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Clima, figuraccia Italia

di Diego Carmignani - 16/04/2010


Berlusconi proclama al mondo il ritorno al nucleare e i negazionisti del Pdl tornano alla carica perché il Paese abbandoni gli impegni del 2020 per il clima. Il futuro è nelle rinnovabili, ma non per noi.
Risuonano ancora nella testa le parole da leader energetico di Silvio Berlusconi, che, al Summit di Washington, tra un’autocelebrazione e l’altra (Putin e Obama si salutano solo per merito suo), ha voluto ricordare martedì quanto l’Italia stia facendo per il progresso dell’umanità.
 
«Il mio governo soltanto ora, 25 anni dopo il referendum contro il nucleare - ha detto trionfante -, ha potuto approvare un nuovo programma per la costruzione di centrali ad uso civile. Siamo consapevoli dei pericoli per il rischio dei materiali nucleari per finalità illegittime e abbiamo deciso di creare una Agenzia nazionale per la sicurezza e una Scuola per la formazione di personale addetto alla sicurezza».
 
Mentre lui professa in trasferta, in casa i suoi lavorano per spianare la strada ai progetti del Cavaliere, remando però contro il resto del mondo. Ieri in Senato i negazionisti Pdl sono tornati di nuovo alla carica, con una mozione in cui si chiede all’Italia di abbandonare gli impegni del famoso 20-20-20, con cui l’Unione europea si pone l’obiettivo, entro il 2020, di ridurre del 20 per cento i gas serra, di aumentare del 20 per cento l’efficienza energetica e di raggiungere una quota del 20 per cento di energia da fonti rinnovabili. Sarebbero obiettivi inutili, secondo i firmatari guidati da Antonio D’Alì.
 
Accesa la polemica in aula, soprattutto da parte della sponda Ecodem: «Siamo al paradosso - ha commentato il senatore Francesco Ferrante -. La maggioranza italiana di centrodestra si conferma come l’unica forza politica a livello mondiale che continui a combattere contro provvedimenti sulla green economy, sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica che non solo sarebbero favorevoli all’ambiente e alla salute del nostro pianeta, ma potrebbero essere un’utilissima leva per combattere la crisi economica in atto».
 
Ma clima ed energia rinnovabile non sono solo parole. Lo dimostrano i progressi in atto in Germania, in testa a una locomotiva verde su cui è necessario salire, oltre che conveniente. L’ultima conferma arriva dalla recente ricerca dal prestigioso istituto economico McKinsey che analizza le varie opzioni per un sistema energetico carbon-free del vecchio continente.
 
Ebbene, lo studio, ripreso dal Wwf e diffuso dopo l’accordo italo-francese sul nucleare, dimostrerebbe in maniera inconfutabile come un sistema elettrico al 100 per cento generato da fonti rinnovabili è possibile per l’Europa entro il 2050. Un traguardo che comporterebbe un rincaro del 5-10 per cento sull’energia rispetto ad altri percorsi a basso livello di carbonio ipotizzati, ma che eviterebbe gli alti rischi legati all’atomo e i danni provocati da combustibili fossili. In sostanza, la fonti rinnovabile è la migliore soluzione disponibile.
 
E in più sono economicamente vantaggiose. Ulteriore conferma giunge dal primo Irex annual report della società di consulenza Althesys, ieri presentato a Milano. Secondo lo studio, lo sviluppo delle fonti verdi porterà all’Italia benefici compresi tra i 23,6 e i 27 miliardi di euro da qui al 2020, quando si sarà approdati al pacchetto sul clima e sull’energia dell’Unione europea.
 
Sempre che chi ci governa non abbia già indirizzato il nostro Paese in un’altra direzione, opposta e antistorica.