Il tradimento della medicina
di Alberto Mondini - Massimo Mazzucco - 16/06/2010
Intervista ad Alberto Mondini, autore di "Kankropoli" e "Il tradimento della medicina".
M.M. - Se lei dovesse presentarsi a chi non la conosce, come si definirebbe?
A.M. - Io ho iniziato, molti anni fa, come naturopata, nel senso che mi interessavo di cure e rimedi naturali.
M.M. - Lei è medico?
A.M. - No. Non sono nemmeno laureato. Ho la maturità scientifica.
M.M. - Quindi la naturopatia non ricade fra le specializzazioni mediche?
A.M. - No, ufficialmente no. La posizione del naturopata infatti è molto controversa, nel senso che vive costantemente con questa spada di Damocle sulla testa: oggi può essere lasciato in pace, domani può essere denunciato con una scusa qualunque, dal primo imbecille che si metta in testa di essere stato truffato da lui.
M.M. - Ma il naturopata può scrivere ricette mediche?
A.M. - No, assolutamente no. Il naturopata può al massimo dare “consigli sullo stile di vita“, basandosi su certe conoscenze che ha acquisito personalmente. Quindi, se proprio vogliamo cercare un’etichetta, diciamo che io potrei essere considerato un “divulgatore scientifico”.
M.M. - Come Piero Angela, praticamente!
A.M. - (Ride) Più o meno. In realtà, nel momento in cui ho iniziato a interessarmi seriamente dell’ambiente medico …
… ho dovuto abbandonare l’attività di naturopata, proprio perchè sarei diventato un bersaglio troppo facile per i miei nemici.
M.M. - A quanto mi risulta, però, di problemi ne ha avuto comunque.
A.M. - I primi problemi sono iniziati nel 1992, quando ho aperto la ARPC. La sigla sta per Associazione per la Ricerca e la Prevenzione del Cancro.
M.M. - Come le è nata questa idea?
A.M. - Succedeva che dal mondo della naturopatia mi arrivavano sempre più spesso messaggi che si potesse fare qualcosa di valido contro il cancro. In quel periodo ovviamente ero ancora molto ingenuo, e non mi rendevo conto della vastità degli interessi che sarei andato a toccare, per cui mi sembrò la cosa più ovvia del mondo fondare una associazione che raccogliesse fondi per finanziare la ricerca sulle cure naturali per il cancro. Naturalmente, mi trovai subito di fronte ad una sequela di problemi praticamente ininterrotta. Niente di clamoroso, devo dire, nel senso che non sono mai finito in galera nè niente di simile, ma era una lotta costante, quotidiana, e dal tipo di ostacoli che mi si presentavano capii molto presto che quello del cancro non è un problema scientifico, ma politico.
M.M. - Di che tipo di ostacoli parla, esattamente?
A.M. - Sul sito esiste una pagina apposita, in cui riassumo i più importanti. Così chi vuole può toccare con mano fino a che punto possa arrivare la cialtroneria di una certa giustizia, quando vuole essere usata per scopi distorti. In ogni caso, si trattava di una serie di accuse, di calunnie, di querele assolutamente infondate, fatte sia tramite i media che direttamente da parte di autorità dello Stato. Il tutto era inteso a costruire di me una immagine di truffatore, al quale ovviamente “non si possono affidare dei fondi destinati alla ricerca sul cancro”. Ci ho messo svariati anni a uscire da quel pantano, e per quanto io oggi possa vantare un certificato penale assolutamente intonso, la campagna denigratoria fu sufficiente a rovinarmi la reputazione – e la vita, direi - per molti anni.
M.M. - Chissà perchè, la cosa non mi suona affatto strana.
A.M. - E’ la tecnica classica. Denigrazione, attacchi personali, insinuazioni, derisione, calunnie. Dài e dài, e per quanto tu ti difenda con tutte le forze, alla fine qualcosa resta comunque. E’ una tecnica che ha sempre funzionato, e continuerà a funzionare finchè la gente crederà a quello che legge sui giornali.
M.M. - A quel punto, cosa ha fatto?
A.M. - A quel punto ho voluto vederci più chiaro. Non riuscivo ancora a capire fino in fondo le ragioni di una tale ferocia contro di me, ed ho iniziato ad approfondire meglio certe problematiche. Fu così che nacque “Kankropoli”.
M.M. - Un libro che “fece il botto”, se non sbaglio.
A.M. - No, purtroppo non fece nessun botto. Anzi, uscì da un piccolo editore, che ne stampò pochissime copie, e fu completamente ignorato dai media tradizionali. Confesso che ci rimasi abbastanza male. Nel frattempo però nasceva Internet, ed io iniziavo a rendermi conto della portata di questo nuovo mezzo di comunicazione. Fu così che un giorno decisi di mettere "Kankropoli" online gratuitamente, con la piena libertà di riprodurlo e distribuirlo a piacimento. Fu allora che fece il botto.
M.M. - Infatti, ricordo che fu una delle prime cose che lessi, quando iniziavo ad interessarmi di medicina, e posso tranquillamente dire che mi abbia dato una sveglia di prim’ordine.
A.M. - Infatti, a quel punto cominciai a dare un certo fastidio, anche se per fortuna non ebbi più i problemi degli anni precedenti.
M.M. - La ARPC continua anche oggi a raccogliere fondi per la ricerca sul cancro?
A.M. - No, ho dovuto smettere. (Ride) Sarà per quello che mi lasciano stare.
M.M. - Quindi lei di cosa si occupa oggi, principalmente?
