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Bush e il mistero del Kgb

di Ariel Dorfman - 10/05/2006

   
Strizzando gli occhi per la sorpresa ho guardato le parole che apparivano
sul monitor. Stavo navigando su Internet alla ricerca delle ragioni per cui
gli Stati Uniti non celebrano la festa del lavoro nello stesso giorno in cui
la celebra il resto del mondo anche se si dà il caso che le origini di
questa data siano profondamente americane: il 1° maggio 1886 una
dimostrazione sindacale a Chicago (per lo più ad opera di recenti immigranti europei che chiedevano la giornata lavorativa di otto ore) venne soffocata violentemente dalla polizia.

E quando il mio motore di ricerca mi ha indicato un sito sconosciuto,
www.secrethistorygeorgewbush.com, sono stato sul punto di decidere di non esplorarne il contenuto. Dopo tutto, di tutti gli americani quello che aveva meno probabilità di avere un qualche legame con il 1° maggio era George W. Bush, notoriamente disinteressato alla storia o, per essere più precisi, alla classe operaia. Non di meno sul monitor è apparso il testo
assolutamente sorprendente del sito.

È stato confermato. George W. Bush è stato reclutato come agente del Kgb il 1° maggio del 1973 e non, come precedentemente riferito su questo sito, nel 1972. "Trattandosi del figlio del presidente del partito Repubblicano al governo" l´ufficiale dei servizi incaricato dell´operazione scrisse al segretario generale Yuri Andropov un messaggio in codice che è stato ora decifrato "vedremo a cosa porterà questa vicenda. Prendetelo come un regalo al glorioso popolo sovietico nella giornata internazionale dei lavoratori".
Un´altra fonte all´interno del Cremlino indica che, ricevuta la notizia, il
solitamente solenne Andropov sorrise mentre le truppe sfilavano dinanzi a
lui sulla Piazza Rossa e bisbigliò ai colleghi del Politburo: "abbiamo
un´arma segreta e non è qui a Mosca".

Ancora una volta strizzai gli occhi per la sorpresa. Il paragrafo successivo
era ancora più assurdo.

Facciamo un salto avanti di 30 anni e arriviamo al 1° maggio 2003. Troviamo George W. Bush, ora presidente, che atterra sul ponte della portaerei Abraham Lincoln e proclama, sotto un gigantesco striscione con le parole "MISSIONE COMPIUTA", che "le principali operazioni militari" in Iraq erano cessate. A prima vista l´avvenimento aveva tutta l´aria di una fantastica opportunità mediatica su una nave che non solo portava il nome del più grande presidente Repubblicano di tutti i tempi, ma che faceva ritorno dalla seconda guerra del Golfo senza aver subito una sola perdita (non proprio un testimonianza di genio strategico quando il compito assegnato consiste nel bombardare le forze armate irachene e la popolazione civile da molte centinaia di miglia di distanza).

Il ritorno in porto della nave era stato ritardato e la portaerei si era
fermata trenta miglia al largo della costa della California fin quando alle
prime, tenui luci del giorno il Comandante in capo non fu pronto ad
atterrare sul ponte a bordo di un jet S-3B Viking in tuta di volo e ad
inviare un messaggio al mondo che festeggiava i lavoratori: gli Stati Uniti
non avevano bisogno di loro e dei loro paesi per governare questo pianeta. O certamente questo fu quello che pensarono emergesse dal messaggio quanti tiravano i fili del presidente. Questo sito, tuttavia, ritiene che il vero
messaggio fosse indirizzato al "manovratore" russo di Bush, che lo
striscione "MISSIONE COMPIUTA" fosse una ammiccante strizzatina di occhi all´agente del Kgb del presidente: ce l´ho fatta, tovarish. Siamo in marcia.
Guardate quanto sta accadendo in Iraq e altrove e godetevi il declino
dell´impero americano. Il mio giubilo non conosce confini. Buon trentesimo
anniversario! Lunga vita alla giornata internazionale dei lavoratori!

E d´improvviso, prima che potessi passare ad un altro sito in grado di
fornirmi informazioni meno ridicole sul 1° maggio e sull´America, il
computer si è spento e le parole e il sito che avevo letto sono scomparsi
dal monitor. Irritato da questo strano contrattempo ho riacceso il mio
Toshiba e sempre utilizzando il motore di ricerca Google ho digitato
l´indirizzo internet.

Impossibile collegarsi al sito
http://www.secrethistorygeorgewbush.com. è
stata la risposta.

