riassunto in due libri scritti con Antonia Carosella dimostrano che le tecniche antistress e meditative hanno effetti importanti sulla salute. Se correttamente apprese e praticate regolarmente aiutano a risolvere disturbi dell’umore (ansia e depressione), ma anche ipertensione e malattie infiammatorie di origine autoimmune. Sono anche di grande aiuto nel trattamento dei tumori.
Riguardo ai disturbi dell’umore, un nostro studio in corso di pubblicazione, realizzato su 71 partecipanti al corso di base “Meditazione a indirizzo Pnei” condotto da Antonia Carosella e da chi scrive, ha dimostrato un abbattimento dei sintomi d’ansia e depressione di tre volte rispetto alla condizione di partenza. Di rilevo sono le seguenti caratteristiche: brevità del corso, livello iniziale di attività antistress e meditativa, elevato livello di istruzione dei partecipanti con una forte quota di medici e psicologi e di altri operatori sanitari.
Riguardo al sistema immunitario, recentemente è stato pubblicato su Brain Behavior and Immunity, la rivista internazionale leader nel campo della ricerca psiconeuroendocrinoimmunologica, uno studio realizzato 75 donne a cui era stato diagnosticato un tumore al seno e che erano state operate. Il campione è stato diviso in due gruppi: uno ha seguito un corso di 8 settimane, con una seduta settimanale di due ore e mezza ciascuna, di apprendimento di tecniche antistress e meditative; l’altro invece ha funto da controllo.
Dopo l’intervento chirurgico e prima di iniziare l’esperimento, tutte le donne sono state studiate con vari strumenti per valutare la qualità della vita, il loro livello di stress (tramite l’analisi del cortisolo, principale ormone dello stress) e il livello del loro sistema immunitario (misurando alcune citochine –segnatamente le citochine del Th1 e del Th2\Th3- e l’attività di alcune cellule, tra cui le Natural Killer).
In questa fase tutte le partecipanti avevano un basso punteggio relativo alla qualità della vita, alti livelli di stress e un sistema immunitario complessivamente squilibrato in senso Th2\Th3 e cioè un relativo aumento di IL-4 e IL-10 e un basso livello di IFN-gamma e IL-12.
A metà del corso di meditazione già erano visibili cambiamenti importanti che si sono poi consolidati alla fine del corso e nel successivo controllo a tre mesi.
Le donne che avevano imparato a meditare avevano un punteggio più alto relativamente alla qualità della vita mentre i livelli di cortisolo erano nettamente più bassi delle altre.
Di notevole interesse è poi lo studio sull’immunità che ha mostrato nelle “meditanti” una rapidissima capacità di recupero di un profilo immunitario da persona sana.
E cioè il nostro sistema immunitario ha una serie di armi per combattere il tumore, che in gergo si riassumono in una espressione: immunità cellulo mediata di tipo citotossico cosiddetta di tipo Th1. Il che vuol dire che sono molto attive cellule che ammazzano altre cellule (sono cioè “citotossiche”). Tramite questo circuito immunitario noi possiamo scovare le cellule trasformate e distruggerle. Queste cellule killer dei tumori sono i linfociti T citotossici e le Natural killer, le quali vengono fortemente indebolite dallo stress tramite il cortisolo.
Quando è attiva questa immunità protettiva, nel sangue ci sono alcune molecole alte (interferone- gamma) e altre basse (interleuchina-10 e interleuchina-4). Ebbene le donne che partecipavano al gruppo della meditazione avevano esattamente questo profilo, a differenza delle altre che invece avevano quei valori capovolti. È noto che il problema principale della malattia tumorale è quello di prevenire la diffusione delle metastasi e di impedire la cosiddetta ricaduta e cioè la comparsa di un nuovo tumore. La principale assicurazione che abbiamo contro queste eventualità è il nostro sistema immunitario, la cui salute è influenzata da numerosi fattori comportamentali, ma innanzitutto dal grave stress emotivo che porta con sé una diagnosi di tumore e dagli effetti immunosoppressivi della terapia chirurgica e farmacologia.
Epigenetica meditativa
Ma adesso sappiamo anche qual è la strada che la meditazione usa per equilibrare il nostro sistema immunitario.
Tre anni or sono, uno studio pilota su praticanti il Qi Gong, antica tecnica cinese che, se correttamente praticata, è una forma di meditazione molto efficace, aveva dimostrato che nelle cellule immunitarie dei praticanti il Qi Gong si verificava un’espressione genica diversa da quella dei non praticanti, che riguardava in particolare i geni che controllano la risposta infiammatoria.
Nei neutrofili (cellule immunitarie di prima linea contro le infezioni) dei praticanti il Qi Gong si attivavano prontamente i geni che comandano la fagocitosi e cioè la capacità della cellula di “mangiarsi” batteri e virus. Ciò ovviamente conferisce all’immunità una forte capacità di risposta ad agenti potenzialmente nocivi, ma l’aspetto più interessante è un altro. Sempre nei neutrofili di queste persone, dopo la pronta attivazione dei geni per la fagocitosi, si verificava un’altrettanto pronta attivazione dei geni per l’apoptosi e cioè del suicidio cellulare programmato. Quest’ultima modalità è fondamentale perché garantisce che una cellula infiammatoria non rimanga troppo a lungo in questo stato, che, se nel breve periodo ci protegge dai patogeni, può, nel lungo periodo, danneggiarci. Di qui il meccanismo di salvaguardia garantito dall’apoptosi. In conclusione, in questo primo piccolo studio si era constatato che chi medita ha un profilo di espressione genica che determina un sistema immunitario pronto a rispondere e, al tempo stesso, a tornare rapidamente nei ranghi quando lo stimolo infettivo sia passato.
Uno studio recente ha allargato il campione e ha testato tecniche più semplici. Lo studio, pubblicato su PLOS, è stato condotto nel Mind Body Institute di Henry Benson, pioniere della ricerca sulle tecniche di rilassamento.
Una sessantina di persone sono state divise in tre gruppi di uguale entità: un gruppo di praticanti le tecniche di rilassamento di Benson da più di un anno (M); un gruppo di persone in buona salute non praticanti, che quindi fungevano da controlli (N1); un gruppo di praticanti di primo livello, che cioè avevano seguito un corso di base di qualche settimana (N2).
L’indagine sull’espressione genica, realizzata con la moderna tecnica del microarray, che consente la valutazione simultanea dell’espressione di migliaia di geni, ha dato i seguenti risultati: in M (i praticanti da lungo tempo) rispetto a N1 (i non praticanti) troviamo l’espressione differenziale di 2.209 geni, di cui 1.279 sovraespressi e 934 sottoregolati. Ma anche il gruppo N2 ( i praticanti novizi) rispetto a N1 ha espresso differenzialmente 1561 geni, di cui 874 sovraespressi e 687 sottoregolati. Complessivamente, anche in questo studio emerge un profilo di espressione genica nelle cellule immunitarie che conferisce ai praticanti un maggior controllo dell’infiammazione.
Ovviamente avremo bisogno di molte altre conferme, ma una nuova entusiasmante strada di ricerca è stata aperta: la valutazione degli effetti della meditazione sui geni, infatti, ci può spiegare l’efficacia clinica di questa pratica.