Niente psicofarmaci all’alunno “inquieto”
di redazionale - 29/04/2006
Lo ha deciso il Tribunale: riammesso a scuola |
Potrà tornare a scuola Gianluca D. L., il bambino allontanato dalle lezioni da oltre un mese perché giudicato troppo vivace e aggressivo dagli insegnanti. Questo l’esito della prima udienza che si è svolta ieri mattina al Tribunale di Milano, convocata con procedimento d'urgenza per esaminare uno scottante caso di palese violazione al diritto all'istruzione sancito costituzionalmente. I genitori hanno chiesto ed ottenuto la riammissione del bimbo, che era stato sospeso a tempo indeterminato in quanto - a detta della scuola - disturbava il regolare svolgimento delle lezioni ed assumeva atteggiamenti violenti nei confronti di compagni ed insegnanti. La scuola aveva informato la famiglia che il bambino sarebbe stato riammesso qualora i genitori avessero accettato di sottoporre il minore ad una terapia a base di potenti psicofarmaci (metilfenidato), suggerita dalla struttura sanitaria pubblica per sedare le esuberanze del bimbo, farmaci psicoattivi che la famiglia si è rifiutata di somministrare per timore dei pericolosi effetti collaterali. “GiùleManidaiBambini” - che con oltre 200.000 specialisti in rete è la più visibile campagna italiana di farmacovigilanza per l'età pediatrica (vedi www.giulemanidaibambini.org) - è intervenuta all'udienza per il tramite del legale della famiglia, avvocato Piras, depositando una relazione tecnica breve ma incisiva. «Abbiamo portato all'attenzione del magistrato - ha dichiarato Luca Poma, segretario generale della Federazione volontari ospedalieri e portavoce nazionale della campagna “GiùleManidaiBambini” - la circostanza che la scuola non può ammettere implicitamente le proprie carenze nel prestare assistenza ad un bambino "difficile", facendo poi ricadere gli effetti di tali carenze sulla famiglia e sul bambino stesso, allontanandolo dalle lezioni: l'istruzione pubblica è un preciso diritto sancito costituzionalmente, e la strategia che era stata adottata è una falsa soluzione». Infatti, ribadisce Poma, «la vera sfida deve essere un'altra: dotarsi delle necessarie risorse professionali, perché è ormai ampiamente dimostrato che questi problemi del comportamento si risolvono con protocolli scientificamente testati (psicologia clinica, pedagogia, etc) che non richiedono necessariamente l'utilizzo di psicofarmaci, i quali - seppure risolvono le crisi contingenti - non "curano" nulla, perché una pillola non può risolvere la causa remota del disagio, ed inoltre espone il bimbo al rischio di gravi effetti collaterali in caso di assunzione prolungata». “Giù le Mani dai Bambini” sottolinea che la comunità scientifica internazionale è molto critica circa l'opportunità di somministrare farmaci psicoattivi ai minori, in ragione del così sfavorevole rapporto rischi-benefici ai minori, mentre in Italia è passata quasi sotto silenzio la notizia che il principio attivo alla base di queste medicine è stato recentemente reinserito dal Ministero della Salute nella tabella 1 (stupefacenti) al pari di cocaina ed eroina. Non è neppure limitandosi a vietare l’utilizzo degli piscofarmaci che si risolve il problema: «La vera sfida - prosegue Luca Poma - è creare una rete di protezione attorno a bambini come Gianluca, un'alleanza tra scuola e strutture sanitarie affinché si offrano risposte concrete ma non necessariamente farmacologiche: liquidare il disagio con una pastiglia è facile, ma questa cultura ha portato ad oltre 11 milioni di bambini in terapia con psicofarmaci nei soli Stati Uniti, e il problema come avevamo previsto, è arrivato anche in Italia». Nel caso di Gianluca, la strada imboccata è quella della collaborazione tra istituzione scolastica e famiglia. «Grazie - spiega il portavoce di “GiùleManidaiBambini” - all'intervento ed alla disponibilità di Mario Dutto, direttore generale per la Lombardia del Ministero dell'Istruzione, la scuola proporrà alla famiglia, nei prossimi giorni, un concreto piano di reinserimento del bambino». Nell’udienza di ieri il magistrato ha riconosciuto la volontà delle parti di una composizione bonaria della vicenda e ha preso un mese di tempo per vedere come si muoverà adesso la scuola. Intanto, da questa vicenda nasce la collaborazione tra Mario Dutto e “Giùlemanidaibambini” per mettere a punto un progetto pilota di formazione scolastica finalizzato a dare adeguata assistenza ai bambini difficili, senza costringere le famiglie alla falsa soluzione degli psicofarmaci. Mentre la vicenda di Gianluca lascia intravedere una positiva conclusione, un caso pressochè identico resta ancora aperto. «Sempre in Lombardia - denuncia Poma -, Lorenzo (dodici anni) non frequenta la sua scuola da oltre quattro mesi. È’ un alunno iperattivo con un quoziente intellettuale ben superiore alla norma, così durante le lezioni si annoia e disturba. Ma è talmente legato ai suoi compagni che, da quando è fuori da scuola, ogni mattina esce di casa per andare a incontrarli. Sinora per lui l’unica soluzione prospettata è stata quella fornita dal servizio sanitario territoriale: l’invito ad assumere uno psicofarmaco a base di atomoxetina, principio attivo che ora negli Usa è finito sotto accusa in quanto dispone al suicidio». |