Evoluzionismo e creazionismo
di Maurizio Barozzi - 25/05/2010
Mi ha fatto veramente piacere trovare su Rinascita una pagina con un articolo di Rutilio Sermonti dedicata a “La compianta teoria della selezione naturale” ed il suo invito finale a compiere finalmente quella benedetta “rivoluzione culturale” che spazzi via temi e pseudo scienze, come quella dell’evoluzionismo che non stanno proprio in piedi.
La teoria evoluzionista ha accompagnato il secolo tardo positivista ed è stata perfettamente funzionale a supportare la politica dei movimenti marxisti e la contestazione del creazionismo, quindi della Chiesa. Ricordo da piccolo, alla fine degli anni ’50 che mi capitò nelle mani un libro edito credo direttamente dal Partito Comunista, pregno di foto e disegni (sinceramente molto ben fatto) dove, oltre alle vicende della Resistenza, vi era un intero capitolo dedicato proprio a Darwin e all’evoluzionismo con i soliti arbitrari disegni delle scale evolutive (dal primate all’homo sapiens, ecc.).
Proprio il confronto con il Creazionismo, con tutti gli interessi e le tematiche che finisce per sollevare, a mio avviso, ha permesso a questa “teoria dell’evoluzione” di sopravvivere fino ad oggi, “contro natura scientifica”.
La Bibbia, infatti, è una accozzaglia di storielle e aneddoti, più o meno astrusi, copiati o inventati in tempi diversi, confacenti a certe popolazioni desertiche e nomadi (che poi derivi e contenga al suo interno anche verità universali di una certa sapienza antica, adattate a quelle culture, è un altro discorso di natura esoterica che qui non è il caso di intraprendere).
Purtroppo per “note vicende storiche” la Bibbia, che poteva al massimo riguardare genti che avevano avuto una insignificante parte nella storia antica, ha finito per essere imposta a viva forza a quasi due terzi del pianeta. Ma la genesi raccontata dalla Bibbia non coincide affatto con la “storia della terra”, con la paleontologia, la stratigrafia ed altre discipline a queste collegate. La Bibbia, infatti, se presa in senso “storico” e trasposta sul piano scientifico, fornisce dei riferimenti troppo vicini nel tempo, anche rispetto alle forme di vita che invece risalgono a miliardi di anni addietro, e la fede nella “creazione” non può essere portata a confutazione dell’evoluzionismo (il fatto che la natura nella sua perfezione e complessità spaventosa, non può che far ritenere sia parte di una “dimensione divina”, di un “disegno divino”, è tutt’altro discorso).
In America lo scontro tra evoluzionisti e creazionisti raggiunge a volte livelli semplicemente ridicoli, anche se oggi i creazionisti più seri, forti di alcune recenti osservazioni scientifiche che smentiscono in toto la teoria dell’evoluzione, hanno da tempo affrontato il discorso esulando dagli aspetti biblici.
In effetti, nel tempo, per interi secoli e secoli, prima della Bibbia, gli uomini hanno avuto altre espressioni di religiosità e sistemi di credenza religiosa, peculiari e connaturati alle diverse espressioni razziali e a diverse culture dei popoli e delle genti, ed altrettanto ancora oggi questo si verifica nello spazio, dove milioni di persone hanno una loro religione che non nasce dalla Bibbia. Insomma c’è un errore e una presunzione di esclusivismo, di “verità rivelata”, che falsa tutto il problema.
Per tornare all’evoluzionismo, se andiamo a considerare quella che poteva essere la “vita” nelle lontane Ere, vi troviamo indubbiamente una “diversità” rispetto alle forme di vita attualmente presenti. Per gli evoluzionisti questa “diversità”, dato anche il numero ridotto e la complessità delle forme di vita, via via aumentate e specializzatesi, è anche indice di una “evoluzione”, di un passaggio da organismi inferiori ad altri più specializzati e superiori, comprendendo in questa scala evolutiva anche il paradosso intermedio del passaggio dal “non occhio” all’ “occhio”, che oltre a costituire una assurdità è anche difficile da spiegare.
