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La tregua delle borse è un'illusione

di Superbonus - 28/05/2010

Fonte: il Fatto Quotidiano

 

 

 

Il debito italiano incombe e la manovra di B. non convince del tutto i mercati.

Non fatevi ingannare dalle Borse: i titoli azionari festeggiano lo scampato pericolo di default imminenti (soprattutto quello della Grecia, almeno per ora) e gli ottimi dati sull’economia che provengono da Stati Uniti e Giappone. I risultati registrati ieri dai mercati internazionali farebbero pensare che, dopo molte settimane, finalmente sta tornando la calma dopo che perfino l’Italia ha varato una manovra correttiva per rimettere in sesto i conti pubblici. La Borsa di Milano ha chiuso in rialzo del 4,30 per cento, quella di Londra del 3,12 per cento, Parigi del 3,42 per cento. Persino l’euro torna a rafforzarsi dopo le giornate terribili che, secondo le interpretazioni più pessimiste, hanno quasi determinato la sua dissoluzione. Anche la Cina ha contribuito a rassicurare gli investitori. Gao Xiquing, il presidente del principale fondo sovrano cinese (che agisce sui mercati per conto del governo), ha chiarito che “l’Europa è stata e sarà uno dei mercati principali per gli investimenti della Cina delle sue riserve”. Che significa: tranquilli, non vogliamo fuggire dall’euro, siamo al vostro fianco. Il termometro vero della situazione, in questi momenti, sono però i mercati obbligazionari visto che la crisi è entrata in una fase in cui i governi non sono più la soluzione ma parte del problema, soprattutto per come gestiscono i loro debiti pubblici. Ed è un segnale preoccupante che i titoli di Stato italiani continuino a rendere molto di più dei titoli tedeschi e francesi e leggermente meno di quelli spagnoli. E’ il segnale che il mercato ancora non si fida della volontà del governo di ridurre il debito pubblico e chiede un tasso d’interesse maggiore per sottoscrivere i titoli di Stato italiani rispetto che ai governi di Paesi più solidi.

LE ASPETTATIVE. Chi investe a medio lungo termine vuole avere la ragionevole certezza di vedere, in futuro, restituiti i suoi soldi con gli interessi e questa certezza si è affievolita nelle ultime settimane. Certamente ha inciso la crisi Greca (che adesso sembra congelata, notizia di ieri che stanno tornando i depositi nelle banche di Atene, dopo che i clienti avevano svuotato i conti correnti per paura) ma non in maniera esclusiva. Che l’Italia dovesse affrontare una manovra finanziaria impegnativa è noto da almeno 5 mesi agli investitori più accorti, che questa manovra sarebbe dovuta essere di 40 miliardi e non di 24 per il biennio 2011-2012 è un fatto oramai notorio non solo nelle sale cambi ma anche nella Confindustria e persino sui giornali di centrodestra. All’interno di questa manovra gli analisti più attenti hanno anche notato che 7 miliardi dovrebbero provenire dalla lotta all’evasione fiscale, non si tratta quindi di tagli ma di entrate presuntive ed ottimistiche che potrebbero non trovare riscontro nella realtà. Di fronte a queste osservazioni l’atteggiamento degli investitori è quello di chi si mette alla finestra ed aspetta che il tempo confermi o smentisca le previsioni del governo, prima fra tutte quelle di un Pil che dovrebbe crescere nel 2011 del 1,5 per cento e nel 2012 del 2 per cento, previsioni che il ministro Tremonti ha confermato nel corso della conferenza stampa di presentazione della manovra.

LE INCOGNITE. Se tutto dovesse andare secondo le previsioni del Governo è lecito aspettarsi una nuova manovra da 16 miliardi nei prossimi 10 mesi se invece qualcosa dovesse andare storto, i margini di sicurezza nei confronti di un disastro sono stati pericolosamente accorciati. Sono stati accorciati politicamente da un governo che continua a ripetere la frase “non abbiamo messo le mani in tasca agli italiani” ed ha limitato i sacrifici alla sola categoria dei dipendenti pubblici nel tentativo di minimizzare l’intervento sulla propria base elettorale. Una nuova manovra fatta in fretta e furia sotto la pressione di dati macroeconomici non allineati alle previsioni del ministro dell’Economia colliderebbe frontalmente con una linea politica, e di comunicazione, pensata ed organizzata dal Presidente del Consiglio e dai suoi fedelissimi. I delicati rapporti fra il professore Tremonti e Berlusconi provocherebbero una frattura difficilmente sanabile che potrebbe produrre sbocchi politici e finanziari dall’esito imprevedibile. Sono anche saltati i margini di sicurezza economici, aver varato una manovra che non modifica la struttura della spesa pubblica e non fa del tutto chiarezza sui conti pubblici ha messo il Tesoro nelle condizioni di dover rifinanziare il debito a tassi crescenti che a loro volta incidono sulla spesa, sul rapporto deficit/pil con le conseguenze che ben sappiamo. La sensazione è che il Governo abbia intrapreso una nuova partita di poker con il mercato calando sul tavolo una carta (la manovra) abbastanza alta da non provocare il rilancio dell’avversario ma non tanto alta da provocare l’abbandono del tavolo.