Brasile: Una rivolta venuta da lontano
di Stella Spinelli - 16/05/2006
La sommossa del Primo Comando della Capitale che ha messo a ferro e fuoco San Paolo è domata. Ma il futuro resta incerto |
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![]() Ma chi sono i responsabili di una simile battaglia? Chi è stato in grado di coordinare una ribellione così forte e corale nelle carceri e contemporaneamente smuovere l’intera criminalità organizzata dal cuore della città paulina? Fedeli e adepti non hanno esitato a obbedire e ad attaccare a vista qualsiasi simbolo dello stato di polizia: auto, caserme, divise, furgoni, creando un’ondata di violenza senza precedenti. Gli attacchi, cominciati venerdì notte, non hanno risparmiato niente e nessuno e hanno travolto chiunque incontrassero sulla loro strada. San Paolo si è fermata. La gente ha vissuto ore di angoscia.
![]() Il gruppo cresceva determinato e gli adepti aumentavano. Adottarono presto anche un simbolo, immancabile nel linguaggio criminale: scelsero lo yin-yang, considerato una maniera per equilibrare il bene e il male con saggezza. Divenne così l’emblema della fazione.
L'esordio. La prima vera azione di ribellione coordinata fu messa a punto nel febbraio 2001, quando 29 carceri si rivoltarono contemporaneamente. Risultato: 16 morti. Fu il battesimo del fuoco. Da quel momento la piovra arrivò a stringere una potente alleanza persino con il Comando Vermelho, i figli delle favelas, il gruppo criminale più potente di Rio de Janeiro.
Gli attentati contro le carceri si moltiplicarono: l’intento era intimidire le autorità carcerarie e ottenere trattamenti privilegiati per i detenuti del Pcc. Poi qualcosa cambiò. Una lotta di potere interna portò al comando del gruppo Marcola. Era il novembre del 2002. Da allora le azioni del Pcc furono più studiate, preparate con calma e astuzia. Nel marzo del 2003 gli uomini di Marcola riuscirono ad assassinare il “Machadinho”, il giudice che dirigeva il Centro di Riadattamento Penitenziario del Presidente Bernardes (Crp), la prigione più rigida del Brasile, la più temuta dai criminali del Primo Comando da Capital. Qui i prigionieri vengono confinati in cella per 23 ore al giorno, senza accesso a giornali, televisione, riviste e radio. Riuscire ad organizzare una rivolta forte e distruttiva in questo carcere è da sempre l’obiettivo del Pcc. L’intento è costringere così il governo a rivedere il regime carcerario e a chiudere il Crp.
Come si finanziano. Ogni ‘fratello’ associato al Pcc deve versare una quota mensile: 50 reais se è in prigione 500 se ormai è in libertà. Con i soldi si acquistano armi e droga, si crea un commercio e si finanziano le azioni del gruppo. Per entrare a far parte del Pcc gli aspiranti devono essere sottoposti a un rito di iniziazione, ‘il battesimo’, oppure essere presentati da un altro membro. Tutti devono sottoscrivere i 16 punti dello Statuto, redatto dai fondatori. Riuscendo a sfruttare le difficoltà organizzative sofferte dal Comando Vermelho di Rio, adesso il Pcc è la fazione criminale più potente del Paese.
E adesso? La rivolta degli ultimi quattro giorni, dunque, è il risultato di anni di attività criminale. A scatenarla, il trasferimento nel carcere di massima sicurezza di settecento prigionieri, fra i quali proprio Marcola. Un provvedimento da mesi minacciato, ma mai attuato. Fino a venerdì.
Adesso la forza dell’odiata polizia militare ha avuto la meglio, ma la Pcc ha dimostrato tutto il suo potere. Che la guerra sia appena cominciata? |