A quanto ammonta il debito Usa?
di Paul Krugman - 06/05/2006
I detective della scientifica sono all'opera. Se si guarda la tele la sera (in prima serata) ci si ritrova spesso a vedere della gente impegnata a raccogliere indizi sulla scena del crimine, cercando di capire cosa sia realmente successo. Questo è più o meno quello che avviene anche negli ambienti finanziari. Il crimine su cui si indaga è il deficit commerciale degli Stati Uniti, che secondo le rilevazioni più approfondite ha raggiunto l'anno scorso la stratosferica somma di 805 miliardi di dollari. Il mistero è come sia stato possibile toccare una tale soglia, gradualmente aumentata negli anni, con così poche conseguenze negative visibili. Ed il futuro dell'economia degli Stati Uniti dipende da quale delle due ipotesi proposte per risolvere il «caso» è quella vera. Ecco la scena del crimine: il deficit nel commercio vuol dire che l'America sta vivendo al di sopra delle sue possibilità, spendendo più di quello che guadagna (nel 2005, gli Usa hanno esportato solo per 53 centesimi ogni dollaro importato). Per poter pagare l'eccedenza delle importazioni rispetto alle esportazioni, gli Stati Uniti hanno dovuto vendere azioni, buoni del tesoro e attività agli stranieri. In effetti dal '99, ci siamo fatti prestare più di 3 mila miliardi di dollari. E' chiaro poi che gli introiti dovuti agli investimenti - pagamento degli interessi, dividendi delle azioni e così via – che gli americani pagano agli investitori stranieri saranno molto maggiori di quelli che gli stranieri pagheranno agli americani. Ma secondo le statistiche ufficiali, gli Stati Uniti continuano ad avere una bilancia dei proventi da investimento positiva, anche se di poco. Com'è possibile questo? La risposta, quasi certamente, è che c'è qualcosa che non va nei numeri. La gente tende a trattare le statistiche ufficiali come fossero vangelo; gli economisti seri sanno che l'assemblaggio di questi numeri richiede molte congetture ben ponderate, e che a volte queste supposizioni sono erronee. Ma per ritornare a quello che non va, o l'economia statunitense ha delle risorse nascoste oppure è in uno stato ben peggiore di quello che sembra. Da una parte ci sono gli esperti di economia che pensano che le statistiche ufficiali non prendono in considerazione l'export invisibile degli Stati Uniti: non quello di beni e servizi, ma quello intangibile di conoscenza e apprezzamento dei nomi di marca, che permette alle aziende Usa di guadagnare molto dai loro investimenti all'estero. I fautori di questa ipotesi sostengono che se si includesse nei calcoli anche questa forma di export, che gli esperti chiamano "materia oscura", gran parte del deficit commerciale degli Stati Uniti sparirebbe. L'ipotesi della materia oscura è stata ripresa in modo zelante da quei giornalisti che adorano andare contro corrente. Si sostiene in pratica che l'economia americana è “più forte di quello che si crede”, per usare le parole del Business Week. C'è però un problema: le società americane operanti all'estero non sembrano guadagnare poi così tanto. E perchè poi gli Stati Uniti non pagherebbero a loro volta il giusto prezzo per tutto quello che hanno preso in prestito? Perchè, sempre secondo i dati ufficiali, le compagnie straniere operanti negli Usa si dimostrano particolarmente poco redditizie, dando un tasso di ritorno di investimento di solo 2,2 punti percentuali all'anno. Qualcosa non quadra in questa ricostruzione. Come sottolineato da Daniel Gros del CEPS, Centro per gli Studi Politici Europei, è difficile credere che gli stranieri continueranno ad investire negli Stati Uniti “se essi continueranno ad essere spennati come dei polli". In un nuovo articolo il signor Gros spiega - in modo acuto, secondo me – che si sta verificando un fenomeno per cui le compagnie straniere, probabilmente per motivi fiscali, stanno ridimensionando gli utili delle loro filiali americane, e che i dati ufficiali non sono in grado di stimare i profitti di capitali stranieri reinvestiti in operazioni statunitensi. Se Gros ha ragione, la situazione reale degli Stati Uniti non è così cattiva come la si immagina... ma peggiore. Il vero deficit commerciale, includendo anche gli utili non registrati che appartengono alle compagnie straniere, non è di 800 miliardi di dollari, ma di più di 900 miliardi. E il debito estero dell'America allora, con l'aggiunta dei profitti propri alle imprese straniere, risulta di 1.000 miliardi di dollari più alto di quello ufficiale. A questo punto gli ottimisti tornerebbero alla carica sostenendo: perchè, se le cose stanno così male, ci sono ancora così tanti investitori stranieri che comprano titoli di Stato americani? Ed aggiungerebbero che spesso, le previsioni catastrofiche legate al deficit commerciale, si sono rivelate eccessive. Io ho due sole parole per coloro che si affidano ciecamente al giudizio degli investitori, e credono che pochi anni positivi siano sufficienti a convincere gli scettici di essere nel torto: Nasdaq 5.000. Fino ad ora, le analisi della scientifica sembrano dirci che la situazione commerciale degli Stati Uniti è peggiore, e non migliore, di quel che sembra. E la risposta alla domanda “Perchè allora non abbiamo pagato lo scotto di questo deficit commerciale?" è: aspettate soltanto un po' e vedrete. Paul Krugman da International Herald Tribune Traduzione per Megachip di Diego Cirio Fonte: www.megachip.it |