Il teschio di Geronimo nelle mani dei Bush
di Ennio Caretto - 09/05/2006
Gli Apache: lo consegnò a una società segreta
Il nonno dell'attuale presidente lo avrebbe preso durante una scorreria alla tomba del famoso capo Apache |
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WASHINGTON — Il nonno del presidente Bush, il senatore Prescott Bush, rubò il teschio del mitico guerriero pellerossa Geronimo? Gli Apache credono di sì: sostengono che nel 1918 il giovane Prescott, allora ufficiale dell'esercito, prestò servizio a Fort Sill nell'Oklahoma e, insieme con alcuni commilitoni, asportò dalla tomba il teschio e altri resti del loro capo. Li consegnò, aggiungono, alla società segreta «Skull and Bones», teschio e ossa, dell'Università di Yale nel Connecticut, a cui apparteneva e a cui appartennero più tardi il figlio e il nipote, i presidenti George Bush Senior e George Bush Jr. Una lettera del 1918, scoperta da un ricercatore e pubblicata dalla rivista universitaria Yale Alumni Magazine, pare confermarlo. La lettera, scritta da Winter Mead, un membro della società, a Trubee Davison, un altro, non fa il nome di Prescott Bush, ma precisa che «il teschio di Geronimo il terribile, esumato dalla sua tomba di Fort Sill, è ora al sicuro presso di noi». La sua pubblicazione ha destato scalpore a Washington, ha scosso i pellerossa, per i quali il furto fu una dissacrazione e riaperto un giallo che da decenni appassiona l'America. Raleigh Thompson degli Apache di San Carlos, in Arizona, racconta che alcuni anni dopo la morte di Prescott Bush, avvenuta nel 1972, ricevette da un anonimo dell'Università di Yale un dossier sul furto. E precisa che nel 1986 ebbe numerosi incontri a New York con Jonathan Bush, il fratello di George Senior e lo zio di George Junior. «Io e altri capi tribù rivendicammo il teschio di Geronimo» afferma. «All'ultimo incontro i rappresentanti della società segreta ce ne offrirono uno, a patto che ci impegnassimo a tenere tutto nascosto». Rifiutammo perché ci sembrò troppo piccolo per essere quello di Geronimo, conclude Thompson, ma è un fatto che la «Skull and Bones» non negò le sue colpe. Gli Apache non rinunciarono tuttavia a battersi e per loro la lettera del 1918 è stata un incentivo a raddoppiare gli sforzi. «Quando il guerriero Sioux Cavallo Pazzo morì nel 1877 — commenta amaramente Thompson — la sua tribù ne nascose i resti proprio perché temeva che i bianchi li dissacrassero. Noi Apache avremmo dovuto fare altrettanto alla morte di Geronimo nel 1909». Tra gli storici, la lettera dello Yale alumni magazine ha riacceso le polemiche sulla veridicità degli eventi. Il direttore del museo di Fort Sill, Towana Spivey, dubita che Prescott Bush e i suoi compagni potessero avere manomesso la tomba di Geronimo «perché fino al 1920 non recò il suo nome e rimase coperta dalle sterpaglie». E ricorda che nel dossier sul capo pellerossa compare una foto della società segreta dell'università, con i membri raccolti attorno a un teschio, «che è la copia di una foto del 1878, quando lui era ancora vivo». Ma gli Apache ribattono che la tomba di Geronimo, sebbene anonima, era nota a tutti a Fort Sill e veniva spesso visitata e che il teschio potrebbe essere andato perduto. Inoltre il Wall Street Journal, che ha ricostruito la vicenda, ha riferito che Jonathan Bush ha respinto la sua richiesta d'intervistarlo e che, durante le elezioni del 2004, quando i media parlarono del furto, la Casa Bianca rifiutò qualsiasi commento. A solleticare l'interesse dei media fu l'appartenenza alla società anche di John Kerry, l'avversario di George Jr. Il rigido silenzio della «Skull and Bones» è una tradizione, i suoi membri giurano il segreto sui teschi e sono tenuti a osservarlo per l'intera vita. La società raccoglie i figli dei ricchi e dei potenti e fu fondata nel 1832 dal miliardario William Russell. Ha obiettivi oscuri e nel corso dei decenni è stata accusata di avere tentato di impadronirsi dei resti di presidenti americani, come Martin Von Buren, e di rivoluzionari stranieri come Pancho Villa e Che Guevara. La sua sede, dove si beve, si canta e si recita, è chiamata «La tomba», e la scrittrice Alexandra Robbins, che vi è entrata, ha trovato «decine di scheletri animali e umani appesi ai muri». La Robbins non è riuscita però a provare che tra i teschi vi sia quello di Geronimo. Secondo il Wall Street Journal, la disputa è destinata a continuare finché non emergerà la verità e Geronimo non potrà riposare in pace. Fu il capo pellerossa, nato nel 1829, a guidare l'ultima rivolta degli Apache. Si arrese nel 1886 e fu imprigionato prima in Florida poi in Oklahoma. Ma in tarda età si convertì al Cristianesimo e si esibì nei circhi del Far West. Nel 1905 fece la sua ultima comparsa in pubblico; a Washington, all'insediamento del presidente Teddy Roosevelt. |