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La sensualità e l’erotismo sono un ostacolo sulla via del risveglio spirituale?

di Francesco Lamendola - 03/09/2010



Il sesso è una forza potente della natura.
Come tutte le potenti forze naturali, non ha senso domandarsi se sia positiva o negativa: una domanda del genere è terribilmente antropocentrica. Non ha senso domandarsi se le maree siano benefiche o no; anche se l’uomo, legittimamente, ha sempre cercato di volgere a proprio vantaggio le forze della natura, o almeno di porsi al riparo da esse.
Che poi egli sia andato molto al di là di un tale atteggiamento, ed abbia preteso di assoggettare e dominare la natura da padrone assoluto, questo è un altro discorso; e, ovviamente, egli ne sta ora pagando amaramente il fio.
D’altra parte, è evidente che l’uomo non potrà mai superare del tutto una visione del mondo di tipo antropocentrico; sarebbe domandargli troppo: come potrebbe non sentire e non pensare più da essere umano, se di fatto è tale?
E l’uomo, lo sappiamo, non è SOLTANTO natura; egli è ANCHE natura. Dal momento in cui riflette e si stupisce della propria situazione nel mondo, va oltre la natura e diviene qualche cosa d’altro: una creatura essenzialmente spirituale, conscia di avere dei diritti e dei doveri, verso se stessa oltre che verso gli altri.
Pertanto è lecito chiedersi se, nell’uomo - e non, per esempio, negli animali - la forza sessuale svolga una funzione prevalentemente positiva o negativa, sempre dal punto di vista che a noi qui interessa: vale a dire quello del suo risveglio interiore, della sua evoluzione e del suo perfezionamento spirituali.
Esistono, al riguardo (e semplificando alquanto il discorso) due fondamentali scuole di pensiero: quella ottimista e quella pessimista.
La scuola ottimista, presente in molte culture tradizionali e sciamaniche, nelle civiltà antiche (Grecia compresa), nel Brahmanesimo, nel Taoismo e nella versione tantrica del Buddhismo - ci limitiamo a citare le principali - ritiene che le energie sessuali, non che un impedimento o un ostacolo, siano, o quanto meno siano suscettibili di divenire, un prezioso strumento per facilitare l’illuminazione, per portare l’anima nell’orbita dell’Assoluto e del’Incondizionato, insomma per farla uscire dai suoi ristretti confini ordinari e per liberarla dai grossolani condizionamenti dovuti all’ignoranza e alle passioni disordinate.
La scuola pessimista, più recente, culmina con la pronunciata sessuofobia dell’Ebraismo, di certe frange rigoriste del Cristianesimo primitivo, del Manicheismo in tutte le sue versioni (Catarismo compreso) e in alcune componenti dell’Islamismo. Si direbbe, insomma, una prerogativa delle tre religioni del Libro e del loro ambito culturale, dato che anche Manicheismo e Catarismo possono essere considerati come eresie del Cristianesimo antico e medievale. Invece le sue radici risalgono al mondo greco, e precisamente a quel filone di pensiero che va da Pitagora, all’ultimo Platone, al neoplatonismo (ricordiamo che Plotino appariva ai suoi contemporanei come uno che «si vergognasse di avere un corpo»). Tale scuola vede nel sesso un pericolo o, nel migliore dei casi, una distrazione dal cammino sul sentiero spirituale.
Non bisogna confondere, peraltro, l’atteggiamento di una data cultura nei confronti del sesso in generale, e nei confronti del sesso in rapporto alla realizzazione spirituale.
Ad esempio, le culture del’India antica avevano un atteggiamento molto disinvolto verso la sessualità; ma il saggio in cerca della propria verità interiore si votava ad una vita d; castità, non perché disprezzasse il sesso in quanto tale, ma perché considerava le passioni ad esso collegate come un fattore di ritardo sulla via dell’unione mistica con il divino.
In ogni caso, la nostra presente riflessione non verte sulla sessualità in generale in rapporto al risveglio interiore, ma sulla sensualità e sull’erotismo, che sono elementi complementari, e tuttavia distinti, rispetto ad essa.
