Perchè non santifico "Ciampi"
di Carmelo R. Viola - 08/05/2006
Fonte: Carmelo R. Viola
Mentre la piaggeria bipartisan dilaga.Più parole si dicono, meno verità si formulano. Paradossalmente la
parola - il "verbum" dei teologi -la cui funzione fisiologica è
quella stupenda e insostituibile di comunicare, di consentire al
soggetto di entrare nella vita del suo simile e di esserne, a sua
volta, penetrato, se usata in un certo modo, sortisce l'effetto
contrario, cioè non comunica e non fa interagire gli uomini
positivamente, mancando di un oggetto concreto e credibile.
Attorno a Ciampi - presidente e uomo - sta gridando un coro di
plausi e di lusinghe ipocrite, cioè del tutto "fuori fase" ovvero
non pertinenti all'oggetto in questione - che sarebbe quello di
valutare le motivazioni di un eventuale rinnovo del suo mandato -
quindi "non comunicanti". In altre parole, lo si sta "santificando"
elevandolo al rango di "padre della patria". Io, cittadino italiano,
non ci sto.
Ciampi è un personaggio-oggetto politicamente utile perché cònsono
all'aria che corre - neoliberista e filoamericana - che è bene
respirata dai due poli alternanti (come gli estremi di un'altalena),
non certo "alternativi". L'apprezzamento più benevolo che posso
esprimere di costui è che è stato uno dei Presidenti più mediocri
che abbia avuto la Repubblica. Per inciso la parola "res publica" mi
ricorda che il paese siamo tutti mentre in "regime democratico" solo
potenti del capitale e mestieranti del potere se lo contendono - e
se lo godono. Per questo le promesse si susseguono e le difficoltà
esistenziali rimangono.
La Costituzione italiana non dà molti poteri al Presidente della
Repubblica, ma anche una parola, ben detta e con autorevolezza, ha
il potere di richiamare, correggere, far pendere la bilancia dalla
parte del giusto e - è il caso di dirlo - del paese. Ma limitiamoci
alla verità di alcuni fatti salienti. Del resto, sono proprio gli
attuali adulatori che li conoscono meglio di tutti. Ciampi, già
Governatore della Banca d'Italia, sarà stato certamente uno
zelante "ragioniere del conio e della monetocrazia", nel che non è
ravvisabile alcuna saggezza politica e umana. Fruitore da sempre di
lauti compensi (basti il solo del seggio appena ricordato), titolare
di due pensioni per un ammontare di diversi milioni delle vecchie
lire pro die e poi titolare dell'appannaggio del "Primo
Cittadino", "ha lavorato" con tranquillità senza porsi seri problemi
di coscienza come garante della carta costituzionale, non vedendo,
lasciando correre, assecondando, partecipando ai cori di gaudio o di
dolore ipocrita che si levano nelle più varie occasioni, seguendo
rispettosamente il protocollo della liturgia demagogica. Ormai sono
lontani i tempi in un cui un "onorevole" (non strapagato come oggi)
si levava in piedi in parlamento per pronunciare proteste in nome di
un ideale, sfidando magari a duello l'avversario. Oggi un Prodi va
a stringere la mano a un Berlusconi da cui poco prima è stato
tacciato "televisivamente" di non essere intelligente! Più ipocriti
di così!
Ma torniamo al nostro Ciampi, così abile nel non avere grattacapi e
credo, non per ragione di anni. Orbene, amico personale del papa pro
tempore, che è il capo del potere clericale, non ha speso una sola
parola contro la strisciante ingerenza dello stesso nell'attività
parlamentare e nella vita civile e privata del popolo italiano.
Garante teorico della Costituzione ha lasciato transitare per il suo
tavolo una legge dopo l'altra tesa ad alterarla, ma ha soprattutto
ignorato l'art. 11 (che ripudia la guerra come strumento di
risoluzione delle controversie internazionali) rivolgendo un appello
perché non si lasciassero soli gli "amici" americani, come dire la
lobby plutocrate-militare dell'America del Nord, non opponendosi -
e ne aveva il potere -che militari italiani fossero inviati in Iraq
(restringiamo il campo dei fatti a questo) come truppe coloniali,
per giunta a spese nostre, a fare da "inservienti" di un'operazione
fuori legge, se è vero che un certo Bush ha invaso quello Stato
autonomo con pretesti, risultati tutti menzogneri, contravvenendo a
tutti i trattati del diritto internazionale e, all'epoca, anche al
no dell'Onu. Ciampi ha così dato una mano d'aiuto ai poveri amici
americani, ovvero alla più grande criminocrazia di tutti i tempi,
scuola storica di quel terrorismo che la Casa Bianca dice di
combattere mentre, fra i molti crimini in atto, tiene una prigione
illegittima, che risponde al nome di Guantanamo i cui prigionieri
non godono di alcun diritto e di alcun rispetto!
Garante della Costituzione ha lasciato passare la vergognosa "legge
Biagi" sul "mercato del lavoro" che, beffando la Costituzione
stessa, trasforma il lavoro - cioè il diritto alla vita - in merce
(perché no deperibile)!
Non ha saputo far valere le proprie prerogative nemmeno nel caso del
suo "potere di grazia" lasciandosi menare per il naso da un ministro
della Giustizia incompetente e interssato.
Infine, e non ultimo, legittima sceneggiate a base di lacrime di
coccodrillo quando un inserviente coloniale in divisa militare ci
lascia malauguratamente la pelle in un evento che può essere
definito prevedibile "infortunio sul lavoro". Con le lacrime di
coccodrillo si offendono da morti degli eroi di famiglia (e non di
patria) che hanno tentato di avere qualche soldo in più per
risolvere problemi che altrimenti non avrebbero potuto risolvere.
Sono certo da rimpiangere ma come lavoratori coraggiosi non certo
come eroi di quella patria che li indotti ad una sfida con la morte.
Ciampi, il "santificato" del giorno, ha recitato alla perfezione
nella tragicommedia di un lutto nazionale in un paese dove ogni
giorno c'è gente che muore sul lavoro o ne viene mutilata senza
l'onore di nessun coro di prèfiche e piagnoni di mestiere.
Al Ciampi ho scritto non poche lettere (alcune delle quali sono
state rese di pubblica ragione attraverso delle testate
giornalistiche o attraverso i Quaderni del mio Centro Studi Biologia
Sociale) non certo per futili motivi ma per questioni di estrema
importanza. E se lui è stato - ed è ancora- il primo cittadino, io
senza ombra di dubbio, non sono l'ultimo, ma la sola qualità di
cittadino - per di più sociologo alle porte degli anni ottanta -
sarebbe dovuta bastare per avere una risposta. Ma cosa avrebbe
potuto rispondermi l'amico degli americani - ma non del tristemente
famigerato art. 11? E allora, ha preferito tacere.
Se questo sia stato - sia - il Garante delle norme costituzionali,
ho tutti i miei dubbi e le gazzarre di hurrà urlate al suo indirizzo
non mi possono che fare ridere - o piangere sulla "povertà di
contenuto" dei miei connazionali ma soprattutto di quei personaggi
del potere pubblico e di quei pennivendoli e verbivendoli dei mass
media che fanno da contorno a cotanto strazio dell'intelligenza e
del buon senso.
Carmelo R. Viola
Centro Studi Biologia Sociale