A.M. - Diciamo che mi occupo di diffondere un certo tipo di informazione che possa aiutare la gente che ne ha bisogno. Studio, approfondisco - per quel che sono le mie capacità - e diffondo. In particolare, promuovo quella che chiamano medicina ortomolecolare. In realtà iniziai a promuoverla già 40 anni fa, quando in Italia nemmeno si sapeva cosa fosse.
M.M. - Le confesso che io non lo so nemmeno oggi.
A.M. - La medicina ortomolecolare si basa, sostanzialmente, sull’assunzione di grandi dosi di vitamine. Per capire di cosa si tratti bisognerebbe partire dagli ultimi studi di Linus Pauling…
M.M. - Il promotore della vitamina C…
A.M. - Esatto. Ma più che promuovere la vitamina in sè, è la quantità che conta. Gli umani infatti, a differenza delle altre specie animali, non sono in grado di produrre vitamina “C” , e quindi devono assumerla artificialmente. Se ne assumessero la stessa dose media che produce giornalmente un mammifero, che è di circa 10 grammi, l’uomo si risparmierebbe tutti i disturbi cardiocircolatori, ed almeno il 70% dei tumori. Io ho fatto una lotta decennale per diffondere anche in Italia queste informazioni, con conferenze, dibattiti, e pubblicazioni di ogni tipo. E quando finalmente si sono resi conto che, anche grazie ad Internet, la cosa non si poteva più tenere nascosta, l’allora Ministro della Sanità, Sirchia, decise di fare una legge ad hoc, nella quale si stabiliva un tetto massimo di dose vitaminica per gli integratori alimentari.
M.M. - Cioè?
A.M. - Cioè, in base a quella legge non si possono mettere sul mercato integratori alimentari che contengano una dose giornaliera di vitamina "C" superiore ai 180 milligrammi.
M.M. - Facevano prima a scrivere “è proibito guarire”, e la finivano lì.
A.M. - Infatti. Ma la cosa più scandalosa è che questo concetto è stato poi ripreso ed esteso a tutto il Codex Alimentarius. Io conosco molto bene le limitazioni imposte dal Codex ai vari prodotti vitaminici, e devo dire che sono assolutamente criminali, visto che queste sostanze sono, nella stragrande maggioranza, del tutto innocue.
M.M. - Ma allora, con quale scusa vengono proibite?
A.M. - Non vengono proibite, ma limitate. Con la scusa di proteggere le tasche del cittadino. In fondo, dicono, 180 milligrammi sono più che sufficienti, quindi perchè andare a pagare di più per qualcosa che non serve?
M.M. - Ma quanto riescono ad essere gentili, certe volte! Le case farmaceutiche, che hanno praticamente dettato ogni virgola del Codex, hanno pensato prima di tutto a proteggerci da loro stesse.
A.M. - Ma non basta. Ormai in rete è partita una vera e propria guerra alla vitamina “C”, e si trovano quintali di pagine piene zeppe di calunnie contro il suo utilizzo. Pensi, hanno fatto addirittura una ricerca in cui “dimostrano” che chi prende la vitamina C sta peggio… Io invece faccio parte di un gruppo di persone che la assume regolarmente da anni, e posso testimoniare di guarigioni eccezionali, su tutti i fronti, dall’osteoporosi all’arteriosclerosi. La vitamina “C” è inoltre un anti-infettivo eccezionale: chi la prende in giuste dosi non ha più influenze, raffreddori, malattie infettive… Funziona anche come antidoto universale, ad esempio contro i pesticidi, oppure contro i morsi di serpente.
M.M. - Ora capisco la necessità di fare quelle leggi.
A.M. - Certo. Però, a furia di studiarci, siamo anche riusciti a trovare un sistema per aggirarle.
M.M. - E cioè?
A.M. - La Vitamina “C” si può anche acquistare come materia prima, e quindi può essere venduta a chili.
M.M. - A chili?
A.M. - Sì. Pensi al paradosso: io non posso venderle una pillola che ne contenga più di 180 milligrammi, ma posso venderle un intero sacco di vitamina “C”.
M.M. - Legalmente?
A.M. - Certo, legalmente. La vitamina “C” è un prodotto che viaggia con una scheda tecnica internazionale, su cui c’è scritto che è una sostanza assolutamente innocua, per cui non possono in alcun modo proibirne la vendita. Non hanno appigli, in quel senso. In realtà però a loro non interessa se una persona su diecimila si compra il sacco di vitamina C, a loro interessa la massa, che queste cose non le sa.
M.M. - Il suo ultimo libro parla anche di questo?
A.M. - Il mio ultimo libro, che si intitola “Il tradimento della medicina”, tocca diversi argomenti, e in particolare approfondisce gli aspetti storici che ci hanno portato alla situazione odierna, in cui la medicina ufficiale non solo non desidera in alcun modo trovare cure per i malati, ma fa di tutto per sopprimere qualunque nuova cura potenziale che compaia all’orizzonte, specialmente se di tipo naturale.
M.M. - Anche questo è scaricabile liberamente?
A.M. - Sì. Lo trova sul nostro sito. Poi, se uno vuole, è sempre libero di fare un’offerta.
M.M. - Un’ultima domanda, se permette: perchè un signore “qualunque” come lei, che non è nemmeno medico, si sveglia un mattino e decide di dedicare il resto della sua vita a questo tipo di battaglia, che di certo non è destinata a regalarle gloria e celebrità?
A.M. - Mah, è una domanda che in realtà non mi sono mai posto. Diciamo, semplicemente, che non potrei non farlo. Una volta che si viene a conoscenza di certi meccanismi e di certe realtà, secondo me si ha il dovere di farlo sapere al massimo numero di persone possibile.
Intervista di Massimo Mazzucco per luogocomune.net
(L'intervista non è ancora stata revisionata, e potrà subire qualche modifica nel corso della giornata).
*****