La compianta teoria dell`evoluzione naturale
di Rutilio Sermonti - 21/05/2010
Ma questo Sermonti è proprio fissato, con la faccenda del defunto evoluzionismo che se la scorrazzerebbe in giro fissato alla sella come il Cid della leggenda! - potrebbe osservare, leggendo il titolo, qualcuno dei lettori. - Ma che gli ha fatto, il povero Darwin?-.
Niente, mi ha fatto, e non è con lui che ce l’ho. Anzi, devo dire che, come naturalista, io sono un suo estimatore, e il fatto di aver formulato un’ipotesi filogenetica, poi dimostratasi errata, non costituisce a suo carico alcun demerito. Tutta la storia della scienza umana è stata una storia di errori e di correzioni. Tanto più che, sia il barbuto Charles Robert, che il meno noto co-inventore dell’evoluzionismo, A.R. Wallace, furono i primi a riscontrare e denunziare le incongruenze della loro teoria, fino ad abbandonarla del tutto, come ho avuto più volte occasione di dimostrare.
Non sono io, ad essere “fissato”, e tanto meno lo è stato il fitto stuolo di insigni scienziati che hanno ormai del tutto ridicolizzata l’ipotesi trasformista, sino a negarle del tutto persino la qualifica di ipotesi scientifica. Fissati, e a un livello chiaramente patologico, sono stati e sono i cosiddetti neo-darwinisti, ovvero evoluzionisti “sintetici”, che, dopo la dimostrazione della intrasmissibilità dei caratteri acquisiti (Weissman) e la scoperta delle mutazioni (De Vries), cercarono a tutti i costi di rimettere in piedi la crollante baracca, con “prove” ridicole o addirittura fraudolentemente alterate e ragionamenti vistosamente viziati di petizione di principio. Essi capovolsero letteralmente la questione. Partendo dalla domanda, postasi da Lamarck e da Darwin, se le risultanze dell’indagine scientifica potessero autorizzare la convinzione che tutte le innumerevoli forme di vita potessero essere sorte per puro caso, senza alcun criterio o disegno (ovviamente, anteriore), essi diedero per scontata la conclusione che nessun “progetto” fosse ammissibile, e si diedero alla ricerca di un “meccanismo” qualunque che potesse giustificare l’aprioristica convinzione. Gli esiti non potevano che essere esilaranti!
A questo punto, per noi, che non siamo abituati a gettarci dietro le spalle i problemi insoluti, il vero problema sono Loro! Essi ci pongono, infatti, davanti a una contraddizione stridente tra due realtà per noi fuori di dubbio:
1 - Che in tutta la teoria detta neo-darvinista, ovvero “evoluzionista sintetica” (J.Huxley), non è dato di riscontrare se non un colossale partito preso, l’inesistenza della minima prova che non sia ridicola o falsificata, sillogismi umoristici e voli di fantasia, del tutto incompatibili, non diciamo con la cultura, ma addirittura col livello normofrenico dei suoi profeti;
2 - che scienziati del livello del citato Huxley, di un Haeckel, di un Teilhard de Chardin, di un Crick, di un Haldane, di un Fisher, di un Ayala e così proseguendo nella serie degli evoluzionisti tonanti e dominanti, certamente tutto erano fuorché stupidi o ignoranti. Come si spiega che essi abbiano potuto abbassarsi fino a puntellare le scempiaggini dette sopra, e addirittura a tollerare che mille e mille “diffusori” le adornassero di fantascientifici orpelli, facendone oggetto di autentico culto da parte delle masse sprovvedute? Come si spiega che alcuni, anche vedendo chiaramente e denunziando le malefatte dell’evoluzionismo ufficiale, non abbiano il coraggio di dichiararsi anti-evoluzionisti? Cito in proposito un esempio clamoroso. Si tratta addirittura di W. R. Thompson, direttore del Commonwealth Institute of Byological Control di Ottawa, che così scrive, a proposito dei trasformisti, introducendo l’edizione del centenario di “Origine delle specie” darwiniana: “Questa situazione in cui uomini si riuniscono in difesa di una dottrina che non sono capaci di definire scientificamente, e ancor meno di dimostrare con rigore scientifico, tentando di mantenere il suo credito verso il pubblico attraverso l’eliminazione della critica e la soppressione delle difficoltà, è anormale e indesiderabile nella scienza”. Ma allora, che cos’è che induce quelle rispettabili persone, certo né stupide né ignoranti, a un siffatto indesiderabile comportamento? E’ certo un problema non da poco: da scervellarcisi sopra. E un barlume di risposta ce lo ha fornito non da ieri Jean Rostand, in un suo articolo sul Figaro Literaire del 1951. Riflettendo sull’idea evoluzionista, egli si chiede: “Non la viviamo, nel vero senso della parola. L’abbiamo imparata sui banchi della scuola; abbiamo ripetuto macchinalmente che la vita si evolve, che gli esseri si trasformano gli uni negli altri; ma sappiamo veramente, nella sincerità profonda del nostro io, che, risalendo abbastanza in alto nella nostra ascendenza, incontreremmo dei pesci o dei vermi.
Ed ecco levarsi contro di noi e contro la libertà quella tabe nefasta del pensiero che è l’abitudine mentale: orribile catena di cui, persino ai più dotati intellettualmente e culturalmente è quasi impossibile svincolarsi, e che, con l’attuale mostruoso sviluppo dei mass-media, è invece facilissimo a chi li controlli diffondere, attraverso la continua ripetizione.
