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La crisi aiuta la natura

di Rossana De Rossi - 23/04/2010



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L’Inventario delle emissioni reso noto dall’Ispra segnala che le difficoltà economiche sono le prime responsabili della diminuzione dei gas serra. Ma comunque l’Italia non rispetterà gli obiettivi “verdi” di Kyoto.

In calo in Italia le emissioni di gas serra in atmosfera, ma buona parte del merito è da attribuire alla crisi economica. È il dato principale che viene fuori dall’Inventario delle emissioni 2010 presentato ieri a Roma dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo cui nel 2008 la quantità di gas serra è stata del 2% inferiore rispetto al 2007, mentre le stime preliminari del 2009 prevedono un ulteriore discesa del 9% rispetto all’anno precedente.
 
La causa principale di questo miglioramento sembrano essere le difficoltà dell’economia, non a caso il 2008 è il primo anno in cui si registra un calo delle emissioni da trasporto su strada, che passano da 120,1 a 115,3 milioni di tonnellate. Un taglio di gas serra che per Riccardo De Lauretis, responsabile dell’Inventario, sarebbe dovuto «in buona parte alla minor quantità di merci trasportate su gomma, a causa del rallentamento dei consumi e della produzione, che ha quindi fatto scendere anche le emissioni del settore manifatturiero».
 
La crisi quindi paradossalmente «ha aiutato l’ambiente», anche se questo miglioramento non è bastato per riportare l’Italia all’interno degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, che prevedono entro il 2012 un abbattimento dei gas serra del 6,5% rispetto al 1990. Invece, tra l’anno di riferimento e il 2008 c’è stato un incremento del 4,7% (da 517 a 541 milioni di tonnellate), causato soprattutto dalla crescita della CO2, che nello stesso periodo è stata del 7,4%.
 
Il dato è particolarmente negativo se raffrontato con quelli degli altri Paesi dell’Europa a quindici, dove c’è stato un calo complessivo del 6,9%; il ritardo dell’Italia è più evidente nel settore residenziale e dei servizi, dove gli ultimi 18 anni hanno visto un incremento delle emissioni del 10,5%, a fronte di un calo europeo del 13,6%, e in quello dei rifiuti, la cui gestione e trattamento ha prodotto a livello continentale il 39% di gas serra in meno, mentre nel nostro Paese il calo è “solo” del 7,4%.
 
Le emissioni da trasporti ed energia, seppur in calo negli ultimi due anni, sono quelle cresciute di più nel lungo periodo: le prime hanno avuto un balzo del 20% tra 1990 e 2008, mentre quelle del settore energetico hanno avuto nello stesso periodo un incremento del 16%. Questi dati mostrano che per l’Italia «sarà difficile rispettare gli obiettivi, solo col taglio dei gas serra», ammette De Lauretis, per cui serve un aiuto «con l’assorbimento della CO2 da parte delle nostre foreste, che potrebbe portare un’ulteriore diminuzione di 10 milioni di tonnellate l’anno», anche se questo contributo va certificato a livello internazionale, e serve un apposito registro dei crediti forestali che in Italia non è ancora attivo.
 
Per gli anni tra 2008 e 2012 all’Italia è stata assegnata una quota di emissioni totale di 2,4 miliardi di tonnellate (pari a 483 milioni di tonnellate l’anno), ma ad esempio nel 2008 ne sono state emesse 541, quindi 60 milioni di troppo, mentre per il 2009 l’eccesso dovrebbe limitarsi a “soli” 10 milioni di tonnellate.
 
Il nostro Paese quindi “sfora”, ma non è da solo, il rischio del fallimento è di livello globale, visto che «a Copenhagen si è stabilito che l’aumento globale della temperatura non deve superare i 2 gradi» nel corso di questo secolo, dice il responsabile del settore clima dell’Ispra, Domenico Gaudioso, mentre «i dati attuali dicono che si continua così si avrà un incremento su scala mondiale pari a 3,1 gradi».