L'ItaIia paradiso del Mossad
di Roberto Livi - 07/04/2010
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Aprile 1948. Nel suo studio di Trento Alcide De Gasperi ha un incontro riservato e difficile. Di fronte a lui una donna decisa gli chiede in pratica carta bianca per le operazioni degli agenti di quell'«Istituto» che l'anno seguente diventerà il Mossad, il servizio segreto israeliano, quasi un mito per gli 007 del mondo intero. Il presidente del consiglio è titubante. Dal 1945, quando ancora non esisteva lo Stato di Israele, l'Italia era al centro di una battaglia geopolitica che segnerà tutta la seconda metà del '900. E i cui effetti continuano oggi. Da quel momento l'Italia diventa una sorta di terra promessa per gli agenti israeliani. Dall'immigrazione clandestina di ebrei sopravvissuti all'olocausto al traffico di armi, dagli attentati anti-inglesi al sabotaggio di navi e fabbriche che lavoravano per paesi arabi, dagli assassini mirati di Palestinesi a “extraordinary rendition” ante-litteram, dai tentativi di destabilizzazione politica a operazioni coperte nel quadro della guerra fredda. Raccontare e ricostruire «le azioni, gli intrighi, le verità nascoste» di questi 60 anni significa non solo doversi immergere nella palude delle trame italiane, col rischio di affondarvi tra dossier manomessi o vuoti, servizi deviati, intrecci tra poteri e mafie, sabbie mobili delle operazioni coperte, disinformazione sparsa a piene mani. Comporta anche affrontare di petto l'intreccio tra politica mediorientale, Stato di Israele e questione ebraica. Parlare laicamente di Israele comporta spesso da noi dover affrontare la scontata accusa di antisemitismo (come è già capitato a Salerno in occasione del suo illuminante libro “Israele, la guerra dalla finestra”, uscito nel 2002), ovvero di voler minare il baluardo mediorientale al terrorismo islamico. Se la scrittura è sciolta, colorita, quasi con un passo da romanzo, “Mossad base Italia” non è L'ex-capo degli 007 israeliani accetta di raccontare la sua verità. Uno scoop senz'altro, ma Salerno è consapevole che racconti e rivelazioni contengono insidie. Del resto «Mike» mette in chiaro che se dicesse tutto quello che sa, poi sarebbe costretto « a uccidere» il suo interlocutore. Dietro di sé, in Italia, Harari ha lasciato una storia di complotti, assassini politici, di alleanze eticamente difficili da accettare, con fascisti duri e puri della X Mas, con l'organizzazione Odessa delle ex-SS naziste, di operazioni che hanno violato la sovranità italiana. Per questa ragione le lunghe conversazioni con «Mike» sono il punto di partenza, cui seguono complesse indagini personali, negli archivi di Stato, nei quotidiani, negli archivi USA della CIA e in quelli di Palmach e Haganah in Israele, interviste a personaggi-chiave. Il tutto accompagnato da attente riflessioni per evitare le insidie della disinformazione o del linguaggio ideologico. Dopo le richieste avanzate da Ada Sereni, De Gasperi le risponde: “Così ci chiedete di aiutarvi a vincere la guerra contro gli Arabi”. Poi però accetta, perché il suo partito (la Democrazia Cristiana) e la sua Italia repubblicana (formata però anche grazie alla Resistenza) non può sopravvivere senza gli Stati Uniti. Nell'aeroporto dell'Urbe verrà istituita una vera e propria base di formazione e addestramento per i piloti della nascente aviazione ebraica. A Catania vi sarà una pista utilizzata per un traffico - illegale - di armamenti provenienti dagli USA. La Marina non è da meno e nel 1954 accetta di formare cadetti israeliani nella sua Accademia, chiedendo solo che tutto «rimanga riservato». I servizi italiani collaborano o voltano le spalle. Attraverso l'Italia passa un flusso clandestino di armi (compresi carri armati, motori di aereo e i famosi maiali, i mini-sommergibili armati di esplosivo della X Mas) dirette nella Palestina ormai divisa tra Israele e Giordania. Flusso che non si interrompe durante le tregue dichiarate dall'ONU. Gli agenti ebraici (anche prima della costituzione ufficiale del Mossad nel '49) possono colpire industrie italiane che vendono armi agli Arabi, sabotare navi che trasportano rifornimenti al nemico. Nel '48, su ordine di Ada Sereni, la nave Lino, carica di armi italiane acquistate dalla Siria, è bloccata da una bomba messa da sub ebraici. Poi altri sabotaggi e attentati. Si sperimentano “extraordinary rendition” ante-litteram: nel settembre 1980 il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu, reo di aver denunciato la costruzione di ordigni nucleari nella centrale di Dimona, è rapito a Roma da agenti israeliani. Aldo Moro, uno dei dirigenti democristiani favorevoli a un accordo con i Palestinesi, ne era consapevole. All'ex vice-segretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni confida: «La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle Brigate Rosse, ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati». La prima vittima della vendetta cadrà a Roma, per mano di una squadra del Mossad guidata proprio da Harari. Wael Zwaiter, intellettuale palestinese e rappresentante di Al Fatah, viene crivellato di colpi nell'androne di casa sua. Poco importa che non avesse nulla a che fare col terrorismo, anzi fosse un feroce critico di Settembre Nero. Quello che bisognava inviare era un segnale forte e chiaro che il braccio armato di Israele colpiva inesorabilmente. Proprio questo obiettivo costituì la debolezza dell'operazione descritta anche nel film di Spielberg. ![]() ![]() Il corpo di Wael Zwaiter, palestinese di Nablus , 38 anni, cugino di Arafat, residente in Italia da 16 anni, lavorava all' ambasciata libica, era un cultore di lettere, aveva pubblicato anche una traduzione in italiano di «Le mille e una notte». Il Mossad (servizio segreto israeliano) lo uccise a Roma il 16 ottobre del 1972, come uccise Majed Abu Sharar nel 1981, Kamal Hussein e Nazih Matar nel 1982. La vendetta doveva essere esemplare e veloce. Così si colpisce anche a caso: in Norvegia il commando del Mossad uccide un cameriere marocchino che nulla aveva a che fare con i Palestinesi; la polizia locale non volta le spalle, e uno dei killer del Mossad catturato svuota il sacco. E rivela particolari dell'operazione con cui Israele aveva importato tonnellate di uranio per fabbricare le sue atomiche. Per Harari fu un mezzo smacco. Ex-agenti sono riciclati come capi della sicurezza o «consiglieri» in mezzo mondo, dalle scorte alle navi alla vigilanza di aeroporti, da operazioni coperte e lucrose come l'Iran-contras-gate (armi ai terroristi anti-sandinisti in Nicaragua comprate con la coca fornita dai cartelli colombiani). Il caso dell'imam Omar rapito a Milano da agenti CIA - coperti dai servizi nostrani- dimostra che le “extraodinary rendition” devono molto alle tecniche del Mossad, mentre a Gaza e nei Territori gli omicidi mirati di dirigenti palestinesi sono ritenuti mezzi brutali, ma al fine di salvaguardare la democrazia. |