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Occhi aperti e orecchie tese

di Sonia Toni - 16/06/2010



E dal menefreghismo ambientale, di cui ci siamo occupati un paio di mesi fa, passiamo a quella che definirei “ecologia del voglio ma non posso”. I governanti della terra fanno a gara nel dichiararsi amici dell’ambiente, pronti a varare la panacea che abbasserà drasticamente il livello di CO2 nell’atmosfera (ma ce l’abbiamo ancora un’atmosfera?); tuonano contro gli sprechi, sono favorevoli alle energie rinnovabili, si dichiarano pronti ad organizzare la gestione dei rifiuti in modo da eliminare inceneritori e discariche, però…

Però, scusate tanto ma proprio non possiamo fare a meno del carbone, del petrolio, del nucleare, delle discariche e degli inceneritori o termovalorizzatori, come vengono definiti per gli allocchi, e poi, scusate, ma non siete informati in merito al carbone pulito, il petrolio bianco, il nucleare sicuro e il CDR (combustibile da rifiuti)? Purtroppo le energie rinnovabili sono ancora molto costose. Certo, soprattutto perchè si continua a fare accordi per l’uso di fonti fossili.

Ieri esisteva il carbone che conteneva zolfo - quel carbone, per l’esattezza, che dava origine al colore dell’aria intorno a Londra fino a qualche anno fa; quello del colore “fumo di Londra” per intenderci - che veniva estratto dalle miniere, che potevano essere a cielo aperto e in profondità. Più si scava per estrarre il carbone, più questa fonte di energia costa, in soldi e vite umane. Inoltre - e di questo non si parla mai - sembra che il carbone abbia anche una certa dose di radioattività. Oggi esiste il carbone desolforato che però inquina come l’altro.

Gli viene tolto lo zolfo; zolfo che poi, in alcuni casi poco virtuosi, soprattutto in Cina, viene perfino gettato in mare provocando altri disastri. Uno di questi è che, presto o tardi, quello che gettiamo nel mare, nella terra o disperdiamo nell’atmosfera, ci torna indietro sotto forma di cibo, aria o quant’altro. Cose che succedono quando si vive in un sistema chiuso com’è il nostro pianeta, compreso l’involucro di gas che lo circondano. Ecco, per i nostri governanti che stipulano allegri e proficui contratti con enti come l’Enel, questo sarebbe il carbone “pulito”. Il carbone delle centrali di Civitavecchia e di Porto Tolle sul delta del Po, per intenderci. E poi, come non gioire del nucleare “sicuro”?

La Francia, sempe citata come esempio in questo settore, siccome possiede moltissime centrali, si ritrova in pratica a dover gestire un incidente nucleare al giorno ma, tranquilli: è tutto sotto controllo. Possono stare tranquilli anche quei cittadini che vivono in quartieri interamente costruiti su cumuli di materiale radioattivo.
Se andate lì con un contatore geiger, il ticchettìo è talmente assordante da coprire i rumori intorno e in questi quartieri ci sono case, scuole, chiese, palestre: tutto radioattivo.

E la gente si chiede come mai aumenta il numero delle persone che si ammalano.
Oggi, a seguito del disastroso incidente della piattaforma petrolifera della BP nel golfo del Messico - incidente che ha provocato danni ambientali ed economici per miliardi di dollari - l’azienda criminale ha dichiarato che pagherà tutti i danni. E chissenefrega. Tutti i soldi del mondo difficilmente riporteranno quel territorio a com’era prima dell’incidente.

Il principio del “chi inquina paga” è un mito da sfatare prima possibile.
I grandi inquinatori hanno possibilità economiche infinite e molto spesso preferiscono pagare delle multe, per quanto salate, pur di non rispettare le leggi che tutelano l’ambiente e la salute.
Anche il presidente Obama, contrariamente alle promesse fatte in campagna elettorale, sta pericolosamente scantonando sui problemi legati all’inquinamento.

Ha nuovamente aperto al nucleare e dopo l’incidente della piattaforma BP ha dichiarato che in futuro, il permesso di trivellare verrà dato solo se saranno fornite garanzie di sicurezza. Trivellazioni sicure dunque? Ma mi faccia il piacere!