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A che punto è l’annunciata rinascita dell’energia nucleare?

di Michael Dittmar - 23/08/2010



marghenucl

Abbiamo sentito, questi ultimi anni, degli appelli in favore di un rilancio dell’energia nucleare civile. Tuttavia, questa rinascita aspettata non sembra concretarsi. Sui più di 200 paesi che annoveriamo nel nostro pianeta, solo 30 fanno ricorso all’energia nucleare. Nel luglio 2010, 439 centrali nucleari, con una potenza installata netta di 373,038 GW (gigawatts), erano raccordate alle differenti reti elettriche nazionali, ossia 1,2 GW di più che all’inizio 2006.

 

Quasi 16 per cento della domanda totale in energia, (fino a 25 per cento nei paesi altamente industrializzati), è fornita oggi sotto forma di energia elettrica. La parte della fissione nucleare in questa percentuale è passata di 18 per cento circa dieci anni fa a 14 per cento nel 2008. Alla scala mondiale, l’energia nucleare non rappresenta dunque che una piccola parte dell’approvvigionamento energetico globale, e questa parte, contrariamente alle idee promosse, non va crescendo.

Durante l’anno 2009 per esempio, le centrali nucleari hanno prodotto 2560 TWh, (2560 miliardi di KWh), di energia elettrica, ossia il 1,6 per cento in meno che nel 2008 e quasi 4 per cento in meno che nel 2006, un anno record con una produzione di 2658 TWh. I risultati per i primi quattro mesi del 2010 per i paesi dell’OCSE, raccolti dall’agenzia internazionale dell’energia, AIE, indicano che finora, la produzione nel 2010 si annuncia debole o inferiore a quella dell’anno scorso.

Durante le cinque prossimi anni, quasi 10 nuove centrali dovrebbero diventare operative ogni anno. Questa cifra presuppone tuttavia che saranno costruite tutte nei tempi, mentre l’industria nucleare tiene raramente i suoi termini. Secondo l’associazione mondiale dei gestori del nucleare (ANM), 17 nuove centrali sarebbero dovute diventare operative tra il 2007 e il 2009. Ma solo cinque sono stati raccordati alla rete durante questo periodo-tre nel 2007 e due nel 2009.

Quattro centrali sono state inoltre smantellate nel 2009, mentre un numero importante di centrali in Germania ed in Giappone sono all’arresto a causa di differenti problemi tecnici. Péeraltro, un centinaio almeno di centrali più vecchie e più piccole dovrebbero essere smantellate durante le 10-15 prossimi anni.

Di più, durante i dieci ultimi anni, due terzi solamente della domanda mondiale in combustibile nucleare-quasi 68.000 tonnellate di equivalente in uranio naturale sono necessari nel 2010-sono stati ottenuti da estrazione del minerale. Le 20.000 tonnellate restanti provengono da fonti secondarie, come le scorte civili, l’uranio di rilavorazione e le scorte di uranio impoverito. Alla fine del 2013, 10.000 tonnellate di meno proverranno da queste fonti quando il programma detto “dalle megatonnnellate ai megawatt” russo-americano-che ricicla dell’uranio altamente arricchito delle ogive nucleari russe in uranio debolmente arricchito per le centrali nucleari-arriverà al suo termine.

Le previsioni attuali mostrano che la penuria di uranio potrà essere evitata negli anni futuri solo se le miniere esistenti, e nuove miniere , producono conformemente alle attese. In effetti, le estrapolazioni riguardo all’approvvigionamento mondiale e che prevedono un aumento dell’estrazione di uranio si basano essenzialmente su un aumento della produzione in Kazakistan. Per l’istante, l’estrazione del minerale in questo paese è più o meno conforme alle previsioni, passando di 4357 tonnellate nel 2005, a 8521 tonnellate nel 2008 e 14.000 tonnellate nel 2009.

Ma resta a vedere se lo sfruttamento potrà proseguire ad un ritmo tanto sostenuto, e passare da 18.000 tonnellate nel 2010 a 30.000 tonnellate nel 2018. Secondo le ultime stime dell’ANM nel luglio 2010, il volume dell’estrazione è stato rivisto all’abbassamento a 15.000 tonnellate per questo anno.

Il rapporto annuo 2008 di Euratom, l’organismo che coordina i bisogni a lungo termine in uranio delle centrali dell’unione europea, viene ad appoggiare il punto di vista secondo il quale la proporzione dell’energia nucleare nel mondo inseguirà il suo lento declino negli anni futuri. Secondo le previsioni dell’agenzia, la domanda in uranio dell’Europa passerà da 21.747 tonnellate nel 2010 a 17.378 tonnellate nel 2018 ed a 16.000 tonnellate solamente nel 2024.

Queste cifre mostrano che l’UE che produce un terzo dell’elettricità mondiale di origine nucleare attualmente, si prepara ad un abbassamento della produzione di energia nucleare dell’ordine del 20 per cento nel corso dei dieci prossimi anni. Si può immaginare anche che la crisi economica globale attuale non farà niente per intensificare il ritmo di costruzione delle nuove centrali e per incoraggiare la prospezione delle nuove miniere di uranio.

In breve, i dati riguardo il settore non corrispondono all’idea di una rinascita mondiale dell’energia nucleare. Annunciano al contrario una scomparsa progressiva dell’energia nucleare civile nella maggior parte dei grandi paesi dell’OCSE.

Sembra perciò inevitabile che i consumatori, dalle parecchie economie avanzate in particolare, dovranno imparare a preoccuparsi meno delle conseguenze del riscaldamento climatico, in un futuro lontano, che della realtà di una penuria energetica nei periodi di forte domanda. Questa penuria potrebbe tradursisi o per un approvvigionamento caotico e dei tagli di corrente, o per una politica coordinata di razionamento energetico.

Nell’assenza di una rinascita dell’energia nucleare, la maggior parte di di noi sarà costretta a ridurre la propria consumazione diretta di energia. Speriamo che sapremo adattarci ad un stile di vita più semplice-ma forse altretanto soddisfacente.

* Michael Dittmar, fisico della scuola politecnica federale, EPFZ, di Zürich, lavora al CERN, a Ginevra.

Fonte: http://www.project-syndicate.org/commentary/dittmar1/French

Tradotto dal francese da Fabienne Melmi (nuovaresistenza.org).