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Finite le vacanze, ci aspettano i film che hanno sbancato il box office in America e Canada, in agosto. E confermano che due sono le piste che affascinano l’immaginario di oggi, soprattutto tra i giovani, ma non solo. La prima: è possibile entrare nell’anima, e nel cervello degli altri; la differenza tra sé e l’altro è superabile. La seconda: anche la vita e la morte non sono mondi definitivamente separati. Si può infatti comunicare con l’aldilà; anzi staccarsene non è così semplice.
Il cinema anglosassone approfondisce così idee e clima degli ultimi grandi successi, da Avatar alle varie serie di vampiri neoromantici. A partire dal cancellare ogni separazione, da quel fondersi di ogni cosa nell’altra, caratteristico della società postmoderna. Che proprio per questo aspetto è stata chiamata “liquida”, priva di forme nette e persistenti.
Tra le principali forme ormai “liquefatte” c’è dunque anche la distinzione tra sé e l’altro (che può entrarti dentro in vari modi), ed anche quella tra vita e morte, mondi contigui più che per sempre separati e divisi. Argomenti complessi, per cui molti si aspettavano un flop, almeno per uno di questi film, Inception, del regista Robert Nolan, con Leonardo di Caprio.
Si temeva l’insuccesso perché la trama è complicata dal tema della “possessione” della mente umana da parte di altri: una questione su cui psicologia e religioni riflettono da sempre, e che al cinema avrebbe potuto risultare noiosa.
Il protagonista, un Di Caprio adulto e tormentato, è infatti capo di una banda di “ladri di idee”, che vengono rubate dal cervello dei legittimi proprietari entrando nei loro sogni. È, in fondo, ciò che fa lo psicoanalista: entrare nei sogni dell’ altro per vedere cosa pensa veramente, cosa matura dentro di lui. Ed è interessante che il grande cinema anglosassone sposi l’intuizione psicoanalitica del sogno come rivelatore delle intuizioni più profonde dell’uomo, quando molta psicologia, per la difficoltà di interpretare i sogni, ripiega su più semplici “strategie di comportamento”.
Mentre però il terapeuta scruta le idee del sognatore per mostrargliele, e renderlo cosciente di ciò che realmente pensa, la banda di Di Caprio le ruba per rivenderle a caro prezzo allo spionaggio industriale. Ciò mette il protagonista in una serie di guai, personali e legali, da cui uscirà (forse) verso la fine del film accettando la proposta di un potente committente che potrebbe rimediare a tutti i suoi disastri polizieschi ed affettivi, in cambio dell’operazione contraria. Vale a dire non togliere, ma mettere attraverso il sogno una certa idea nella testa di chi sta dormendo.
E’ qui rappresentata l’invasione attiva nella mente del sognatore. Non solo, quindi, sapere ciò che pensa, ma addirittura farlo pensare in un altro modo, attraverso l’inserimento di uno stimolo (un inception, appunto), a pensare diversamente. Insomma: il sogno di ogni totalitarismo. Ed anche, da prima, il timore di ogni Chiesa, che invita a pregare, la sera, perché la mente non venga invasa dai demoni malvagi.
L’apertura avventurosa ai segreti della mente si accompagna nel film a toni crepuscolari, come spesso quando viene varcato il confine tra coscienza e inconscio, vita e morte. Di Caprio trova infatti ristoro dalla sua dura vita di fuggiasco internazionale nelle conversazioni con la moglie morta.
Anche questo aspetto preoccupava: morte e aldilà non furono, a lungo, apprezzati al cinema. E invece Inception, da quando è uscito, è in testa alle classifiche.
Il pubblico è più curioso delle profondità della vita e della morte di quanto si pensi.