La sensualità si può definire come un modo di essere e consiste nella forte sensibilità rispetto agli stimoli sensoriali, specificamente nella sfera sessuale; ma, in senso lato, anche in tutti gli ambiti che coinvolgono le sensazioni del piacere fisico.
Sensuali non si diventa, si nasce; tutt’al più, si scopre in ritardo la propria natura sensuale, dopo averla repressa per una serie di fattori sociali e culturali, oppure a causa di situazioni specifiche di carattere contingente.
L’erotismo, invece, è uno stato dell’essere consistente nell’arte di rappresentare e di saper cogliere gli stimoli della sfera sessuale ad un livello mediato e raffinato, in modo da potenziarli, ma lasciando e rispettando sempre una zona di mistero, in cui la fantasia svolge un ruolo più importante del dato sensoriale in se stesso.
Un modo di essere non si apprende, ma si può apprendere o conquistare uno stato dell’essere: per cui è possibile imparare l’erotismo, o, quanto meno, sviluppare la capacità sia di suscitarlo, che di riceverlo.
Naturalmente esso non ha niente a che fare con la volgare pornografia, che si risolve in una squallida esibizione di corpi nudi ridotti a semplici cose senz’anima.
La pornografia annulla la personalità e degrada, per ciò stesso, quanti vi indulgono, declassandoli da persone a oggetti sostanzialmente anonimi e intercambiabili; mentre sia la sensualità che l’erotismo valorizzano la persona in ciò che essa ha di più personale ed esaltano le sue qualità individuali, caratteristiche ed uniche.
Nella sfera della sensualità e dell’erotismo, ad esempio, un profumo particolare può servire a potenziare il fascino di un essere umano; e, allo stesso tempo, anche il suo odore personale può svolgere una funzione seduttiva, beninteso se esistono le condizioni adatte. Infatti, per fare un semplice esempio, l’odore corporeo e il sudore di uno sconosciuto risultano repulsivi, mentre non lo sono affatto quelli della persona desiderata.
Questo ci riconduce ad un altro aspetto fondamentale della sensualità e dell’erotismo: che non si possono pensare se non nel contesto di un rapporto fortemente personalizzato, fra due individui che si sentono attratti l’uno dall’altro in maniera, appunto, personale: cioè, in quanto siano loro e solamente loro, e non in quanto siano due soggetti qualsiasi, desiderosi di raggiungere un appagamento sessuale, quale che sia.
Per quanto possa sembrare eccitante un rapporto con uno sconosciuto, in quest’ultimo caso non saremmo nell’ambito della sensualità, né dell’erotismo, ma di un istinto sessuale primario e immediato: più o meno brutale, più o meno pornografico, stile «Nove settimane e mezzo» di Adrian Lyne.
È evidente, da quanto abbiamo detto, che la sensualità e l’erotismo coinvolgono la dimensione spirituale delle persone e vanno ben oltre quella puramente fisica. Anche perché essi sono pensabili, e di fatto ciò avviene frequentemente, anche senza che vi sia un appagamento sessuale nella sfera fisica; può esservi, invece, in quella interiore.
Giunti a questo punto, bisogna riconoscere che esiste una parentela, e sia pure lontana, fra la sensualità e l’erotismo da un lato, il misticismo e l’estasi dall’altro; o meglio, certe manifestazioni del misticismo e certe forme di estasi. Non esistono due estasi identiche, neppure per il medesimo soggetto; l’estasi è ogni volta un’esperienza unica e irripetibile, e ciò vale anche per la sua sorella minore, l’estasi sessuale.
È per questo motivo che alcune scuole tantriche vedono nel piacere sessuale una via verso la liberazione interiore, beninteso a certe, precise condizioni: prima fra tutte, la ritenzione del seme maschile, pratica che illustra già di per sé quanto difficile sia una tale via per i non iniziati e come ci si trovi su un terreno decisamente “alto” e non già al livello di una sessualità banalmente concepita come manifestazione puramente fisiologica.
In effetti, se guardiamo a quello che vi è di specifico nell’estasi sessuale, non tardiamo a renderci conto che si tratta di un elemento che essa ha in comune, in grado maggiore o minore, con altre forme di sospensione della coscienza ordinaria e con l’esperienza dell’ineffabile: alle sensazioni di un alpinista che si misura con una difficile parete di roccia, o con quelle di un paracadutista che si lancia nel vuoto; o, ancora, con quelle di un audace navigatore che si spinge su mari sconosciuti, affrontando e vincendo tempeste e bonacce.
