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La Grecia non fallirà, gli usurai vogliono ancora guadagnarci

di Filippo Ghira - 16/04/2010



Olli Rehn, commissario europeo agli affari economici e monetari, ha affermato che la Grecia non fallirà a causa del suo debito e che non ci sono motivi per dubitare che la Germania, la prima economia del continente, si impegnerà con forza per aiutare Atene, fino all’importo massimo già stabilito di 8,4 miliardi di euro. Il tecnocrate finlandese ha confermato che una delegazione della Commissione europea sarà ad Atene lunedì prossimo per discutere con le autorità greche sulle modalità e sull’entità del prestito che verrà richiesto agli altri Paesi membri dell’euro. Era stato lo stesso ministro delle Finanze greco, Georgos Papacostantinou, a chiedere alla Commissione Ue, alla Banca centrale europea e al Fondo Monetario Internazionale di avviare in tempi brevi i colloqui sul programma pluriennale di riforme che il governo di Georgos Papandreou si è impegnato a realizzare e che sarà vincolato agli aiuti internazionali. Quelli europei, pari a circa 30 miliardi di euro e quelli del Fmi che potranno variare da 10 a 15 miliardi. La rihiesta di Papacostantinou rappresenta un passo formale per avviare le discussioni sul programma di assistenza ma non significa che il governo abbia già chiesto l'attivazione del prestito che dovrà invece essere espressamente richiesta.
Lunedì ad Atene arriveranno quindi anche gli inviati dell’organismo di Washington specializzato nello strozzinaggio globale. Il direttore generale del Fmi, il francese Dominique Strauss Kahn, ha auspicato che i colloqui possano fornire la base di un'assistenza finanziaria del Fondo, nel quadro di un programma pluriennale nel caso il governo di Atene dovesse decidere di chiedere una simile “assistenza”. Strauss Kahn si è compiaciuto del fatto che l’impegno dei greci sia coerente con l’intesa raggiunta dai governi europei dell’euro per un sostegno finanziario che sarà parallelo a quello del Fmi.
Se le parole hanno un senso, la parola “assistenza”, invece di “aiuto”, sembra suggerire che il Fmi si sente un po’ come la balia che insegna ai bambini come comportarsi. Bambini che, come nel caso della Grecia, non devono fare altro che utilizzare i suoi consigli per applicare i sacri principi del Libero Mercato e per abbattere lo Stato sociale che è sempre e comunque “distorsivo della concorrenza”. Su tali questioni si giocherà la concessione di un prestito del quale Atene ha un estremo bisogno. Il 20 aprile e il 19 maggio prossimi scadono infatti i termini per rimborsare l’importo di due tranches di titoli di Stato a lungo termine rispettivamente per 8,2 e 8,5 miliardi di euro. E altri soldi Atene dovrà versare come interessi entro fine maggio. Complessivamente il governo socialista per tutto il 2010 dovrà coprire impegni di spesa per 53 miliardi.
Un dato che fa sospettare che la richiesta di finanziamenti sarà molto superiore al previsto, forse addirittura doppia e che di conseguenza gli strozzini di Bruxelles e di Washington potranno chiedere a Papandreou maggiori “sacrifici”. Ad esempio, privatizzazioni di attività di interesse pubblico, come l’acqua, gestite dallo Stato e maggiori liberalizzazioni, in settori come l’energia, per permettere l’arrivo di aziende straniere. Nulla di nuovo sotto il sole comunque, sono consigli che sono stati rivolti in diverse occasioni anche all’Italia. Il tasso di interesse che verrà praticato alla Grecia sarà del 5% che è poi quello correntemente praticato dal Fmi e che è minore del 7% che Atene attualmente paga sul suo debito.
Ma sono le contropartite la vera posta in gioco. E Papandreou si è adeguato alle pressioni di Washington e Bruxelles e ha fatto approvare dal Parlamento una Legge Finanziaria che prevede tra l’altro la liberalizzazione di alcune professioni, come medici, avvocati e tassisti e la fine del regime fiscale preferenziale previsto per loro. Stabilito pure l’aumento dei contributi sociali e la sacrosanta, almeno questa, eliminazione degli sgravi fiscali grazie ai quali vegeta la chiesa ortodossa. Poi, tanto per fare cassa, il primo ministro ha previsto uno scudo fiscale alla Berlusconi, al tasso del 5%, per fare rientrare in Grecia tutti quei capitali che possono sempre tornare utili per rilanciare l’economia. Lunedì poi si ascolteranno le nuove imposizioni degli strozzini legalizzati.