Per farla finita con la destra
di Stenio Solinas* - 22/05/2006
Destra, quanto l’ho detestata questa parola. Sinistra, la schifavo… rappresentava un mondo opposto e estraneo al mio, nei gusti, negli atteggiamenti, nel vestire, nei divertimenti […]…Come l’ho schifata la Sinistra… il bispensiero che ne era alla base, la neolingua che la contraddistingueva, sociologhese e politichese… fumeria d’oppio delle parole, ideologia ad alzo zero per distruggere qualsiasi diversità, qualsiasi accenno di stile, accento di bellezza…
Ma la Destra… me li ricordo i professori di destra… i più cretini, i più codini, persi dietro i sogni di gloria delle interrogazioni, del programma…. Mai letto nulla che fosse fuori dal programma… per i quali Manzoni era la Provvidenza, Leopardi l’infelicità e D’Annunzio il dilettante delle sensazioni…. Le loro giacche dai colori ridicoli, le cravatte, Dio, che cravatte… le scarpe con la para, la forfora…
Me li ricordo i genitori di destra… melassa retorica dell’impegno, dei sacrifici, dei buoni voti… Avrebbero tradito, svergognato, umiliato il figlio pur di non fargli avere un sette in condotta, foss’anche stato ingiusto, frutto puro e semplice di rappresaglia scolastica… Quei salottini piccoloborghesi dove regnavano le pattine… quei saloni liberaldemocristiancapitalisti con le biblioteche comprate a metraggio… sfilate di enciclopedie, di Classici dell’Universo, di storie illustrate della Seconda guerra mondiale… E ogni tanto un padre o una madre che apparivano, e si capiva che non sapevano nulla di nulla, di ciò che accadeva intorno a loro ignoravano tutto… e le lezioni di conformismo e “benedetti ragazzi”, e “la vita non è quella che pensate”, e “fatevi i fatti vostri”, e “non fatevi riconoscere, non fatevi prendere di mira”… Già morti ancor prima di essere nati…
[…] Proveniva da quelle famiglie, da quei padri, da quelle madri, da quei figli, da quelle figlie (poche, fra queste ultime, le chiavabili, e così corazzate nella loro verginità bigotta, che il tempo da perderci non valeva la fatica… c’era Antonella, che arrossiva mentre lo faceva, le piaceva ma si vergognava, il sesso come peccato… ha sposato un tabaccaio) l’odore acre dell’Italia media, il lavoro per il lavoro, lo studio, e “quando ti sposi”, e “quando metti la testa a partito”… Mai un briciolo di grandezza, mai una scintilla di follia, mai il piacere per le cose belle, sempre per le cose “comode”, lo svaccamento in casa nei giorni festivi, il lavaggio della macchina, lui in tuta, lei anche, con in più le pantofole… il mediocre limbo dei borghesi che pensano che questo sia il paradiso.
La Destra in Italia è stata questo, il concentrato del conformismo e del quieto vivere, il familismo che vede lo Stato come un nemico, lo teme, ma non lo rispetta, forcaiola perché paurosa, sempre all’erta nel timore che le si porti via qualcosa. […] La difesa pura e semplice di ciò che si era conquistato, il no a qualsiasi mutamento, lo schierarsi a protezione di quella classe media protagonista del boom e dal boom miracolata, la famiglia nucleo fondante, il pater familias autorità indiscussa, la madre casalinga, delegata al “regno domestico”, i figli “ragazzi studiosi, senza grilli per il capo”… Una destra senza passato e senza futuro.
* è giornalista e scrittore, già vicino a quel movimento intellettuale detto Nuova Destra italiana. Ha scritto, tra l'altro: Prezzolini. Un testimone scomodo, C’eravamo tanto a(r)mati, Mostri degli anni Ottanta, Compagni di solitudine. Il brano che segue è tratto dal suo pamphlet: “Per farla finita con la destra”, Ponte alle Grazie, Milano 1997.
a cura di Adriano Scianca