Il paragone migliore, però, andrebbe cercato nella sfera dell’arte e della scienza. Quando un musicista compone una musica sublime o quando un matematico riesce a dimostrare un difficile teorema, si realizzano delle condizioni simili a quelle dell’estasi sessuale; benché in quest’ultima la dimensione spirituale scaturisca da una condizione che è anche fisica, mentre, in quelle, tale dimensione è del tutto assente. Inoltre, l’estasi sessuale è brevissima, ma talmente intensa da essere stata paragonata, e a ragione, ad una “piccola morte”; mentre l’estasi dell’artista o dello scienziato è più prolungata e meno bruciante.
Il grido di piacere dell’uomo, e specialmente della donna, che raggiungono l’orgasmo somiglia molto ad un grido di agonia: segno che tale esperienza tocca le corde più profonde dell’essere ed opera un brusco, radicale rovesciamento della dimensione ordinaria di esistenza, nella quale si mantiene sempre un certo grado di autocontrollo (cioè, non ci si lascia mai andare del tutto e quindi non si è mai veramente se stessi, fino in fondo).
Il grido dell’artista («Fermati, sei bello!») e quello dello scienziato («Eureka!»), al confronto, non raggiungono mai tali profondità abissali: sono un grido di nostalgia, oppure di vittoria, che scaturiscono dalla facoltà creativa del soggetto, non dalla totalità del suo essere né, tanto meno, dalle zone sommerse, che sfuggono alla coscienza ordinaria.
Sia chiaro che ci stiamo esprimendo in maniera rozza e approssimata: perché, in realtà, una netta e radicale separazione tra le sensazioni afferenti alla dimensione fisica e alla dimensione spirituale non si dà quasi mai; e ciò anche per coloro i quali (come noi) ritengono che la dimensione fisica non giaccia su un piano analogo e speculare a quella spirituale, ma sia piuttosto il frutto di una illusione esistenziale, di una condizione di “ignoranza” da parte del soggetto.
Ed eccoci arrivati al cuore del discorso.
Che cosa cerca la persona che si pone il problema del proprio risveglio spirituale, ovvero di compiere il salto ad un livello più elevato di consapevolezza?
Se essa cerca una evasione, più o meno estemporanea, dallo stato esistenziale ordinario, una evasione suggerita dalla noia o da una generica insoddisfazione: ebbene, in tal caso quello troverà, e non altro, come il paracadutista che si lancia dall’aereo o, al limite, come il cocainomane che ricorre alla sua dose abituale di droga, per sfuggire alla mediocrità della vita d’ogni giorno.
Se, invece, la persona cerca di realizzare in se stessa un autentico salto evolutivo, allo scopo di acquisire una nuova facoltà di vedere il mondo, con le sue forze e non con l’aiuto di stimolanti artificiali o, comunque, di situazioni estrinseche procurate a bella posta, allora finirà per riuscirci e per varcare la soglia di un mondo nuovo, luminoso e palpitante di energie positive.
Vale, insomma, la vecchia ed elementare regola, secondo cui si finisce per trovare quello che si va cercando, anche se non sempre si è coscienti di ciò e se non sempre, anzi quasi mai, le vie del risveglio spirituale seguono esattamente quelle programmate in anticipo.
Per chi intraprende il cammino del risveglio, l’unica cosa certa è la realtà del camminare; in essa è il segreto della meta: perché la meta non è un luogo diverso da quello di partenza (anzi, in genere è esattamente lo stesso), ma l’atto di ridestare la vista interiore e di sperimentare cose che prima sfuggivano alla coscienza, rinnovando tutto il proprio essere profondo.
È come nascere ad una seconda vita e stupirsi, con gioia, di ogni cosa.
Una profonda, autentica esperienza sessuale può essere una tappa significativa di tale itinerario.
Per l’anima che sta incominciando a ridestarsi, l’essenziale non è quello che essa fa, ma il modo in cui vive gli stati del proprio essere. Come insegnano i maestri Zen, si può avere il “satori” anche mentre si sta spazzando il pavimento della cucina…