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Vincent Reynouard: quando ti mettono in galera per un opuscolo

di Miguel Martinez - 18/08/2010

   
   

Nel 2005, il signor Vincent Reynouard (nella foto), ingegnere chimico francese residente in Belgio, infila nella buca delle lettere alcune copie di un opuscolo di 16 pagine, indirizzate a vari musei, organizzazioni e sindaci in Francia.

L’opuscolo distribuito da Vincent Reynouard, un uomo che non deve essere un modello di prudenza (all’età di 41 anni, si trova oggi con ben otto figli da mantenere), si intitola «Holocauste? Ce que l’on vous cache». Il libretto – costituito da immagini e grosse didascalie – lo potete trovare in rete e mette esplicitamente in dubbio le accuse mosse contro il governo nazista durante il processo di Norimberga.

Ora, da vent’anni, in Francia esiste la legge Gayssot, che all’articolo 24bis dichiara reato contestare l’esistenza dei crimini stabiliti dall’articolo 6 dello statuto del tribunale di Norimberga.



Vincent Reynouard viene quindi inquisito dalla magistratura francese  e condannato a un anno di carcere, 10.000 euro di ammenda e 3.000 euro di danni e interessi a un’associazione privata, la LICRA. Nel processo di appello, si conferma la condanna e si arriva alla cifra di ben 60.000 euro.

Il 9 luglio, la polizia belga arresta Vincent Reynouard, che viene chiuso nel carcere di Forest, di cui abbiamo già parlato su questo blog.

Non perché abbia commesso alcun reato in Belgio, ma per prepararne l’estradizione in Francia in base a un mandato di arresto europeo.

Le persone che hanno espresso solidarietà a Reynouard appartengono a due categorie diversissime.

Se digitate il suo nome su Google, troverete subito i melaninodeficienti  di Stormfront e il perennemente rancoroso Olodogma (il cui ultimo post è sottotitolato, “A levi primo non piacevano gli occhi azzurri ed i capelli biondi (a NOI si)!”). Mica che io li consideri dei mostri: semplicemente, si tratta di celacanti umani che stanno ancora combattendo la battaglia di Stalingrado con le figurine, essendosi gettati addosso da soli un incantesimo di irrealtà.

“He oped his chest, at break of day,
To find — no talents, bright and cold,

But soft, dead cowslips— nowhere lay
The sun-bright glint of Fairy Gold !”
[1]

So poco di Reynouard, e non escludo che anche lui possa appartenere alla stessa categoria. Ma è proprio qui il punto: la mancanza di realismo e le proiezioni fantastiche su presunti supereroi del passato non devono essere reato. Reynouard è in carcere esclusivamente per aver distribuito per posta alcuni opuscoli con la sua versione di alcuni fatti storici. Che la sua versione sia giusta, sbagliata  o semplicemente demenziale spetta alla critica stabilirlo, non ai tribunali.

Per questo, Reynouard ha ricevuto anche solidarietà da tutt’altra parte, cioè dallo scrittore e giornalista francese Paul-Éric Blanrue, uno dei fondatori del movimento scettico francese, gli zététique (si è anche divertito a costruire una falsa Sindone), iscritto al Partito comunista francese e autore di uno studio serio sulle lobby sioniste in Francia (Sarkozy, Israël et les juifs, Éditions Oser dire), che coglie i punti fondamentali: nessun giudice deve stabilire la verità storica, nessuna ipotesi storica deve essere punita con il carcere.

La legge Gayssot sottrae alla discussione storica, poi, solo le verità del tribunale di Norimberga.

Un particolare: la legge Gayssot fa esplicito riferimento allo statuto del tribunale approvato l’8 agosto del 1945 – due giorni dopo Hiroshima e un giorno prima di Nagasaki. Due eventi la cui ipotetica negazione non verrebbe punita dalla stessa legge.[2] Togliere lo status divino al tribunale di Norimberga non vuol dire affatto assegnargli uno status demoniaco, come farebbero certi revisionisti duri. Semplicemente, si tratta di riconoscerne la natura imperfettamente umana.

In realtà, mi importano poco le opinioni che le persone possono avere sulla storia. Il problema nel presente è che si stanno diffondendo ovunque apparati giuridici che, con varie scuse, processano le intenzioni e le idee.

Un esempio gravissimo, come abbiamo sempre segnalato, è l’aggiunta dell’intenzione “terroristica” a capi d’accusa minori.

E’ il caso del processo in corso in questi giorni a Firenze contro un ">gruppo di anarchici accusati nei fatti di danneggiamento, imbrattamento, interruzione di pubblico servizio, occupazioni di edifici e iniziative di piazza. Io non ho particolari simpatie o antipatie a riguardo.  Non so se queste accuse siano vere o false, comunque comporterebbero alla fine pene minime. Ma gli inquirenti hanno pensato bene di aggiungervi l’accusa di “ ">associazione sovversiva con finalità di terrorismo“. Imbratto un muro per passatempo, e mi prendo una multa. Lo faccio perché in testa ho idee “terroristiche”, e mi prendo anni di carcere.

Il buon senso vorrebbe che si combattessero tutti insieme questi apparati, sia quando si applicano ai nostri amici che quando si applicano ai nostri nemici. Il tempo di litigare si troverà sempre, dopo.



Nota:

[1] Dall’anonima Ballade of Fairy Gold. Il pastore, cui uno spiritello aveva promesso l’oro, al risveglio apre il forziere e scopre che invece di solide e fredde monete, contiene solo fiorellini rinsecchiti.

[2] Ipotetica, perché nei fatti i ">revisionisti di Hiroshima non ne fanno la negazione: ne fanno direttamente l’apologia.