Avrebbe dunque essa il potere di mandare in vacanza anche fervidi cervelli? Si direbbe proprio di si. Chi si scandalizzi davanti a tale mia opinione, mi permetta di citargli un esempio qualunque, tratto proprio dal campo “evoluzione”.
Anche alle medie, e nelle sale d’aspetto dei dentisti, tutti sanno che l’alto “establishment” scientifico ha definitivamente accertato che i rettili derivano dagli anfibi. Derivano nel senso che, per una serie di “casuali” mutazioni, da uova di Anfibi sarebbero sgusciate forme con qualche carattere rettiliano, e da quelle altre con caratteri rettiliani ancor più netti, e così via, fino ad essere Rettili del tutto. Prima balla: semplicemente perchè né anfibi né rettili esistono in natura, né quindi possono fare uova. Chiarisco: in natura esistono soltanto un enorme varietà di organismi diversi. Esistono poi le “specie” che sono serie di organismi identici o quasi (a parte le differenze sessuali), capaci di incrociarsi tra loro, dando luogo a ibridi fecondi, simili ai genitori. Tutte le altre superiori categorie tassonomiche (famiglie, ordini, classi, tipi e intermedie) non sono che “criteri di classificazione”, creati saggiamente dal grande Linneo per fare un po’ d’ordine nei “bestiari” disponibili al suo tempo, che, con le esplorazioni consentite dall’adozione dei piroscafi, tendevano ad allungarsi a dismisura.
Linneo, si regolò in base alle maggiori o minori somiglianze, a guisa di un accorto bibliotecario che, tra migliaia di volumi disparati, cerca di adottare un ordine che li renda reperibili, e quindi disponibili agli studiosi. Una biblioteca disordinata è praticamente inutilizzabile.
Evviva la tassonomia, quindi, ma non lasciamocene suggestionare oltre il lecito, prendendo come un’offesa personale il fatto che esistano specie che non si sa bene in che categoria collocare. La natura, delle nostre categorie se ne frega. Torniamo quindi coi piedi sulla terra, e consideriamo che le famose mutazioni casuali avvengono solo in singoli individui. Una mutazione – c’insegna la scienza - consiste nell’alterazione di uno o più “geni” nella cellula, che, se trattisi di cellula germinale (gamete), è trasmissibile alla prole.
Dato che un qualsiasi organismo (compresi i definiti “semplici”) presenta un delicato intreccio di milioni di geni interdipendenti, l’alterazione casuale o traumatica di uno o più di essi, se ha qualche effetto ai fini della sopravvivenza (fitness), ha quello di annullarla o diminuirla, e arriva monna Selezione Naturale a spazzarla via. Ma è anche ipotizzabile che, per una fortunatissima ipotesi, l’alterazione provochi un miglioramento della fitness ! Per esempio… no, non se ne conosce neanche uno, però è ipotizzabile. A tali ipotizzabili migliorie, tutte casualmente nella stessa direzione, si deve se un bel dì un piccolo animale a forma di lucertolina, ma senza squame e con girini branchiati, come una salamandra, diede inizio alle trasformazioni genetiche in altro piccolo animale più o meno lacertiforme, ma con squame e senza fase branchiale, classificabile come rettile. Si tratta di saper ipotizzare, e gli scienziati evoluzionisti sono ipotizzatori bravissimi! Poi, con un colpo di bacchetta magica, trasformano le ipotesi in certezze e - oplà! - ecco la salamandrina diventata lucertolina! Gradualmente, s’intende. Quale?
Come: “quale?” Che cavolo pretendete? Mica c’eravamo, all’epoca! - risponde la scienza. Se vi servono ipotesi, accomodatevi: e giù Petrolacusaurus e altri anfibiucci un po’ strani.
Ma come? E’ questo l’evoluzionismo? Può chiedersi, sbalordito, l’uomo della strada.
Esatto, caro concittadino: è proprio questo, non ostante le fregnacce che ti hanno propinato a scuola e ti inocula il concerto massmediatico. Pensa quanto sei stato preso per i fondelli ! Ma non basta mica.
Abbiamo visto nascere “i Rettili” da una non precisata salamandra. Ma, in realtà, ci troviamo davanti solo una piccola lucertola, poniamo in Malesia, magari “primitiva” come uno sfenodonte (che c’è ancora). Ma nelle isole Galapagos, al largo della costa occidentale del Perù, vive una colossale tartaruga (Testudo elephantopus), le cui sembianze, per nulla simili a una lucertolina, tutti avrete ammirato in fotografia. E, nell’Australia orientale striscia il serpente più velenoso del mondo, l’Oxyuranus microlepidotus o Taipan, un parente del Mamba lungo oltre tre metri, e con una dose di veleno nelle ghiandole parotidi sufficiente a fulminare 100 uomini. Ambedue sono rettili, e quindi ambedue, dovrebbero derivare geneticamente (con graduali mutazioni) dalla ipotetica lucertolina malese. Come cavolo avrebbero fatto, a quelle distanze, i seriosi scienziati trasformisti non ce lo spiegano. Dato che è accertato (?) che i Rettili derivano dagli Anfibi, in qualche modo avranno pur fatto!
Ecco, la scienza (pardon: Scienza) che ha squarciato i veli dell’oscurantismo, e che ora scatena i suoi botoli idioti ad abbaiare al Creazionismo (che non c’entra niente, e che noi neppure nominiamo) è roba di questo livello.
La vogliamo fare o no, questa benedetta rivoluzione culturale?