I governi investono miliardi nei vaccini, le industrie incassano. Gli esperti divisi tra psicosi costruita a scopo di lucro e rischio reale. Il pollo, intanto, lentamente torna sulle tavole.
|
ROMA - Poco meno di tre mesi fa l’allerta. La conta dei cigni morti, gli appelli a non toccare gli uccelli schianati al suolo, la discesa verticale della vendita dei polli, la corsa ad accaparrarsi gli antivirali e il fuoco incrociato di rassicurazioni e allarmi. Poco meno di tre mesi fa, in Italia, i primi volatili colpiti dal virus dell’aviaria. Oggi, il silenzio. Notizie sempre più rare e frammentarie. Per giunta anche i polli, come testimonia la Confederazione italiana agricoltori, sono tornati sulle tavole. Un 3% in più di media nei primi tre mesi dell’anno. Si è ricominciato a parlare di aviaria pochi giorni fa solo perché la Casa Bianca ha deciso di presentare il piano anti-pandemia parte seconda. Dai vaccini ai farmaci fino alla distanza fisica da tenere tra i lavoratori o gli studenti che condividono lo stesso spazio. Gli Usa hanno fatto un’opzione per venti milioni di dosi di vaccini. A oggi sono stati messi da parte cinque milioni di farmaci anti-virali. E, come il governo americano, hanno fatto gran parte dei paesi europei. Italia compresa: cinquanta milioni di euro la cifra stanziata per ”prenotare“ i vaccini (l’antidoto contro l’infezione non è ancora stato messo a punto) e la scorta di medicinali contro il virus. Il 10 agosto scorso l’ex ministro della Salute Francesco Storace ha sottoscritto tre contratti di prelazione con aziende farmaceutiche per la sperimentazione e l’immissione sul mercato di questi vaccini. Circa 35 milioni di dosi. E oggi? Da più parti emerge il dubbio che dietro l’allarme mondiale si nascondano interessi che vanno al di là della protezione delle popolazioni.
Silvio Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano parla, senza mezzi termini di “business” non togliendo nulla alla pericolosità del virus. «Un’azienda - è la sua tesi - produce più farmaci in situazioni di emergenza. Basta che un governo lo chieda e dia sostegno garantendo l’acquisto». Da diverse parti del mondo gli epidemiologi che contano i casi, umani in particolare, fanno rilevare che il numero è assai esiguo: poco più di duecento e, oltre il cinquanta per cento, ancora in vita. Un colossale raggiro?
La tesi è sostenuta di ricercatori di fama mondiale come Wilina Lim che lavora nell’Unità sanitaria governativa di Hong Kong. Punta l’indice contro chi ha disegnato uno scenario inquietante. L’infettivologa parla e documenta le sue tesi durante l’intervista che ha rilasciato a ”Report“ (l’inchiesta ”In principio fu l’oca“ firmata da Sabrina Giannini andrà in onda stasera alle 21,30 Rai3). Un viaggio attraverso i paesi toccati dall’epidemia, dalla Cina al Vietnam alla Cambogia, lungo quattro mesi. Un’ora di immagini e racconti della «pandemia che non c’è» come dice l’autrice, attraverso i mercati dei polli, i laboratori di ricerca e gli ospedali. Ma anche negli Stati Uniti dove il Congresso ha votato una norma a tutela dei produttori di farmaci e di vaccini in caso di pandemia: si escludono eventuali cause di risarcimento per danni alla salute conseguenti alla prescrizione e alla somministrazione di prodotti creati per l’emergenza.
«LA MINACCIA È STATA SOPRAVVALUTATA, LE CASE FARMACEUTICHE SONO STATE AIUTATE»
TORINO - Allarme ingiustificato, da sempre, per il rischio pandemia di aviaria: a sostenerlo è l'epidemiologo Vittorio Demicheli, responsabile del Centro malattie infettive della Regione Piemonte, di recente nominato direttore dell'assessorato alla Sanità piemontese.
Il rischio aviaria per l’uomo oggi è elevato? «La situazione è identica all'autunno scorso: solo i contatti diretti con animali infetti mettono a rischio l'uomo, come ha reso noto anche l'Oms».
Esclude, dunque, il rischio di pandemia umana? «La malattia è seria, con un buon livello di letalità, ma finché il contagio è confinato al contatto diretto la probabilità di una pandemia è quasi infinitesima».
