Maiali più uguali
di Marco Saba - 02/05/2006
A cento miliardi di euro ammonta il bottino della Banca Bassotti per il solo 2005. Si tratta dell'otto per cento del PIL italiano, in un anno in cui la crescita del PIL è stata dello zero per cento. Ma a che serve la crescita del Prodotto Interno Lordo se la popolazione diminuisce di anno in anno? E' evidente a chiunque che in una famiglia, se ne diminuiscono i membri, diminuisce anche la necessità di risorse da destinare per sfamarla. A meno che la famiglia non sia preda di usurai, il che è il caso della nostra repubblica delle banane. Infatti, con un PIL a crescita zero e una inesorabile diminuzione demografica della popolazione, la quantità di risorse disponibili procapite avrebbe dovuto AUMENTARE.
Ma la manina invisibile del mercato, i banchieri della Banca Bassotti, hanno derubato 100 miliardi attraverso la contraffazione monetaria che continua imperterrita, nonostante i libri di denuncia pubblicati negli ultimi sei mesi. Questi cento miliardi corrispondono a tre anni di finanziarie: il paese avrebbe potuto tirare avanti tre anni senza tasse. Invece no, stampando euro di carta e creando credito bancario, i maiali più uguali hanno per l'ennesima volta dissanguato la parte produttiva della popolazione del Paese, ovvero la maggioranza. Aveva ragione Orwell: Tutti i maiali sono uguali ma alcuni sono più uguali. In teoria, il furto perpetrato attraverso la contraffazione monetaria è reato. Ma i savi anziani di Francoforte, i furbetti della banda centrale europea, hanno badato bene, attraverso la promulgazione di protocolli controfirmati dalla corrottissima commissione europea, di assicurare a loro stessi immunità faraoniche.
Chi li supera in sfacciataggine è
I revisori dei conti dello IOR sono gli stessi che li falsificano. Lo IOR assolve la stessa funzione criminosa, all'interno della monarchia del Vaticano, che assolvono le banche centrali nei confronti dei governi degli altri Stati europei: la manipolazione del potere attraverso il controllo della moneta e dell'economia. Nonostante i pomposi e rituali discorsi contro l'usura del Papa di turno, lo IOR rimane assolutamente indipendente ed al di fuori del controllo del monarca porporato.
Ma chi sono questi magnifici cinque? Il presidente è Angelo Caloia, uomo dell'Opus Dei. Il vice-presidente è un americano, Cavaliere di Colombo legato alla CIA, che si chiama Virgil Dechant. Il terzo è un uomo della Deutsche Bank, Theodor Pietzcker. Il quarto è José Angel Sánchez Aslain, dello spagnolo Banco Bilbao-y-Vizcaya. Il quinto è Robert Studer dell'UBS, Unione Banche Svizzere. Ecco chi comanda veramente in Vaticano, il vero potere forte. Se il Papa volesse fare pulizia, quella pulizia che ventilava Giovanni Paolo Primo, prima di passare a miglior vita, potrebbe cominciare chiedendo ragione, ai suscritti magnifici cinque, dei 21 conti neri che lo IOR ha presso la banca di compensazione internazionale Clearstream Bank. Tutti conti residenti in Lussemburgo, chissà perché. Di questi 21 conti, venti sono cointestati con altre banche che fanno parte dei cosiddetti "signori del signoraggio".
Banche che traggono il loro profitto dai soldi che creano dal nulla, a danno degli ignoranti popoli europei. Stiamo parlando della BNP-Paribas, della banca DEPFA, della Deutsche Bank, della Lazard Brothers, della Merryll Lynch (che è quasi una operazione proprietaria della CIA), della Royal Bank of Scotland, della Salomon Brothers, della Morgan Stanley, della Unione Banche Svizzere e della Lehman Brothers. Vorremmo sapere cioè che tipo di opere di religione si possono attuare attraverso dei conti bancari segreti, un sistema ironicamente introdotto da Roberto Calvi quando Clearstream si chiamava ancora CEDEL. La prima cosa che viene in mente è il riciclaggio del signoraggio. Ma le possibilità sono praticamente infinite. Questo sistema non è solo praticato dalla banca centrale del Vaticano, ma anche da tante altre banche comprese quelle che hanno sottratto i cento miliardi di euro di cui sopra. Ma nel caso del Vaticano la cosa assume una dimensione dissacrante e dissonante rispetto al ruolo moralizzatore che