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Charbonneau (1910-1996), iI precursore solitario della decrescita

di Serge Latouche - 04/05/2006

Secondo B. Charbonneau (amico di J. Ellul) coloro che propongono “un altro sviluppo” mascherano di fatto la loro incapacità a mettere veramente in discussione il sistema attuale. Charbonneau è stato tra i primi a criticare lo sviluppo sostenibile, in nome di una coerente visione ecologica, che lo ha indotto a denunciare in modo severo e talvolta provocatorio la civiltà dell’automobile e dell’invasione meccanica. “Parigi non c’è più; non è stato Hitler a distruggerla, ma Renault”.

 

Bernard Charbonneau (1910-1996), iI precursore solitario della decrescita

Noto e apprezzato dai sostenitori della decrescita, Bernard Charbonneau, morto nel 1996, resta nondimeno un precursore ignorato dal grande pubblico. Jacques Ellul, "L 'uomo che aveva (quasi) tutto previsto " ma che, neanche lui, è stato profeta nel suo paese, diceva del suo amico Charbonneau: "Mi ha insegnato a pensare”[1]. L'opera che ha lasciato è considerevole: una ventina di libri, più alcuni inediti, parecchie centinaia di articoli di cui una buona cinquantina nel giornale La Gueule Ouverte. Tutti questi scritti danno testimonianza di una grande lucidità e restano attuali. Nato nel 1910, a Bordeaux, due anni prima di Jacques Ellul, Charbonneau analizza quella che chiama la "società tecnologica". Denuncia i pericoli del delirio tecnico-scientifico, e smonta i suoi funzionamenti. Si applica a smascherare l'impostura economica e in particolare l'assurdità dello sviluppo e della crescita.

"Dopo anni, mi scriveva nel dicembre del ‘95, cerco invano di far capire a certi ecologi la realtà che nasconde la parola "sviluppo ". Penso che un altro sviluppo dissimuli una incapacità di mettere veramente in discussione la realtà attuale. (...) Penso dunque come voi che l'umanizzazione del sistema attuale implichi un cambiamento radicale di spirito se si vuole cambiare la pratica. Questo non ha niente a che vedere con l'utopia che si trasforma una volta al potere in un realismo alquanto cruento e limitato. Penso che così come siamo, fedeli alle nostre tradizioni, abbiamo le armi per cominciare questo lavoro. Come in tutte le malattie questo comincia con una buona diagnosi". E già nel ‘94 concludeva: "Non esiste sviluppo sostenibile "[2] .

Oltremodo sensibile, come Ellul, al pericolo della distruzione dell'ambiente, Charbonneau sviluppa una significativa visione ecologica del mondo che tenterà instancabilmente di mettere in pratica, pensando globalmente e agendo localmente. In particolare, per la difesa della costa d'Aquitania "immensa foresta di pini, vergine benché piantata soprattutto dall’uomo. Grandi laghi d'acqua chiara e pescosa, ignorati dalla borghesia concentrata ad Arcachon ", "giacimento verde" destinato al massacro della speculazione col pretesto dello sviluppo. "Fortunatamente”, scrive ironicamente questo intellettuale appassionato di viaggi, ” per spianare i Pirenei bianchi o blu, non ci sono ancora bulldozer abbastanza potenti". Grazie alla fedele tenacia di sua moglie, Henriette, il suo saggio più esplosivo, L'Hommauto, è nuovamente disponibile[3]. Questo libro non ha perso attualità. Si giudichi. Il libro è dedicato "Al morto sconosciuto della seconda strage motorizzata ".E

ricorda che “Ogni anno più di diecimila morti e duecentomila feriti cadono in Francia nel tentativo di passare il week-end". Mentre “ l'uomo-ruota aveva delle radici, l'uomo-auto forma un tutto nella sua conchiglia a motore ". Questo professore di storia ne è convinto: "Si crede di fabbricare automobili, si costruisce una società". Ora, "il regime automobile non è un regime liberale ma poliziesco. La proliferazione delle automobili non può essere assicurata che tramite quella delle leggi". Questo comincia veramente nel dopo­guerra: "Le bombe previdenti avrebbero un po’ dappertutto spianato delle strade, e dei parcheggi. Sarebbe cominciata l'invasione meccanica che minaccia oggi di distruggere Parigi; e contro questa non c’è ancora la Resistenza ". E più avanti insiste e afferma: "Parigi non c’è più; non è stato Hitler a distruggerla ma Renault".

Bernard Charbonneau dà prova di un incorreggibile umorismo graffiante. "L'essenza (benzina) è veramente l'Essenza dell'automobile, e domani lo sarà dell’ uomo. Non solo l'auto se ne nutre, ma imbottisce le strade dei prodotti che non può digerire. Quando macchia il suo autista, lo pulisce col petrolio o col sapone di petrolio; lo veste di plastica, e domani lo nutrirà". Senza astio e senza rancore, lascia anche una opportunità ad un' altra automobile...E per concludere: "Immaginare un'altra auto significa immaginare un'altra società; e forse un altro uomo”.

Resta da chiarire il problema di uno scarso riconoscimento da parte del pubblico, di cui malgrado tutto provò una certa amarezza. Sicuramente, la critica senza mezzi termini del sistema, il rifiuto di stare al gioco dei media, la scelta di vivere più appartato ancora del suo amico Ellul non hanno facilitato le cose. Tuttavia, altri hanno fatto tali scelte ed hanno avuto sensibilmente più rinomanza, Illich, François Partant, Castoriadis, e certamente il suo amico Jacques Ellul stesso, con il quale ha vissuto una vera cooperazione intellettuale. Jacques Prades sottolinea a ragione, mi sembra, un'altra particolarità: il suo tono "imprecatore". Rileggendo l'Hommauto, aggiungerei anche una forma poetica di scrittura, cosa rara e disprezzata. Perché come diceva il rimpianto Pierre Thuillier, l'Occidente sta per morire avendo congedato la poesia ..4.

Nell'ultima lettera del febbraio 1996, mi scriveva: "In altra occasione vi avrei reso visita, ma il mio stato me lo impedisce, tuttavia, la porta della mia casa è stata sempre aperta .Forse avremo occasione di parlarne se la mia malattia lo permetterà". Gli risposi ringraziandolo dell'invito e che ne avrei approfittato all'occasione. Non ne abbiamo più riparlato. La malattia non l'ha permesso. La mia lettera è rimasta senza risposta. Bernard Charbonneau morì il 28 aprile, qualche giorno prima dell'incontro organizzato a Tolosa in suo onore e che lui doveva inaugurare5 .

Serge Latouche

4 Pierre Thuillier : La Grande Implosion, Fayard, 1995

5 Gli atti sono stati pubblicati sotto la direzione di Jacques Prades, ed. Erès, 1997, con il titolo Bernard Charbonneau : une vie entière a denoncér la grande imposture.

 

 

(traduzione a cura di M.L Moro)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 Porquet Jean-Luc : Jacques Ellul l'homme qui avait presque tout prevu, Le Cherche Midi, Paris 2003.

2 Nella sua piccola autobiografia, pubblicata in Combat Nature n. 106, agosto 1994.

3 B. Charbonneau : L’Hommauto, Denoël, 2003.

 



 

 

 

L’Hommauto, Denoël, 2003.

Les Jardins de Babylone, L’encyclopédie des Nuisances, 2002.

Prométhée réenchaîné,La petite vermillon.

Un festin pour Tantale, éditions Sang de la Terre.

Le Système et le chaos, Economica (in lingua italiana: Il sistema e il caos, Arianna editrice).