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L'arma di distruzione di massa chiamata BP

di Lucio Manisco - 14/05/2010

Fonte: luciomanisco.com

 



 

“Potenzialmente un disastro ambientale senza precedenti” è stato il commento di Wesley P. Warren del Natural Resources Defense Council prima ancora dell’improvvisato, patetico e fallimentare tentativo della British Petroleum di riassorbire con una “campana” di cemento armato milioni di metri cubi di petrolio pesante dai fondali del Golfo del Messico. Il tentativo, più da pubbliche relazioni che da tecnologia sia pure sperimentale, è stato paragonato ad un’operazione di chirurgia cardiaca condotta al buio da una distanza di 1.600 metri.

Comunque il signor Tony Hayward, Company Executive Officer della BP, dopo aver cercato di scaricare ogni responsabilità sulla Transocean, la ditta appaltatrice che ha costruito la piattaforma Deepwater Horizon a ottanta chilometri dalle spiagge della Louisiana inquinate dai primi blobs di catrame, ha fatto marcia indietro promettendo di pagare i danni; ha anche ammesso che non esistono metodi conosciuti, sperimentali o meno, per bloccare le tre massicce emissioni di petrolio catramoso a quella profondità. La sua compagnia vanta di essere all’avanguardia delle trivellazioni oltre i mille metri; gestisce un’altra dozzina di piattaforme identiche alla Transocean Orizon nel Golfo e molte altre vicine alle coste del Brasile e, in cogestione con la Anadarko Petroleum, a quelle del Ghana, della Sierra Leone e nell’Artide.

Avrebbe dovuto escogitare prima sistemi di emergenza per far fronte ad incidenti del genere – scrive il Guardian – “perché nessuno la obbligava ad operare in quelle profondità oceaniche”. Nessuno o nulla tranne la logica del profitto. Il “kill, baby, kill” sostituito dal “drill, baby, drill” – ammazza, bambino, ammazza sostituito dal trivella, bambino, trivella quali che siano le conseguenze devastanti per l’ambiente e il genere umano. E’ come se una compagnia specializzata nel disinnescare esplosivi scaduti li gettasse a fondo valle dalla cima di una montagna e, nel caso di conflagrazioni, frane, distruzione di dighe e stragi civili, affermasse che la priorità era disfarsi a basso costo di dinamite e TNT non più utilizzabili a fini bellici e solo negli interessi della comunità nazionale.

Gli interessi nazionali, quelli cioè dell’autonomia energetica, erano stati citati da Barak Obama, quando poco più di un mese fa, senza la minima discontinuità dalle direttive del suo predecessore, aveva autorizzato le trivellazioni al largo delle coste atlantiche. Dopo il disastro del Golfo ha sospeso ma non ha abrogato l’autorizzazione. Non va dimenticato che lo scorso anno dopo l’esplosione in una raffineria nel Texas (11 i morti), la BP aveva portato a 15 milioni e 900.000 dollari i finanziamenti della sua lobby alle campagne elettorali di senatori e deputati per scongiurare una lontana quanto vaga possibilità che l’Amministrazione Democratica rimpiazzasse il “codice etico” adottato volontariamente dai petrolieri con il codice penale. E’ prevedibile d’ora in poi che i lobbisti della BP a Washington possano disporre del doppio o del triplo di quella somma, oltretutto in quanto la Corte Suprema ha abrogato qualsiasi limite ai contributi finanziari delle corporazioni a congressisti o uomini politici.

E’ pur vero che la generosità della BP sta già seguendo altre strade: centinaia di suoi agenti stanno battendo le coste degli stati già colpiti o minacciati dall’onda nera: staccano assegni da 5.000 dollari a favore di tutti quei cittadini che abbiano manifestato l’intenzione di ricorrere ai tribunali. Un’opera di dissuasione che non sembra sia stata coronata da notevole successo anche perché non sono migliaia o centinaia di migliaia ma milioni i cittadini della repubblica stellata potenzialmente vittime del disastro incombente sugli stati della Louisiana, del Mississippi, dell’Alabama e della Florida (se la corrente del Golfo verrà investita dall’onda nera, anche le coste atlantiche di questo stato verranno colpite).

Con l’eccezione del numero di morti la catastrofe è più immane di quella dell’uragano Katrina: più di mezzo milione i pescatori che hanno sospeso o sospenderanno la loro attività; gli stati in questione approvvigionano il 50% del mercato ittico nazionale (l’ottanta per cento dei crostacei, gamberi, i famosi “stone crabs”, le aragoste e le vongole); 500.000 gli operatori turistici e due milioni quelli dell’indotto negli stati vacanzieri degli Stati Uniti d’America. La minaccia è la disoccupazione alle stelle in una regione dove i sindacati sono praticamente inesistenti, la cassa integrazione non sanno cosa sia e i sussidi ai senza lavoro sono minimi e limitati a pochi mesi.
La BP dunque come arma di distruzione di massa e il signor Tony Hayward, suo CEO, molto peggio di Saddam Hussein che di quel tipo di arma non ne possedeva una sola ed è stato impiccato.