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Se il limite diventa una risorsa

di Luisella Meozzi - 15/10/2010



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Al secondo giorno del meeting di Greenaccord si parla di filosofia. Gary Gardner (Worldwatch institute): «E' grazie a una diga che otteniamo energia dall’acqua di un fiume».

Secondo giorno di forum Greenaccord, ieri a Cuneo: sono di scena i limiti. Nell’ambito di questo meeting internazionale in continua crescita di adesioni all’ottava edizione, un meeting dedicato alla stampa che si occupa di ambiente e sviluppo sostenibile, parlare di limitazione può equivalere a parlare di valore. Un valore che ha però necessità di essere interpretato, discusso e indagato. Che è negativo quando nasconde una potenzialità inespressa. Ne scaturisce una intensa sessione di ecologia umana, dove i giornalisti provenienti dai più svariati paesi del mondo si confrontano con un filosofo della statura di Aldo Masullo – professore emerito della Federico II di Napoli – e con Gary Gardner, direttore di ricerca di un organismo indipendente e internazionale quale il Worldwatch institute, autorevole centro di studio sui cambiamenti climatici e sulla green economy.

L’approccio è interdisciplinare, ma il concetto di limite viene letto con i propri strumenti da entrambi gli studiosi. «Per spiegare come mai il limite non è una limitazione – esordisce Gardner - mi piace usare un esempio facilmente comprensibile. L’energia può essere rilasciata solo sfruttando dei vincoli: è grazie a una diga che la otteniamo dall’acqua di un fiume, diversamente non potremmo beneficiarne. Allo stesso modo, lo sviluppo sostenibile non è l’arresto dell’evoluzione per intervento di vincoli, è invece una valorizzazione dei limiti o confini imposti dalla biosfera: sono questi che veicolano il vero modello di crescita qualitativa per il benessere della società umana». Intuitivamente non è facile, eppure già negli anni settanta Ernst Friedrich Schumacher, autore di Piccolo è bello, delineava quante potenzialità ci fossero nell’adozione di tecnologie umane, decentralizzate e appropriate.
 
Per crescere, l’unica possibilità è differenziare e redistribuire, basarsi sull’inesauribile risorsa della creatività umana «perché le opportunità non siano contraddittorie nell’epoca del benessere senza lavoro, della scienza senza umanità e della politica senza principi» sottolinea Gardner usando le parole di Gandhi. Il risultato di questa operazione complessa sarà un mercato al servizio dell’uomo in sostituzione di quello attuale, di cui l’uomo è schiavo. Ma a quanto pare l’uomo è legato al limite dell’immaturità, e questo lo spiega con argomenti estremamente convincenti Aldo Masullo: «L’attuale crisi morale è imputabile a una immaturità dell’io. Si diventa uomini solo tra uomini: non nasciamo tali, lo diventiamo nel rapporto con l’altro. Kant spiegava che illuminismo significa raggiungere la maggiore età, essere in condizione di giudicare il proprio e altrui comportamento sulla scorta di una ragione che può giudicare perché correttamente formatasi nella relazione».
 
Allora il cosiddetto male che (si) fa l’uomo è l’effetto di una non raggiunta maturità, esattamente come fanno i bambini che si comportano irresponsabilmente. «Il vero problema – conferma Masullo –  è proprio nell’assunzione di responsabilità tipica dell’età adulta, l’età della ragione, come diceva Sartre». Una umanità immatura popola quindi il mondo, non un orizzonte astratto ma il luogo dei rapporti e delle relazioni tra uomini. Con quale etica e quale morale, dunque, l’uomo può superare i propri limiti? «Etica e morale, intanto – spiega Masullo - sembra che abbiano la stessa origine e invece convogliano significati diversi: morale deriva dal latino e significa norma abitudinaria, e solo in un caso etica – dal greco ethos – ha lo stesso significato di morale. Nell’altro caso significa luogo dove si dimora, e prende un carattere che si può definire profetico: si riferisce a come dobbiamo essere in grado di pensare per potere arrivare a costruire il mondo che idealmente immaginiamo».

Anche informazione e comunicazione non coincidono, spiega il filosofo che identifica la prima con l’input limitato del dito che batte sul tasto del computer e la seconda con il concetto di informazione partecipata: «L’informazione corretta va pensata dentro un orizzonte in cui quella informazione deve circolare: ecco il passaggio alla comunicazione, ovvero la partecipazione al mondo dove possiamo riconoscere gli altri come noi stessi».