Ma proprio qui sta l’errore di fondo dell’evoluzionismo perchè, intanto questa “complessità”, che si presume “inferiore” è una considerazione scientifica del tutto arbitraria e relativa, secondo poi tutto il mondo vivente andrebbe visto nella sua organicità ed interdipendenza, una interdipendenza che agisce anche nei confronti del “non organico”, e non ridotto invece al singolo elemento che del resto non potrebbe sussistere come tale (ecosistema) ed in questo l’olismo è sicuramente più adatto a spiegare certi fenomeni che non la scienza “del caso” derivata dal meccanicismo e dal determinismo.
Ed infine, più che una scala evolutiva, ricostruendo, in termini di milioni di anni le varie ere biologiche, troviamo una “diversità” causata dalla scomparsa di alcune specie e l’apparizione di altre del tutto nuove.
E questi passaggi, la paleontologia oramai lo ha ampiamente dimostrato, non sono di carattere evolutivo, non hanno una “fase intermedia”, non hanno un “anello di congiunzione”, ma sono di carattere “saltativo”, come se si estinguesse, più o meno improvvisamente, una certa specie, un determinato “sistema” di vita e ne subentrasse un altro simile, ma al tempo stesso diverso.
Qualcuno ha provato a spiegare questo “fenomeno” anche con la possibilità che determinate radiazioni nucleari del tutto naturali, hanno potuto interagire nelle forme di vita, certo è però che questi “passaggi”, queste “nuove specie” non sono “mostruose”, “deformi” e non hanno “difetti” dal punto di vista genetico, ma sono forme di vita altrettanto corrette, “complete”, “belle” e maestose come quelle che le hanno precedute.
In ogni caso sull’evoluzionismo c’è un particolare che nessuno ha colto e che taglia la testa al toro, riducendo praticamente a zero le “pretese politiche” di questa pseudo scienza e liquida ogni contenzioso in materia.
E’ un particolare fondamentale che concerne la presunta discendenza dell’uomo dalla scimmia. Ebbene, anche ammesso (ma sappiamo bene che non è vero) che ci sia stata una scala evolutiva dagli ominidi all’uomo, dobbiamo comunque prendere atto e constatare, in termini scientifici, facilmente osservabili in sede sperimentale, che tra l’uomo e la scimmia c’è uno iato. Quindi, anche presumendo una scala evolutiva, ad un dato momento si è determinato un abisso incolmabile che ha diversificato nettamente le due specie. Come questo abisso si sia manifestato e quando e perché si è manifestato è del tutto secondario, mentre il fatto che ci troviamo di fronte a due specie affatto diverse è un fattore essenziale e dal quale non si può prescindere. Con buona pace dell’Evoluzionismo.
La teoria evoluzionista ha accompagnato il secolo tardo positivista ed è stata perfettamente funzionale a supportare la politica dei movimenti marxisti e la contestazione del creazionismo, quindi della Chiesa. Ricordo da piccolo, alla fine degli anni ’50 che mi capitò nelle mani un libro edito credo direttamente dal Partito Comunista, pregno di foto e disegni (sinceramente molto ben fatto) dove, oltre alle vicende della Resistenza, vi era un intero capitolo dedicato proprio a Darwin e all’evoluzionismo con i soliti arbitrari disegni delle scale evolutive (dal primate all’homo sapiens, ecc.).
Proprio il confronto con il Creazionismo, con tutti gli interessi e le tematiche che finisce per sollevare, a mio avviso, ha permesso a questa “teoria dell’evoluzione” di sopravvivere fino ad oggi, “contro natura scientifica”.
La Bibbia, infatti, è una accozzaglia di storielle e aneddoti, più o meno astrusi, copiati o inventati in tempi diversi, confacenti a certe popolazioni desertiche e nomadi (che poi derivi e contenga al suo interno anche verità universali di una certa sapienza antica, adattate a quelle culture, è un altro discorso di natura esoterica che qui non è il caso di intraprendere).
Purtroppo per “note vicende storiche” la Bibbia, che poteva al massimo riguardare genti che avevano avuto una insignificante parte nella storia antica, ha finito per essere imposta a viva forza a quasi due terzi del pianeta. Ma la genesi raccontata dalla Bibbia non coincide affatto con la “storia della terra”, con la paleontologia, la stratigrafia ed altre discipline a queste collegate. La Bibbia, infatti, se presa in senso “storico” e trasposta sul piano scientifico, fornisce dei riferimenti troppo vicini nel tempo, anche rispetto alle forme di vita che invece risalgono a miliardi di anni addietro, e la fede nella “creazione” non può essere portata a confutazione dell’evoluzionismo (il fatto che la natura nella sua perfezione e complessità spaventosa, non può che far ritenere sia parte di una “dimensione divina”, di un “disegno divino”, è tutt’altro discorso).