L’allarme, però, c’è stato «Sì, e non è stata una costruzione giornalistica. Enti autorevoli l'hanno sostenuto, Oms compresa, ma devo immaginare che ci siano stati degli interessi a causarlo».
Interessi di chi? «Nel settembre 2005, sull'isola di Malta, c'è stato un grande congresso sulle pandemie, organizzato da case farmaceutiche. L'allarme è venuto poco dopo».
Perché le case farmaceutiche? «Aumentare la capacità produttiva di un vaccino è costoso e poco remunerativo. L'allarme è stato un modo di scaricare i costi sugli enti pubblici».
Eppure, la stessa Oms suggerì ai governi di fare scorte di antivirali. Fu una sopravvalutazione del problema? «Sì. L'Oms è fatta di consulenti, che in pochi mesi hanno cambiato idea almeno due volte. Prima hanno auspicato di creare l'abitudine all'assunzione degli antivirali nella gente, poi hanno frenato, passando alla necessità solo di farne scorta. Devono avere valutato il rischio che l'assunzione preventiva potesse creare resistenza al farmaco da parte del virus, rendendo così l'antivirale inefficace nei casi di effettivo bisogno».
---
DOMENICA L'AVIARIA SU REPORT Reale allarme sanitario o la più grande montatura del nuovo millennio? Il 7 maggio su Rai Tre la puntata “In principo fu l’oca”, con molte ghiotte rivelazioni. 05/05/2006
Sabrina Giannini nel forum di Report Lunedì 8 maggio dalle 11 alle 13 Sabrina Giannini risponderà a domande e curiosità sull'inchiesta “In principo fu l’oca” in onda domenica 7 maggio. Vai al forum ---
PER NOVARTIS BUONE PROSPETTIVE PER TUTTO IL 2006
Novartis gode di buona salute.
La casa farmaceutica svizzera ha appena comunicato la chiusura del primo trimestre dell'anno con utili netti in aumento del 31% a 1,95 miliardi di dollari e vendite a +13% a 8,3 miliardi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, grazie al buon andamento delle vendite del medicinale contro l'ipertensione Diovan e alla cessione della divisione alimentare. Quanto al futuro, la società vede davanti a se un periodo di crescita in seguito al lancio di quattro nuovi farmaci (ora in attesa del via libera delle autorità) che dovrebbero portare oltre 1 milione di ricavi all'anno. Si tratta in particolare di un farmaco per il cuore (Rasilez), di una medicina per i diabetici (Galvus), di un'altra per l'ipertensione (Exforge) e di una contro la degenerazione molecolare legata all'età (Lucentis). Inoltre, ha acquisito due nuove società (le tedesche Hexal e Chiron) che le dovrebbero consentire di espandere l'offerta di medicinali generici e avere l'accesso ai vaccini sperimentali per malattie come l'aviaria. Per quest'anno, intanto, Novartis si aspetta una crescita delle vendite sotto il 10%. Gli analisti sono positivi. Un giudizio buy è arrivato da Dresdner Kleinworth Wasserstein (target di prezzo a 80 franchi, upside del 12%) e da Ubs (target di prezzo a 84 franchi svizzeri, upside del 18%) perché gli utili sono risultati oltre le attese e le prospettive per i nuovi farmaci e legate alle acquisizioni sono ottime. Sulla stessa linea, con giudizio overweight, Prudential Financial e Lehman Brothers (target di prezzo a 84 franchi). Più cauto Jp Morgan (giudizio neutral e target di prezzo a 74 franchi, upside del 5% circa) perchè sostiene che le vendite sono risultate sotto le attese soprattutto fuori dagli Usa. Negli ultimi 12 mesi il titolo è salito di circa il 26% e ora quota attorno a 71 franchi svizzeri.
