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Adolescenza, stagione orribile che non smettiamo di amare

di Simona Vinci - 13/06/2010

   
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“Adolescente” è una parola relativamente giovane. Fu inventata a inizio Novecento. Prendendo spunto dal romanzo di Rebecca James Beautiful Malice, Simona Vinci ci parla di quella che è un’età anagrafica ormai trascorsa e contemporaneamente uno stato dell’anima che non passa mai. La ricordiamo con nostalgia e timore, con vergogna e tenerezza, proprio come i sentimenti che ci provocano gli sguardi degli adolescenti d’oggi.

L’adolescenza è al tempo stesso un ben preciso periodo della vita di ciascuno e uno stato dell’anima (chiamiamola così quella imprendibile, indefinibile, innominabile porzione di noi stessi che ci serve a sognare, immaginare, sperare e disperare con passione). Intesa come periodo è sicuramente uno dei segmenti d’esistenza più angoscianti ed esaltanti insieme che a ognuno capiti di sperimentare. Come stato dell’anima invece è soggetta a corsi e ricorsi. La nostra adolescenza di tanto in tanto torna a farsi viva e a morderci dentro. Capita aprendo per caso una scatola colma di lettere e fotografie di classe nelle quali sappiamo di essere i terzi da sinistra in seconda fila, ma se non l’avessimo vergato a biro sul retro, di certo non ci riconosceremmo. Oppure capita reincontrando al bancone di una salumeria, alla fila in posta o, molto più spesso, tra le «pagine» di Facebook, un volto e un nome che ci pare di ricordare e non riusciamo a ricollocare nello schedario. Poi di colpo quel/la compagno/a di classe, la sua faccia e la sua storia esplodono in tutta evidenza nella memoria e ci fanno ripiombare, come se ci stessimo osservando in uno specchio del tempo, in una versione di noi stessi che non ricordavamo neppure più. E che forse mica ci piace. Un «noi» così fragile e battagliero, quello là, gonfio da esplodere di emozioni, convinzioni incrollabili, certezze politiche ed esistenziali, dolori devastanti che quasi sempre si sono rivelati, dopo qualche anno, poco più che sbucciature. Sono meravigliosi, gli anni dell’adolescenza. E sono orribili. Così come gli adolescenti sono meravigliosi, e orribili: ci fissano con quegli occhi al tempo stesso sfuggenti e interlocutori, sembra che sappiano tutto loro. Il mondo lo adorano, il mondo gli fa schifo. Un giorno in vetta, il giorno dopo sotto terra. Che fatica, gli adolescenti. Che siano nostri figli, nipoti o amici, o che siamo noi. Che fatica dover credere al mondo, alla vita, alla morte, all’amore e poi negare tutto. E sempre fino alla fine del respiro.
Quando torna, l’adolescenza può far anche male. Può farci scoprire che certi tradimenti non li abbiamo buttati, come credevamo, nel falò delle cose ormai sfinite, ma che invece sono lì sotto il tappeto, pronti a conficcarsi nella pianta dei piedi come una puntina caduta giù dal muro.
Pensavo a queste cose, anche, leggendo il romanzo di Rebecca James, Beautiful Malice, appena uscito per Einaudi Stile libero, con tutto il suo contorno di «favola editoriale». L’autrice infatti [...], dalle desolate lande australiane, quattro figli a carico e un lavoro — designer di cucine — che andava così così, è stata oggetto, durante lo scorsa Fiera del libro di Francoforte, di un’asta record che ha toccato i 600mila dollari d’anticipo dell’editore americano. Decine di editori hanno già rifiutato il manoscritto, però un editor inglese annusa una scia: il primo capoverso infatti mette in scena qualcosa che potenzialmente potrebbe diventare un bestseller, indirizzato all’ampia categoria degli young adults: ci sono due ragazze, un’amicizia infranta, un funerale, un omicidio e dei segreti. La vicenda si svolge a Sydney, Australia, ed è raccontata attraverso l’utilizzo di vari piani temporali.
La voce narrante parla del passato dal futuro. Si chiama sempre Katherine, naturalmente, ma la vita di prima e quella di adesso, anche se inscindibilmente legate, sono due vite diverse. La Katherine di oggi ha una figlia ed è ormai una donna. Quella di ieri sta trascorrendo l’ultimo anno delle superiori a casa di una zia, per stare lontana dal mortifero clima che si respira a casa sua dopo la terribile morte della sorella minore. È una solitaria, a disagio con i coetanei, alle prese con l’elaborazione di un lutto e di un tremendo senso di colpa. Quando incontra la brillante, bellissima Alice tra le due scocca una specie di colpo di fulmine. A quell’età, le amicizie sono così: amore e/o odio. Specchio meraviglioso nel quale finalmente vedersi riflessi nell’istante della trasformazione da brutto anatroccolo a cigno; ma può anche capitare di veder apparire, nella superficie liscia e splendente del volto dell’altra/o che adoriamo, un orrido demone. E allora sarà sgomento, e sarà rabbia, odio e forse vendetta. Entrambe le ragazze hanno infatti un segreto. Ed è quel segreto ad attrarle l’una verso l’altra e plasmare i loro destini, mettendole poi, fatalmente, l’una contro l’altra. [...]
Non è un capolavoro letterario. Appunto: non è un capolavoro letterario e nemmeno affronta tematiche scottanti che giustifichino tutto questo interesse planetario. Qual è il punto, allora? Il punto è che la storia dell’amicizia tra la diciassettenne Katherine e la bellissima e misteriosa coetanea Alice è una storia che ci riguarda. L’adolescenza è stata la nostra palestra. Dopo, però, probabilmente non ci siamo più allenati con la stessa intensità. Abbiamo imparato a difenderci, a nasconderci, a dosare sul bilancino invisibile delle cose da dare e quelle da prendere, le giuste dosi per sopravvivere. È proprio in quegli anni infatti che si intrecciano quelle che forse saranno le amicizie più intense della nostra vita. Rapporti che in un lampo possono passare dall’idillio alla tragedia, un’esperienza che ha potere formativo ma può anche essere pericolosa, in casi estremi, come quello di questo romanzo, abbastanza devastante.
Beautiful Malice ha questo dalla sua, che è capace di intercettare uno stato dell’anima: la nostra adolescenza intermittente. Se adolescenti lo siete per status anagrafico oppure vi trovate in quello stato lì, leggerlo sarà come farsi venti puntate di Dawson’s Creek una dopo l’altra: lacrime, sorrisi, emozione, amore, paura, poi sollievo. In un paio di pomeriggi, il tempo della lettura, avrete riattraversato tutte le fasi che vi servivano e sarete di nuovo forti, proni al compromesso come si compete all’età della ragione, asciugati da emozioni troppo turgide e stupidi batticuori, senza alcuna convinzione incrollabile, certezza politica ed esistenziale da smentire il giorno dopo con la stessa identica passione, e liberi da quei dolori devastanti procurati da un graffietto all’anima, insomma, sarete pronti per ricominciare a vivere come vivono gli adulti..