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La Cina fa compere in Europa

di Gorka Larrabeiti - 15/10/2010

   
   

È terminata la settimana scorsa la visita del capo del governo cinese, Wen Jiabao, in Europa.

Erano 24 anni che un primo ministro non toccava il suolo della Grecia e non è un caso che sia avvenuto negli anni in cui la Grecia e l’Europa sono state vittime di una crisi così grave come la stessa che stanno vivendo ancora. Con la sua visita di tre giorni ad Atene, la Cina ha portato con sé 13 accordi bilaterali che interessano aree relazionate con i trasporti marittimi, prestiti, telecomunicazioni, esportazioni e scambi culturali, per continuare in cambio a ottenere agevolazioni dallo stato greco. Inoltre la Cina ha presentato cinque proposte molto allettanti: fornire un fondo speciale per la cooperazione cino - greca per quanto riguarda il trasporto marittimo, con una partita iniziale di cinque milioni di dollari statunitensi, l’adozione del maggior porto della Grecia, il Pireo, sfruttandolo come centro di distribuzione regionale per le esportazioni cinesi verso l’Europa; un volume di commercio bilaterale di otto milioni di dollari in cinque anni; un incremento di interscambio per il turismo, la cultura e le scienze umanistiche; per ultimo la coordinazione per interventi nelle organizzazioni internazionali.

Dopo aver pronunciato il discorso davanti al Parlamento greco, il primo ministro cinese è volato a Bruxelles per assistere sia all’Ottava Riunione Asia – Europa (ASEM), sia alla tredicesima Conferenza al vertice di Cina – UE a Bruxelles e anche per fare una visita al Belgio, per richiesta da parte del suo omologo belga, Yves Leterme. Jiabao concluderà in bellezza la sua visita, passando anche per l’Italia e la Turchia.

L’Europa ha creduto finora di trovarsi in una posizione privilegiata nella Conferenza al vertice della UE – Cina. Si permetteva di commettere sgarbi, esattamente come è accaduto nel 2008 durante la riunione dei leader europei con il Dalai Lama, nella quale la Cina ha risposto mandando indietro l’undicesima Conferenza al vertice bilaterale, oppure come la concessione del Premio Sajarov del Parlamento Europeo all’attivista cinese a favore dei diritti umani Hujia, nonostante ci fossero stati gli avvisi e le critiche di Pechino. La crisi però ha incrinato l’equilibrio degli affari a favore della Cina, la quale cercherà di raggiungere diversi obiettivi nel corso di questa visita. In tutto questo, farà anche in modo che l’Europa conceda l’esportazione dei prodotti cinesi di alta tecnologia, ma soprattutto, che cambi la proporzione del voto del Consiglio dei 24 direttori che governa giorno dopo giorno il Fondo Monetario Europeo o nel G20 (Gruppo dei 20).

Difficilmente l’Unione Europea potrà presentarsi davanti alla Cina come paladina dei diritti umani, poiché dovrà usare con astuzia l’unica carta vincente che le resta nella trattativa: è necessario che la Cina accentui il valore dello yuan di fronte alle valute internazionali per considerare che la tipologia di scambio della moneta cinese si sta “abbassando in modo anormale”.

Sicuramente quando Wen Jiabao tornerà a casa sua dopo la visita di questa settimana in territorio europeo, le stive dell’aereo si saranno riempite e lui con il suo orgoglio rafforzato insieme ai paesi europei si ritroveranno con un rivale più potente di prima. (Nei primi otto mesi del 2010 è cresciuto del 30% l’attività commerciale tra UE e Cina, superando i 300 milioni di dollari; lo scorso anno la Cina ha superato la Germania con l’obiettivo di diventare il primo paese esportatore al mondo).

Sarebbe stato diverso se ci fosse stato un Servizio Europeo d’Azione che avesse trattato con la Cina a nome di tutti i paesi, invece sembra che né i paesi porcini (PIIGS) lo vogliano, convinti che otterranno più benefici trattando in privato con il Dragone, né lo stesso Servizio Europeo d’Azione è in grado in questo momento di affrontare una trattativa bilaterale, occupata com’è l’Alta Rappresentanza nel distribuire le poltrone ai singoli ambasciatori tra i 27 paesi dell’Unione Europea. Tutto un grattacapo. Tutto questo è solo un vantaggio per la Cina.

Manca però una prospettiva strategica a medio termine. Il giorno in cui le relazioni inizieranno a incrinarsi e la concorrenza a intensificarsi, sarà sufficiente che la Cina mostri la sua riserva di bonus greci, affinché in Germania o in Francia capiscano perfettamente che il futuro dell’euro non è ormai più nelle sue mani. I cinesi si sono appena appropriati di un po’ di più di mezza Grecia. Il Dragone invece ha smesso di comprarsi l’euro dei porcini (PIIGS).

P.S. una piccola notizia per finire: la Cina aiuterà anche il sistema finanziario e l’economia della Repubblica di San Marino, dove regna il segreto bancario.

Fonti:

http://euobserver.com/9/30949

http://www.eubusiness.com/news-eu/greece-china-trade.6e1

http://spanish.news.cn/mundo/2010-10/03/c_13540934.htm

http://www.eubusiness.com/news-eu/china-asia-asem.6cx/

http://www.imf.org/external/np/sec/memdir/eds.htm

http://www.libertas.sm/News_altre_notizie/news_dettaglio.php?id=21058

Titolo originale: "China, de compras por Europa"

Fonte: http://www.rebelion.org
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCA SCHILLACI