Ho tentato di nuovo.

Stesso esito.

Dopo un´ora di navigazione su Internet non sono riuscito a scoprire nemmeno una minima traccia di quello strano blog e nulla che gli si potesse avvicinare. Ho chiesto a mio figlio più grande, Rodrigo, che è un esperto informatico e conosce le stravaganze della rete, se poteva scoprire a chi apparteneva il dominio secrethistorygeorgewbush. Dopo qualche minuto mi ha detto che nessuno lo aveva comprato o, per quanto ne poteva sapere, utilizzato. Volevo acquistare quel dominio? E in ogni caso cosa stavo facendo?

Non era una cattiva domanda.

Cosa stavo facendo?

Ho risposto a mio figlio che non stavo facendo nulla, che era una semplice
curiosità e gli ho detto di lasciar perdere. Ma io non potevo lasciar
perdere. Qualcuno mi aveva giocato un brutto tiro? Avevo avuto una
allucinazione? O quel sito scomparso d´improvviso non era mai esistito?
Cresciuto da bambino con La Signora scompare di Hitchcock e con i romanzi di letteratura spionistica da adolescente, vittima di autentiche cospirazioni da adulto, potevo facilmente evocare l´anonimo autore di queste assurde accuse seduto da qualche parte in una fumosa stanza per gli interrogatori mentre qualcuno - chi? La polizia informatica? Ma esisteva poi una polizia informatica? - cancellava tutto quanto restava di quelle esotiche teorie dalle vaste pianure della realtà virtuale.

Fermiamoci qui. Ho dovuto resistere alle tentazioni della fantapolitica. Ciò
che contava del 1° maggio 2006 negli Stati Uniti era che 120 anni dopo che
quegli immigranti europei avevano manifestato per le strade di Chicago, il
1° maggio veniva miracolosamente resuscitato da altri lavoratori, da altri
immigranti. Centinaia di migliaia di uomini e donne avrebbero nuovamente
riempito quelle strade di Chicago e altre strade ancora in tutta l´America.
Ma questa volta i lavoratori venivano per lo più dall´America Latina, la
maggior parte illegali e tutti uniti contro una proposta di legge che
minacciava la loro espulsione. E avevano scelto questa data, una data
americana dimenticata dall´America, per emergere dall´invisibilità.

Questa era la storia che contava. Di questo dovevo scrivere, dei lavoratori
del Sud che riportavano alla luce il 1° maggio - il giorno conosciuto in
Messico come El Dia de los Martires de Chicago, il giorno dei martiri di
Chicago - lassù al Norte, là dove l´America aveva distolto lo sguardo dal
suo passato.

E non di meno il febbrile scrittore che è in me non poteva fare a meno di
vagabondare nell´arcano regno di Bush e del Kgb. Nel tentativo di liberarmi di questa ossessione, mi sono messo sulle tracce di alcuni degli indizi seminati dal sito «scomparso» cercando di creare un thriller che Hitchcock non avrebbe mai diretto: Il Blog Scompare. O si trattava di Three days of the W?

In ogni caso dopo tre ore la mia ricerca non aveva sortito alcun risultato.

Il 1° maggio 1973 George W. Bush si trovava presumibilmente in Texas
impegnato nel corso di addestramento come pilota nella Guardia Nazionale. È vero che nemmeno un testimone oculare può confermare che fosse in situ in quel periodo. Di fatto non vi sono tracce certe di lui né in Texas né altrove nel corso di quello che è noto come "l´anno perduto di George Bush".
Era talmente perduto che non c´è traccia del futuro presidente. Ovviamente è più logico immaginarlo a far baldoria, a sbronzarsi e a fumare marijuana piuttosto che in un campo di addestramento segreto sovietico vicino all´Uzbekistan o dovunque si trovassero queste melodrammatiche strutture, magari a Leningrado. Sì, Leningrado, pensai tra me e me abbracciando con slancio l´idea della cospirazione. Leningrado sarebbe stato il posto perfetto in quanto lì e a quei tempi avrebbe potuto fare la conoscenza del suo collega Vladimir Putin che già stava facendo carriera nel Kgb.
E questo fatto non avrebbe forse contribuito a chiarire uno dei momenti più bizzarri di tutta la presidenza Bush quando, in occasione del suo primo (si presume il primo) incontro con Putin, il 16 giugno 2001, George W. stupì il mondo dicendo che aveva guardato il suo "amico" russo negli occhi e aveva capito di potersi fidare aggiungendo che ora aveva un´idea di ciò che Putin aveva nell´animo? Osservando il video di quell´incontro si vede che Putin ha uno strano sorriso sulle labbra, un sorriso che forse ricorda enigmaticamente il sorriso di Andropov sulla Piazza Rossa tanti anni prima. È possibile che il presidente russo stesse pensando: sì, hai un idea di ciò che ho nell´animo, ma io ho un´idea del tuo dossier negli archivi del Kgb, amico mio, e questo probabilmente conta di più? Non dirai nemmeno una parola quando bombarderò la Cecenia.