In America lo scontro tra evoluzionisti e creazionisti raggiunge a volte livelli semplicemente ridicoli, anche se oggi i creazionisti più seri, forti di alcune recenti osservazioni scientifiche che smentiscono in toto la teoria dell’evoluzione, hanno da tempo affrontato il discorso esulando dagli aspetti biblici.
In effetti, nel tempo, per interi secoli e secoli, prima della Bibbia, gli uomini hanno avuto altre espressioni di religiosità e sistemi di credenza religiosa, peculiari e connaturati alle diverse espressioni razziali e a diverse culture dei popoli e delle genti, ed altrettanto ancora oggi questo si verifica nello spazio, dove milioni di persone hanno una loro religione che non nasce dalla Bibbia. Insomma c’è un errore e una presunzione di esclusivismo, di “verità rivelata”, che falsa tutto il problema.
Per tornare all’evoluzionismo, se andiamo a considerare quella che poteva essere la “vita” nelle lontane Ere, vi troviamo indubbiamente una “diversità” rispetto alle forme di vita attualmente presenti. Per gli evoluzionisti questa “diversità”, dato anche il numero ridotto e la complessità delle forme di vita, via via aumentate e specializzatesi, è anche indice di una “evoluzione”, di un passaggio da organismi inferiori ad altri più specializzati e superiori, comprendendo in questa scala evolutiva anche il paradosso intermedio del passaggio dal “non occhio” all’ “occhio”, che oltre a costituire una assurdità è anche difficile da spiegare.
Ma proprio qui sta l’errore di fondo dell’evoluzionismo perchè, intanto questa “complessità”, che si presume “inferiore” è una considerazione scientifica del tutto arbitraria e relativa, secondo poi tutto il mondo vivente andrebbe visto nella sua organicità ed interdipendenza, una interdipendenza che agisce anche nei confronti del “non organico”, e non ridotto invece al singolo elemento che del resto non potrebbe sussistere come tale (ecosistema) ed in questo l’olismo è sicuramente più adatto a spiegare certi fenomeni che non la scienza “del caso” derivata dal meccanicismo e dal determinismo.
Ed infine, più che una scala evolutiva, ricostruendo, in termini di milioni di anni le varie ere biologiche, troviamo una “diversità” causata dalla scomparsa di alcune specie e l’apparizione di altre del tutto nuove.
E questi passaggi, la paleontologia oramai lo ha ampiamente dimostrato, non sono di carattere evolutivo, non hanno una “fase intermedia”, non hanno un “anello di congiunzione”, ma sono di carattere “saltativo”, come se si estinguesse, più o meno improvvisamente, una certa specie, un determinato “sistema” di vita e ne subentrasse un altro simile, ma al tempo stesso diverso.
Qualcuno ha provato a spiegare questo “fenomeno” anche con la possibilità che determinate radiazioni nucleari del tutto naturali, hanno potuto interagire nelle forme di vita, certo è però che questi “passaggi”, queste “nuove specie” non sono “mostruose”, “deformi” e non hanno “difetti” dal punto di vista genetico, ma sono forme di vita altrettanto corrette, “complete”, “belle” e maestose come quelle che le hanno precedute.
In ogni caso sull’evoluzionismo c’è un particolare che nessuno ha colto e che taglia la testa al toro, riducendo praticamente a zero le “pretese politiche” di questa pseudo scienza e liquida ogni contenzioso in materia.
E’ un particolare fondamentale che concerne la presunta discendenza dell’uomo dalla scimmia. Ebbene, anche ammesso (ma sappiamo bene che non è vero) che ci sia stata una scala evolutiva dagli ominidi all’uomo, dobbiamo comunque prendere atto e constatare, in termini scientifici, facilmente osservabili in sede sperimentale, che tra l’uomo e la scimmia c’è uno iato. Quindi, anche presumendo una scala evolutiva, ad un dato momento si è determinato un abisso incolmabile che ha diversificato nettamente le due specie. Come questo abisso si sia manifestato e quando e perché si è manifestato è del tutto secondario, mentre il fatto che ci troviamo di fronte a due specie affatto diverse è un fattore essenziale e dal quale non si può prescindere. Con buona pace dell’Evoluzionismo.