ROCHE, ANALISTI DIVISI SULLE PROSPETTIVE DEL TITOLO
Si va da ‘neutral weight’ a ‘sell’, per finire a ‘buy’. Mentre i conti del primo trimestre hanno visto vendite in crescita
I farmaci anticancro e la paura del virus dell'aviaria continuano a far bene ai conti di Roche. Ma sulle prospettive del titolo gli analisti appaiono divisi. La casa farmaceutica svizzera ha chiuso il primo trimestre con vendite in crescita del 22% a 9,8 miliardi di franchi svizzeri (di cui 7,7 miliardi dalla divisione farmaceutica) rispetto agli 8,09 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente. Quanto alle previsioni per l'intero 2006, l'amministratore delegato Franz Humer ha ribadito che Roche "si aspetta per il 2006 vendite e utili significativamente superiori a quelli dell'anno precedente", con un'accelerazione sia nella divisione farmaceutica (stime di crescita a due cifre) sia in quella diagnostica. Scendendo nel dettaglio dei risultati trimestrali, per i farmaci contro il cancro si è visto un aumento del fatturato del 52%, grazie soprattutto alle novità introdotte sul mercato (Herceptin e Avastin) e sviluppate insieme alla compagnia americana di biotecnologie Genentech, di cui Roche detiene una quota di maggioranza. In particolare, le vendite di Herceptin sono raddoppiate (a 861 milioni di franchi) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e ci si aspetta una crescita ulteriore in seguito alla probabile approvazione del farmaco nella cura iniziale del tumore al seno (per ora viene usato solo nello stadio avanzato). Le vendite di Avastin, un farmaco attualmente usato per il tumore al colon, hanno invece fatto un balzo del 141% a 676 milioni di franchi. E anche in questo caso le aspettative della compagnia sono altissime: se il farmaco sarà approvato (come si ritiene probabile) per il trattamento del cancro ai polmoni e al seno, ci sarà un boom dei guadagni.
Quanto al farmaco di punta della compagnia, il MabThera/Rituxan, utilizzato per i linfomi non Hodgkin, le vendite sono salite del 16% a 1,15 miliardi di franchi (tra l'altro, gli Stati Uniti hanno da poco dato il via libera al medicinale per la cura dell'artrite). Come si è detto, a dare una spinta ai conti di Roche hanno contribuito anche le vendite del Tamiflu (+37% a 601 milioni di franchi), il farmaco che, in attesa di un vaccino ad hoc, è considerato il più efficace contro una eventuale pandemia di influenza aviaria. Attualmente oltre 65 Paesi di tutto il mondo hanno ordinato il farmaco e la compagnia ha detto che dalla fine del 2006 sarà in grado di produrre 400 milioni di confezioni all'anno. Meno esplosivi invece i risultati ottenuti dalla divisione della diagnostica che hanno messo a segno un +8% a 2,091 miliardi di franchi, ma l'amministratore delegato della compagnia ha detto che nei prossimi mesi si aspetta un'accelerazione grazie soprattutto alla diagnostica molecolare. Ma ora cosa prevedono gli analisti riguardo all'andamento del titolo che nell'ultimo anno ha già guadagnato il 18% del suo valore e attualmente quota attorno a 190 franchi svizzeri? Secondo Prudential Financial, che ha un giudizio neutral weight (peso neutrale), i fondamentali della compagnia sono solidi rispetto ai concorrenti ma la valutazione è alta. La società d'investimento ha comunque alzato le stime sull'utile per azione 2006 e 2007 rispettivamente da 8,15 a 8,29 franchi svizzeri e da 9,66 a 10,24 franchi per riflettere un calo delle spese.
All'indomani dei risultati trimestrali, Dresdner Kleinworth Wasserstein ha invece mantenuto la raccomandazione sell (vendere) e il target di prezzo a 170 franchi svizzeri (il margine di potenziale ribasso rispetto alle quotazioni attuali è del 10%). "I risultati del trimestre sono in linea con le attese ma lievemente inferiori alle nostre stime di 10 miliardi di franchi svizzeri," si legge in una nota. La causa della debolezza va ricercata nel mercato giapponese – continua la nota "dove ci aspettavamo una crescita delle vendite dello Chugai mentre si è registrato un calo dell'8% sia per la riduzione dei prezzi decisi dal governo sia per la stagionalità del Tamiflu". I conti del trimestre sono risultati inferiori anche rispetto alle stime di Lehman Brothers. "Le vendite dei farmaci Herceptin, Avastin e Tarceva hanno battuto le previsioni – si legge in una nota – ma quelle del NeoRecormon e di altri medicinali sono risultate lievemente sotto. Inoltre, la divisione diagnostica appare ancora sotto pressione a causa della perdita di quote nei test sul diabete e sul mercato americano". Di tutt'altro avviso gli analisti di Kepler equities che hanno un giudizio buy (comprare) sul titolo e un target di prezzo di 210 franchi svizzeri (+10% rispetto ai valori correnti). "I numeri del trimestre sono molto positivi – si legge nella nota di Kepler e dimostrano ancora una volta la forza della compagnia nei medicinali antitumorali."
|
| |