Basta così. Queste stravaganti escursioni della mia fantasia non mi
avrebbero portato da nessuna parte. Ciò che era veramente affascinante
chiedersi era se la teoria di George Bush agente del Kgb dava in ultima
analisi un significato alla sua presidenza. E qui, debbo ammettere, sia pur
riluttante, che sì, in realtà questa teoria getta una luce su un certo
numero di questioni oscure che mi sconcertano da anni. Perché la verità è
che, nel corso della sua straordinariamente inetta amministrazione, c´è una sola cosa nella quale Bush è stato diabolicamente efficiente e si dà il caso che questa cosa sia la sistematica distruzione del suo paese.

È facile interpretare questa realtà come una combinazione particolarmente
letale di arroganza e stupidità, pigrizia e avidità. Oppure può essere
interpretata come un evangelismo apocalittico e senza freni. Ovvero possiamo concentrarci sulle multinazionali che lo controllano come una marionetta o sui neoconservatori o... su molte altre spiegazioni. Nessuna delle quali in realtà soddisfa il mio desiderio di capire come Bush è riuscito a sabotare il suo paese in maniera così spietata. Parliamo di un uomo che ha ignorato tutti i segnali premonitori degli attentati terroristici che stavano per essere eseguiti sul territorio americano. Di un uomo che ha sperperato la buona volontà del mondo invadendo un paese che non costituiva una minaccia per la sicurezza dell´America e che ha ignorato tutti gli avvertimenti secondo cui sarebbe stata un´avventura disastrosa. Di un uomo che si è rivelato più adatto a saccheggiare terre straniere che a trarre in salvo i compatrioti devastati da un uragano. Di un uomo che ha condannato alla bancarotta le future generazioni con i suoi insensati tagli alle tasse. Di un uomo che ha tentato di distruggere ciò che restava dello stato sociale del suo paese. Di un uomo che volge la testa dall´altra parte quando la gente viene torturata in nome dell´America.

È difficile credere che una incompetenza così drastica e così persistente
non sia deliberata. È folle, lo so, ma George W. Bush si è comportato come
se molti anni fa avesse ricevuto istruzioni segrete per rovinare la sua
terra e indebolire l´impero americano, per fare in modo che, qualunque fosse stato il destino dell´Unione Sovietica, non sarebbero stati gli Stati Uniti ad ereditare la terra.

Difficile da credere e non di meno debbo confessare...

Che mi sono inventato tutto. L´eccentrico sito e la sua misteriosa scomparsa e le clamorose accuse, tutto inventato da me come un modo per usare l´atterraggio di quel 1° maggio di tre anni fa sul ponte della portaerei Abraham Lincoln per chiederci cosa George W. Bush ha fatto all´America, dove ci ha portato la sua missione.

In realtà, a dispetto dei suoi sforzi, la sua missione è tutt´altro che
compiuta. Limitatevi a guardare quei milioni di uomini e donne privi di
permesso di soggiorno che percorrono le strade del paese di Lincoln in
questo 1° maggio 2006 portandosi dietro le loro speranze e le loro paure.
Hanno rischiato tutto attraversando deserti e schivando pallottole,
sfruttati dai capi e discriminati dai vigilantes per far parte del sogno
americano.

È ora di riconoscerlo: questi lavoratori clandestini che marciano per le
strade e fin dentro la memoria dell´America, credono alle promesse degli
Stati Uniti più di quanto non ci creda il suo presidente. Giorno e notte,
per mantenere il loro paese adottivo in corsa e in vita fanno più dell´uomo
che, ovviamente, non è un agente del Kgb ma, tristemente per i suoi
connazionali, continua ad agire sempre più come se lo fosse.

Ariel Dorfman
www.unita.it
6.05.06

Traduzione di Carlo Antonio Biscotto

Gli ultimi libri di Ariel Dorfman sono «Other Septembers», «Many Americas» e «Burning City», un romanzo scritto con il figlio più piccolo, Joaquin.